Funghi tossici: dall’inizio di ottobre 15 casi d’intossicazione in provincia

BRINDISI – Dall’inizio di ottobre si sono verificati ben 15 casi di intossicazioni legate al consumo di funghi epigei spontanei, raccolti in occasione di scampagnate nei boschi e consumati in assenza di qualunque tipo di precauzione: prima fra tutte l’esame del raccolto da parte di un esperto micologo. Al fianco dei casi che hanno popolato la cronaca devono registrarsi anche i ripetuti interventi da parte degli organi di controllo, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza di Fasano e Centro di Controllo Micologico Asl, che hanno portato al sequestro di quantitativi importanti di funghi spontanei, anche tossici, illecitamente introdotti sui mercati da parte di raccoglitori e venditori abusivi o anche raccolti da privati cittadini, trovati nei boschi, privi del permesso di raccolta obbligatorio. Analizzando la casistica degli episodi sopra esposti, colpisce una caratteristica comune a tutti i casi, ovvero il consumo indiscriminato di specie fungine identificate genericamente come funghi “amarieddi” o “ordinari”, definizioni che riuniscono, in realtà, tipologie di funghi a spiccata tossicità, in particolare di tipo gastroenterico.

«Tra gli “amarieddi” – spiega Liborio Rainò, responsabile medico del Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione dell’Asl – la tradizione salentina predilige i cosiddetti “funghi di mucchio” tipici simbionti del cisto di macchia mediterranea che pur tuttavia presentano tossine gastroenteriche in parte distrutte dalla cottura prolungata: il raccoglitore occasionale che incappa in un’intossicazione, non possedendo alcun tipo di formazione specifica, si attiene esclusivamente al “sentito dire” o ad alcune “conoscenze” acquisite in ambito familiare. In tal modo accade che anziché il classico “amarieddu” o “fungo di mucchio” si raccolgano altri funghi del genere Lactarius che, pur “ricordando” i primi, tuttavia posseggono un corredo quali-quantitativo di tossine ben più pericoloso. Parimenti, l’illusione di raccogliere funghi “ordinari” conduce alla raccolta del ben più pericoloso e, a un occhio inesperto, somigliante Entoloma lividum, causa di una delle più gravi intossicazioni gastroenteriche che, se con prognosi finale favorevole per soggetti già in buona salute, può complicarsi anche gravemente per organismi sensibili o debilitati come anziani, bambini, donne in gravidanza».

L’unico mezzo di prevenzione di questi incidenti, proseguono i micologi dell’Asl, è dato dalla conoscenza che si acquisisce nei corsi di formazione necessari per ottenere il permesso di raccolta regionale, obbligatorio, per raccogliere in Puglia, e in cui si acquisiscono le nozioni utili a un necessario orientamento tra specie commestibili e specie tossiche o velenose. Un altro passaggio fondamentale è costituito dal fare esaminare, prima del consumo, il proprio raccolto da un esperto micologo del Centro di Controllo Micologico Asl che certifica i funghi in modo assolutamente gratuito. Da non trascurare, infine, che l’acquisto dei funghi presso raccoglitori professionali o altri esercenti deve sempre avvenire alla presenza del certificato di commestibilità rilasciato dai micologi della Asl. «Ricapitolando – conclude Rainò – consumare solo funghi spontanei certificati dal micologo, in buono stato di conservazione; sottoporre i funghi a cottura prolungata di almeno 25-30 minuti in umido, poiché scarsamente digeribili; assumerne modeste quantità e non in pasti ripetuti e frequenti; consumare funghi epigei spontanei solo se si è in buona salute; non affidarsi alle credenze popolari; frequentare corsi di formazione in micologia di base per raccoglitori organizzati dai Comuni o dalle associazioni micologiche».

BrindisiOggi

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*