Blue Whale a Latiano, gli psicologi: “Pericoli della rete, serve prevenzione”

LATIANO – Caso Blue Whale, gli psicologi pugliesi: “Estrema conseguenza dei pericoli della Rete”. E’ il commento del presidente dell’ordine degli psicologi della Puglia dopo l’episodio di Latiano.

“Il Blue Whale è l’epitome dei giochi virtuali che incantano e ingabbiano i nostri ragazzi in una realtà fittizia e distorta, perfetta metafora delle relazioni degli adolescenti sui social. Non può e non deve essere bollato semplicemente come un gioco di istigazione al suicidio, ma va inquadrato come l’estremizzazione dell’allarmante e fin troppo sottovalutata esposizione dei giovani sui social”. Lo afferma il presidente dell’Ordine degli Psicologi di Puglia Antonio Di Gioia in riferimento al caso che si è verificato a Latiano.

Qualche giorno fa a Latiano, nel piccolo centro della provincia di Brindisi, una ragazza 20enne è stata trovata in stato confusionale con dei tagli sulle braccia. I medici dell’ospedale hanno diagnosticato “postumi di lesioni autoinflitte”. Dalle indagini è emerso che si tratterebbe di un caso di “Blue Whale”, la “sfida della balena blu”. Un ragazzo di Latiano di 24anni è stato denunciato per favoreggiamento personale nei confronti di soggetti da identificare responsabili di “istigazione al suicidio”.

La ragazza, originaria di Gorizia, si trovava a Latiano da circa una settimana. Lei stessa ha dichiarato ai carabinieri di essere stata invitata in Puglia dal 24enne. Il ragazzo ha ospitato la giovane fiulana in un B&B del luogo. La ragazza ha rappresentato ai militari dell’Arma che da qualche giorno stava partecipando al “social media game” “blue whale challenge” e ha raccontato delle regole che regolamentano il “gioco”, e che ogni gesto che compie lo pubblica su facebook mediante una chat dedicata.

In sostanza – dal racconto fornito ai militari – la ragazza col gesto autolesionista praticato avrebbe attuato una delle regole e precisamente la “numero 3” che prevede dei tagli sul braccio, anche se non è riuscita a pubblicare le foto sulla piattaforma facebook e le ha inviate a mezzo WhatsApp ad sua amica definita “compagna di vita”.

“Ma sapete quanti giovani entrano in uno stato di depressione per il solo fatto di non ricevere sufficienti like alle foto postate sui social? E quanti di questi finiscono poi per togliersi la vita? Ma è tanto diverso dal Blue Whale?”, chiede, provocatoriamente, Di Gioia.

“La verità è che tutti abbiamo sottovalutato i pericoli della Rete e della sovraesposizione dei più giovani, specie dei ragazzi più fragili, facili bersagli in un contesto slegato da riferimenti reali e concreti. Mai come in questo momento ritengo che il miglior approccio possibile sia dato dalla prevenzione, attraverso percorsi incentrati sulle relazioni socio-affettive rivolti ai gio-vanissimi soprattutto in ambito scolastico. Nonché spazi dedicati agli adulti per aiutarli a gestire le relazioni con gli adolescenti in un contesto in continua evoluzione e mutamento, in cui è necessario fornire punti di riferimento stabili e individuare i limiti che impediscano di confondere il reale con il virtuale”.

Per Di Gioia la prevenzione è fondamentale “È importante intervenire non solo quando ci si trova di fronte ad un episodio conclamato, ma rivolgersi a chi può fornire un aiuto specialistico, fornendo al proprio figlio il supporto necessario per evitare che finisca nelle grinfie di soggetti spregiudicati in grado di manipolare le menti più deboli”. “Non abbiate paura di chiedere aiuto”, conclude Di Gioia, rivolgendosi soprattutto ai genitori, “farete qualcosa di importante per loro”.

Mar.De.Mi.

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