Gli scarichi hanno inquinato Torre Guaceto, lo dicono le analisi, Milani: «Fare in fretta»

CAROVIGNO – Depuratore sì o depuratore no? Il Tar ha rimandato al 19 novembre prossimo la decisione sull’impianto di depurazione delle acque di Carovigno autorizzato dalla Regione Puglia a scaricare i liquami nel canale Reale che, a sua volta, sfocia all’interno dell’area a protezione integrale della riserva marina di Torre Guaceto, quella in cui vige il divieto di balneazione per non alterare l’ecosistema in cui flora e fauna protetta vivono e si riproducono. Il consorzio di gestione della riserva naturale ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per opporsi alla decisione della Regione Puglia che autorizzava lo scarico del depuratore di Carovigno, che raccoglie le acque di San Vito dei Normanni e di San Michele Salentino, nel canale Reale; i giudici hanno preso tempo fino al prossimo 19 novembre per prendere una decisione in merito.

scarico torre guaceto cartellotorre-guaceto-scarichi«Il 27 ottobre – spiega Mariella Milani, presidente del consorzio – ci sarà un tavolo tecnico a Bari in cui verranno vagliate le soluzioni alternative allo scarico da noi fortemente contestato. Credo che la decisione del Tar di aspettare sia legata ai risultati che la riunione delle Regione produrrà». In soldoni, se da Bari verranno fuori delle alternative convincenti che tutelino uno dei tratti di costa più belli e importanti, da molti punti di vista, d’Italia, le cose potrebbero andare in un verso, altrimenti si potrebbe procedere col blocco dell’impianto. «La soluzione che da sempre riteniamo essere la migliore – prosegue il presidente – è quella che prevede la condotta sottomarina. Tra l’altro, questo sistema era previsto dal piano della salvaguardia delle coste ma, a causa della burocrazia e della mancanza di volontà nel prendere le decisioni, non è stato mai implementato».

Le alternative che dovrebbero essere presentate al posto del metodo attuale dovrebbero avere i requisiti di celerità di attuazione. «Da quanto ci hanno fatto sapere dalla Regione – ragiona la giornalista – si dovrebbero individuare delle zone nel territorio in cui realizzare delle vasche per raccogliere le acque del depuratore ed evitare lo scarico nel canale Reale. Se la cosa dovesse andare in porto, ben venga questa soluzione: uno dei quesiti da porre ai proponenti, però, riguarda le tempistiche. Se c’è la garanzia di chiudere tutto in pochi mesi, va anche bene. I dubbi non possono non sorgere: quanto tempo ci vuole per individuare i terreni, espropriarli, realizzare le vasche e mettere tutto in funzione? Abbiamo bisogno di date certe, così come il Tar, per conto suo, ha fissato nel 19 novembre una sorta di ultimatum oltre il quale non si può andare». La richiesta di celerità del presidente Milani non è dettata da un capriccio: secondo i risultati delle analisi dell’acqua fatte eseguire dal consorzio nell’area a protezione integrale, quella dove sfocia il canale Reale, la situazione non sarebbe buona.

«Dai nostri rilievi risulta che il tratto di mare interessato mostra chiare alterazioni delle caratteristiche chimiche e biologiche. I valori dei batteri fecali riscontrati superano di 20 volte i limiti imposti dalla legge. Se non si prende una decisione che muti lo stato delle cose in fretta, questo dato potrebbe diventare irreversibile, con un danno incalcolabile per l’ambiente». Per il presidente Milani, però, l’aspetto ambientale, pur rimanendo in cima alle priorità, non è l’unico preoccupante. «Siamo stati scelti per Expo 2015, le cartoline che stiamo inviando in questi giorni da Torre Guaceto non sono delle migliori. Cosa faremo vedere a Milano: la schiuma? I depuratori che scaricano nelle falde? La Regione e l’Aqp dovrebbero dare delle risposte, in merito».

Maurizio Distante

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