Comuni in odor di mafia, Cascione contro Alfano: «Sono deluso: Roma e Cellino, due pesi e due misure»

CELLINO SAN MARCO – È a metà tra uno sfogo e un attacco, quello di Francesco Cascione, ex sindaco di Cellino San Marco, il cui consiglio comunale è stato sciolto mesi addietro per infiltrazioni mafiose. Cascione, alla luce di quanto sta accadendo a Roma e ascoltate le parole del ministro dell’interno, Angelino Alfano, in merito al possibile scioglimento del consiglio comunale della capitale, ha riservato parole molto dure al ministro, reo, stando al ragionamento dell’ex primo cittadino, di usare due pesi e due misure per valutare le situazioni di Cellino e di Roma. «Sono profondamente deluso dal ministro Alfano – spiega Cascione – Le parole di un rappresentante delle istituzioni dovrebbero essere garanzia di equità per i cittadini di tutta la Nazione. Invece, stando a quanto sta succedendo a Roma, è sotto gli occhi di tutti che Cellino, forse perché è un piccolo e povero paese del sud, ha subito un trattamento spropositato rispetto ai fatti che stanno macchiando la reputazione della Capitale». Cascione, quindi, ricorda i motivi che portarono allo scioglimento del consiglio comunale da lui presieduto.

«Fui io a rivolgermi al prefetto, Nicola Prete, a seguito dei numerosi attentati che io e chi mi era politicamente vicino abbiamo subito: hanno incendiato la mia villa al mare; la mia casa a Cellino; hanno danneggiato l’edicola votiva di mio padre; hanno incendiato l’automobile del mio assessore alle attività produttive; hanno picchiato selvaggiamente il mio coordinatore politico. Nessun colpevole. Se avessi avuto anche un a vaga idea dei possibili responsabili, lo avrei comunicato a chi di dovere immediatamente. Invece, qui, tutto tace. A Brindisi, l’autore del rogo dell’auto del sindaco è stato consegnato alla giustizia a tempo di record. A Roma, con quello che sta venendo a galla dalle intercettazioni e dall’ordinanza di custodia cautelare, c’è del marcio ma il ministro dice che sciogliere per infiltrazioni mafiose il consiglio comunale capitolino sarebbe lesivo dell’immagine di una Capitale europea. Cosa si deve fare, allora perché si prenda qualche decisione forte, per rispondere alla criminalità?».

Non ci sta Cascione e sfoga la sua rabbia per quanto accaduto a lui e al suo paese rimettendo insieme i pezzi della vicenda. «Il consiglio comunale di Cellino San Marco, paese noto in tutto il mondo per quanto di bello e grande abbiamo, è stato sciolto per circa 200 esposti anonimi che denunciavano l’elargizione di contributi comunali a pregiudicati. Nulla di più falso! I contribuiti in questione, circa 400, erano riservati a persone indigenti e sono stati assegnati nel rispetto delle regoli e dei pareri previsti: se su 400 indigenti ci sono anche una decina di pregiudicati, non vedo cosa possa farci il sindaco! Quanto scritto sulla relazione della commissione che poi ha decretato lo scioglimento del consiglio ci sono scritti dei fatti che non corrispondono assolutamente a verità: questa circostanza mi fa pensare che il ministro Alfano non abbia neanche letto la relazione ma che si sia limitato a firmare».

I motivi di tanta presunta superficialità sono da ricercare, secondo Cascione, ancora nell’ambiente politico locale e non. «Probabilmente, ho pestato i piedi a qualcuno, non si può spiegare in altro modo quello che è capitato a Cellino, dove io e i miei amministartori abbiamo la fedina penale immacolata, mentre in realtà a noi vicine, tipo Squinzano o anche Brindisi, gravi inchieste scuotono le città senza che nessuno faccia niente».

Maurizio Distante

2 Commenti

  1. Nello sperare che quanto prima il comune di Roma venga sciolto per mafia, il vero problema non è che con Cellino si siano adottati due pesi e due misure, ma bensì il problema è lo scandalo dell’esistenza di tanti piccoli comuni che dovrebbero scomparire come amministrazioni singole ed essere accorpati in comuni di almeno 30.000 abitanti.Si risparmierebbero tantissimi soldi, si eliminerebbe tanto parassitismo amministrativo e ruberie circostanti, e si controllerebbe meglio chi e come amministra.Il primo che sgarra, tutti a casa e 10 anni di commissariamento.Poi si vede.

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