Alla Conferenza mondiale sul Clima di Parigi si punta sulle energie rinnovabili

RISORSE-AMBIENTE/Non solo “pulite” ma anche competitive per il mercato possono rivoluzionare il modello energetico dei grandi produttori mondiali

Proseguono serrati, anche se nascosti dal rumore mediatico prodotto da importanti fatti di terrorismo, i negoziati alla Conferenza mondiale sul Clima in corso a Parigi. Ancora molti i nodi da sciogliere sul contenuto tecnico ma dal punto di vista politico e degli intenti espressi, qualcosa comincia a muoversi.

La COP21, vale la pena ricordarlo, è il culmine di un processo di negoziazione lanciato a Durban, in Sud Africa, nel 2011. Il suo obiettivo principale è ratificare un nuovo accordo internazionale sul clima che entrerà in vigore nel 2020, anno di scadenza del Protocollo di Kyoto.

Il ministro degli esteri francese, nonché presidente della conferenza Laurent Fabius, ha chiesto che a breve i negoziati politici lascino il campo alle scelte, alle prese di posizione nette e che si giunga alla sottoscrizione di un accordo. Un punto che sembrerebbe trovare consenso comune è l’impegno a limitare il riscaldamento globale a un massimo di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali. Un principio condiviso da tutti, ma impegnativo da realizzare tra economie così diverse.

Per l’Italia, presente con il Ministro dell’Ambiente Galletti, si tratta di un accordo molto ambizioso e eppure alla nostra portata.

Un ruolo fondamentale nel controllo dell’aumento della temperatura globale è unanimemente riconosciuto alle rinnovabili, il cui ritmo di crescita in Italia, Europa ma anche nei paesi di più recente industrializzazione è stato davvero notevole in questi anni. I principali paesi installatori nel 2014 sono stati la Cina, leader di mercato con oltre 12,9 GW di potenza nel solo 2014, seguita dal Giappone con quasi 7 GW e dagli Stati Uniti con 4,5 GW. Seguono la Germania con circa 3,3 GW e l’India con 2,7 GW installati. (Fonte: dati elaborati dal Politecnico di Milano, Energy & Strategy Group).

Ciò, al di là degli obbiettivi di politica ambientale, si è verificato grazie al forte calo del costo di energia solare ed eolica. I prezzi dei moduli fotovoltaici, per esempio, sono drasticamente diminuiti negli ultimi dieci anni (un calo calcolato attorno al 70-75%).

La tecnologia in questo settore sta compiendo passi da gigante e la possibilità che l’energia prodotta da queste fonti sia “stoccata” non è più un’ipotesi di scuola ma una possibilità oggi studiata e perfezionata nei centri di ricerca. Risulta quindi sempre più economicamente attraente un modello produttivo basato su un ampio utilizzo di energia da fonte rinnovabile. Ciò, ovviamente, dovrà essere collegato ad un serio programma di investimenti da parte dei singoli Stati: anche su questo, ovvero di trasferimenti finanziari verso i paesi in via di sviluppo, si sta tentando di trovare un accordo a Parigi.

BrindisiOggi

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*