Alla scoperta di un libro coinvolgente e faticoso: “Sembrava una felicità”

NEL LIBROSO MONDO DI FRANCESCA (RUBRICA)- Che libro faticoso… coinvolgente e faticoso.

Uno stream of consciousness rivisitato dal punto di vista femminile, i pensieri vengono quasi “vomitati” convulsamente sul foglio ma l’autrice non è completamente “libera” così da poter anche derogare alla punteggiatura così… quasi per mitigare la propria irruenza per la quale si sente colpevole… si concede corsivi, al massimo, ma la punteggiatura rimane: non si può essere totalmente indulgenti con se stesse! Si sente in colpa come moglie, come madre, come lavoratrice. Un viaggio forsennato… mentre però quello dello Ulysses – di Joyciana memoria- era dentro di sé, alla scoperta dei propri limiti, del proprio io, nel tentativo di possedersi… qui il viaggio è un disperato tentativo di perdersi, di fuggire da sé, di reinventarsi e scoprirsi nuova. Periodi rocamboleschi si inseguono e danno le vertigini.

Ho fatto fatica a leggerlo… perché ti sbatte in faccia un sacco di quei pensieri che spesso noi donne nascondiamo sotto il tappeto. Questo libro parla di attenzione, di quell’attenzione verso chi abbiamo accanto ogni giorno della nostra vita e che spesso non ne beneficia… di quell’attenzione che troppo di frequente dimentichiamo, della cura indispensabile in un rapporto d’amore… dell’impegno che richiede, costante… E non si tratta dell’abitudine: l’abitudine è rassicurante, confortante, incoraggiante. Si tratta dell’abituarsi. L’abitudine è oggettiva e contingente, l’abituarsi è soggettivo e persistente. E logora. E lacera. Perché spesso accade che dimentichiamo la magia dell’amore fagocitati dalla quotidianità, che smarriamo la luce degli occhi di chi amiamo e ce ne ricordiamo disperatamente solo quando la metà del mondo che abbiamo accantonato ci urla contro il suo senso di abbandono e ci riporta alla realtà… Questo romanzo parla dell’attenzione che serve per non perdersi dietro alle “cose” di ogni giorno… dell’attenzione fondamentale per ricordarsi che a volte bisogna dimenticare di dare un nome alle “cose”, appunto, e semplicemente abbandonarsi al flusso dell’esistente senza affannarsi ad acciuffarlo…

Francesca Goduto

RECENSIONE: SEMBRAVA UNA FELICITÀ

AUTORE: JENNY OFFIL

EDITORE: NNE

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