Dormitorio, hanno un lavoro e uno stipendio ma nessuno affitta loro la casa: “Non vogliamo stranieri”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Sono trentasette le persone ufficialmente escluse da quell’elenco di nomi autorizzati a restare nel dormitorio di via Provinciale per San Vito a Brindisi. Questo sulla carta, ma tutti sanno che nella realtà le persone che non hanno fatto più ritorno nella struttura, da lunedì vigilata dalla Brindisi Multiservizi, sono molte di più, almeno un centinaio. Si consuma nel silenzio il dramma di questi migranti che rischiano di non avere più un tetto sulla testa o una destinazione verso la quale andare. E pensare che molti di loro hanno un lavoro regolare e i permessi di soggiorno. Martedì scorso, quando il comandante della Polizia Locale di Brindisi, Antonio Orefice, si è recato nel dormitorio per comunicare la decisione del Comune,  per molti di loro è stata una doccia fredda. Kaeone è una di queste trentasette persone, ha 33 anni, viene dalla Costa D’Avorio e lavora per una azienda agricola a Tuturano già da tre anni. Il giovane  ha un regolare contratto di lavoro e un regolare permesso di soggiorno. Kaeone ascolta in silenzio la lettura di quell’elenco che per lui suona come una sentenza ed esplode, come un fiume in piena, quando si accorge che il suo nome non è tra quelli, si dispera e urla dicendo di non avere un’alternativa, perché un’alternativa a lui non è stata mai data anche quando l’ha cercata. “Ho provato tante volte a cercare casa e tante volte mi hanno sbattuto la porta in faccia  -racconta- O l’affitto è troppo alto o mi dicono che sono nero e non mi vogliono. L’ultima volta mi hanno chiesto 1500 euro per una casa, anche a pagare in tre persone, sono sempre tanti soldi e poi devi dare l’anticipo di tre mesi. Nessuno vuole restare nel dormitorio, ci mancherebbe, ma ora io non so proprio dove andare”. Oltre il danno anche la beffa, perché Kaeone ora rischia anche di perdere il lavoro se non si presenta regolarmente in servizio. Ma quello di Kaeone è un problema comune a tutti i cittadini stranieri sul nostro territorio: hanno la possibilità di pagare un affitto ma nessuno vuol dare loro una casa.

“Le case da prendere in affitto ci sono -racconta Drissa, presidente della Comunità Africana- il problema è che non vogliono gli stranieri. Ogni volta che trovano una casa in affitto e chiamano e dicono che sono migranti nessuno vuole più affittare. Il Comune qualche tempo fa mi ha chiesto di fare una sorta di censimento tra tutti i ragazzi del dormitorio, di scrivere un elenco di chi era in regola, aveva un lavoro e voleva prendere in affitto una casa. Abbiamo raccolto 47 nomi. Ho consegnato la lista ma poi non mi hanno fatto sapere più nulla”. Eppure vi sono zone della città di Brindisi, soprattutto in via Bastioni, nel cuore del centro storico, dove esistono intere comunità di stranieri che abitano regolarmente in appartamenti. Il più delle volte si tratta di famiglie ma secondo Drissa si tratta di persone che sono nella nostra città già da tempo. “Una mia amica, Awa ,una giovane senegalese -dice- sta cercando una abitazione in affitto con la cugina. Non si tratta di essere maschio o femmina o famiglie, si tratta di essere straniero”.

A volte potrebbe bastare anche un garante, Drissa, qualche tempo addietro, ha fatto una proposta all’Anpi, al Forum per cambiare l’ordine delle cose e  a Casa Betannia ossia  di costituirsi come garante insieme alla Comunità Africana, con l’impegno di tenere sottocontrollo le case che i ragazzi avranno in affitto. “ Potremmo essere noi quelli vanno a controllare le case, dire loro come si devono comportare, come rispettare l’ambiente, i mobili che si trovano all’interno. In modo che nessuno si trovi in difficoltà. Lo abbiamo proposto ai datori di lavoro, alla città, ma nessuno ha risposto. Ci sono tante case da affittare, ma preferiscono tenerle chiuse”.

La conferma arriva anche dalle agenzie immobiliari che cercano di fare da intermediari. Facendo un giro tra gli agenti ci dicono che le richieste ci sono, le domande compenserebbero le offerte se non fosse per un piccolo particolare. Ogni locatore chiede espressamente di non considerare le richieste da parte di stranieri nonostante le garanzie che possano offrire.

Accade così che la gente disperata, senza un tetto sulla testa ma con un lavoro da mantenere, finisca nel dormitorio. Nell’arco degli anni questa situazione si è incancrenita ed è per questo che ora la struttura è al collasso.

“Io non condivido l’idea di generalizzazione, ci sono persone che hanno davvero bisogno, non hanno lavoro, e non hanno un tetto e ci sono persone che vivono qui da otto anni in questo dormitorio e vogliono una casa, hanno un lavoro regolare, un datore di lavoro fisso. Non dobbiamo permettere a nessuno di approfittare, chi è già qui da tanto tempo è giusto che vada a trovarsi una casa fuori, noi abbiamo chiesto anche se tra i beni del Comune c’è qualcosa da dare in affitto a questi ragazzi -dice ancora Drissa- Le persone che abitano nelle case in affitto ci stanno già da diversi anni, la gente affitta le case distrutte e malandate che poi i ragazzi mettono a posto a loro spese, le ristrutturano per poterci vivere dignitosamente. Sono case per le quali i ragazzi pagano circa 500 euro al mese. Poi c’è invece chi approfittae chiede il doppio e lancia affitti improponibili, come il caso di uno dei ragazzi esclusi che lavora, ha uno stipendio, un contratto e gli hanno proposto 1500 euro di affitto, ovviamente con tanto di caparra, tre mesi di anticipo, per un tre vani. Poi c’è addirittura chi sulla carta affitta ad un prezzo e poi si fa pagare il doppio”.

Una soluzione potrebbe arrivare dai datori di lavoro se fossero disponibili a dare una mano ai loro dipendenti nel trovare un alloggio, ma neppure questo accade.

“Mi fanno arrabbiare tantissimo i datori di lavoro, è vero che non sono obbligati a trovare casa ai loro lavoratori -dice, infine, Drissa- Ma tra umani, tu sai che una persona lavora con te da otto anni, conosci benissimo la sua condizione di vita al di fuori del servizio, perché non dai una mano a trovare una casa che lo aiuti a vivere dignitosamente. Ma così non è, allora, a questo punto, sarà la città a prendersi la responsabilità di questa gente che rimarrà per strada”.

Pezzuto Lucia per Il7Magazine

2 Commenti

  1. Mio figlio sta x partire a Bologna potreste contattare il suo datore di lavoro x trovargli un appartamento? Visto che al nord se non sei in possesso di un contratto a tempo indeterminato nessuno ti affitta una casa.

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