Edipower, A2A scrive ai dipendenti: “In arrivo ammortizzatori sociali”

BRINDISI- Riduzione dei costi, incentivi per la mobilità  e ammortizzatori sociali. Questo il futuro dei lavoratori della centrale Edipower di Brindisi. L’azienda proprietaria di Brindisi Nord  ha inviato una comunicazione ai suoi dipendenti dove annuncia le conclusioni di un incontro che si è tenuto tra i rappresentanti di A2A le Segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali (FLAEI – FEMCA Cisl, FILCTEM Cgil, UILTEC Uil).  

Nel corso dell’incontro sono state illustrate le linee di sviluppo industriale e finanziario previste nel Piano Industriale 2013–15, questo prevede investimenti di sviluppo e di mantenimento per circa 1,2 miliardi di euro e azioni volte a garantire la sostenibilità finanziaria di tali interventi, pur in un contesto di recessione economica e di profonda crisi dei settori industriali in cui il Gruppo opera. Ma non per Brindisi, o per centrali come quella di Brindisi.

“La sostenibilità degli investimenti previsti è strettamente legata alla capacità del Gruppo di generare risorse per il loro autofinanziamento- scrive A2A nella comunicazione-Nel piano illustrato alle Segreterie Nazionali sono previste riduzioni di costi operativi, rispetto alla loro dinamica  tendenziale, pari a circa 70 milioni di euro a regime nel 2015. La parte principale di tale contrazione riguarda risparmi nell’acquisto di beni e servizi da terzi fornitori, anche mediante riorganizzazione di processi operativi interni. Per la parte rimanente sono previsti interventi volti a contenere la dinamica del costo del lavoro mediante: a) un contenimento dello ore di straordinario; b) incentivi alla mobilità; c) il ricorso ad idonei ammortizzatori sociali in alcuni siti termoelettrici dove il livello di utilizzo degli impianti ha ormai raggiunto livelli inferiori al 25%. La volontà dell’azienda è quella di arrivare ad identificare, di comune accordo con i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, modalità gestionali che consentano di ridurre al minimo l’impatto sociale di tali iniziative.”.

 L’impianto di Brindisi rientra proprio in quei siti termoelettrici che  non raggiungono livelli di utilizzo superiori al 25 per cento, al momento non è in marcia nessun gruppo. I Cobas lanciano l’allarme e proclamano lo stato di agitazione dei dipendenti, ma chiedono anche un intervento tempestivo del Comune di Brindisi con la chiusura della centrale. “Chiediamo a questo punto- afferma Bobo Aprile, segretario provinciale Cobas- che l’Amministrazione  Comunale prenda la decisione di chiudere la Centrale di Costa  Morena  convochi l’Enel per chiedere  il trasferimento del personale . Chiediamo che si realizzi al più presto un fronte sociale  a  sostegno  della richiesta di  un confronto immediato con il Governo   , per  avviare  in tutta la zona  industriale le bonifiche necessarie al recupero di vaste aree . Bonifiche che da decenni sono rimaste solo sulla carta addirittura  con il risultato che soldi versati da qualche industria a sostegno  del  piano delle bonifiche”

Lu.Po.

4 Commenti

  1. Giusto. L’ ambientalismo “a gettoni” esercitato da tanti fasulli non porta che alla disinformazione più spinta. Serve il dialogo, perchè ad un padre di famiglia che lavora nell’ industria non gli si deve negare di portare il pane a casa. Ricordiamoci chi ha tirato il carro a Brindisi finora. La nostra economia si basa sull’ industria, perciò occorre dialogare perchè questa continui a esistere

  2. Anche per le scelte degli enti locali pagano i lavoratori per non parlare dei movimenti ambientalisti. L’Edipower ha già scelto per Brindisi ed è disposta ad investire ora sta agli enti locali ed agli ambientalisti mettersi una mano sulla coscienza e di fare un passo indietro oggi dove tutta l’economia è in declino e la disoccupazione ha raggiunto livelli record.

    • L’unica speranza del territorio è che gli Enti Locali prendano coscienza che a Brindisi è indispensabile salvaguardare l’occupazione esistente.
      L’industria in crisi chiude da sola e i lavoratori vanno a casa, quella non in crisi la lasciamo alle mercè del populismo ambientalista.
      Risultato: niente lavoro, niente famiglia e niente futuro.

  3. Poveri lavoratori, sempre e solo loro a pagare le scellerate scelte aziendali. Spero in tanti si ricordino che questi dipendenti hanno tutti mogli e figli da mantenere..

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