Il Covid non ferma le nascite: a Francavilla 100 parti in più e in tre anni dimezzati i cesarei

FRANCAVILLA FONTANA – (da Il7 Magazine) La pandemia non ferma le nascita, tutt’altro. In alcuni ospedale il numero dei parti è aumentato notevolmente. Al reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Francavilla Fontana nel 2020 sono stati registrati 100 parti in più rispetto all’anno precedente. Proprio così, nel nido del Camberlingo sono passati 100 neonati in più. Si è passati da 803 parti nel 2019  a 900 nel 2020. Un dato importante se si pensa al calo delle nascite in Italia.

Le partorienti si sono trovate davanti alla paura del ricovero in ospedale dove i casi di Covid aumentavano sempre più anche in queste parti del Paese, e poi il timore di dover far nascere il proprio figlio da solo, senza l’altro partner, affidandosi completamente allo staff sanitario. Le donne anche dopo il parto sono sole con il neonato. In questo periodo un grande ruolo lo ha avuto il personale sanitario, che ha dovuto  non solo offrire le proprie prestazioni per la cura fisica, ma anche psicologica, di supporto e di vicinanza alle pazienti. A Francavilla Fontana per evitare i contagi Covid gli ambulatori sono stati spostati dal reparto, da quando infatti è stato assunto questo provvedimento il virus non è più apparso nelle corsie dell’Ostetricia.

Ma la buona notizia non è solo l’aumento delle nascita, nel 2020 infatti c’è stata anche la diminuzione dei parti cesarei e il consequenziale aumento dei parti spontanei. Si registra infatti un calo di quasi la metà negli ultimi tre anni: nel 2017 i cesarei sono stati il 43 per cento del totale dei parti, mentre nel 2020 si è raggiunto il 27 per cento. L’obiettivo negli ultimi anni è quello incentivare con metodi e strutture adeguate il parto naturale che si presenta meno rischioso rispetto al cesareo. Basti pensare che le mamme che partoriscono spontaneamente dopo due ore sono già in piedi ed hanno ripreso tutte le funzioni, mentre con il cesareo la ripresa è molto più lenta.

 “Siamo riusciti in tre anni a ridurre notevolmente i parti cesareo – spiega Massimo Stomati, primario di Ginecologia e Ostetricia del Camberlingo – è un obiettivo che ci siamo prefissati da tempo e nel nostro ospedale ricorriamo solo in casi del tutto necessari ed estremi a questa pratica. Il cesareo è indubbiamente più rischioso, d’altronde la natura prevede che i bambini nascano dalla vagina, non c’è un canale per la nascita dalla pancia”.

Negli ultimi venti anni la frequenza del parto cesareo è molto aumentata in Italia: si è passati dal 11, 2 per cento nel 1980 a 33,2 per cento nel 2000. I valori più alti si registrano nel meridione. Il dato italiano risulta molto più elevato rispetto a quello degli altri paesi europei (21,5% in Inghilterra e Galles, 17,8% in Spagna, 15,9%in Francia). L’Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda  che sia applicato il parto cesareo in una percentuale che va dal 10-15 per cento. “Per raggiungere maggiori livelli – aggiunge Stomati – è necessario adeguare le strutture ospedaliere e attivare la partoanalgesia che nei nostri ospedali ancora è assente. La mancanza di questa pratica indubbiamente incide e disincentiva le donna a scegliere il parto spontaneo. La cosa importante è che però negli ultimi anni nella nostra struttura  c’è una maggiore preparazione e buona pratica clinica con un migliore lavoro d’equipe, e dall’altra parte c’è anche una presa di coscienza della popolazione dove le donne scelgono dove partorire”.

Negli ospedali del Brindisino non è però ancora possibile praticare il parto spontaneo nel caso in cui il primo sia stato cesareo. Le strutture sanitarie non sono ancora attrezzate per questo, quindi chi fa il primo parto cesareo dove continuare anche nei successivi. Ovviamente con i dovuti rischi.

Le linee guida nazionali hanno previsto che i medici che praticano maggiori parti cesarei sono penalizzati nei parametri di performance. Quindi smentita la leggenda metropolitana che racconta un maggiore introito economico per i ginecologi che si affidano all’intervento chirurgico per far nascere un bambino. “Nel nostro ospedale – dice primario – adottiamo il cesareo solo nei casi assolutamente necessari, altrimenti utilizziamo tutte le tecniche per privilegiare il parto naturale. Proprio oggi siamo riusciti a far partorire spontaneamente una donna che per la sua situazione anatomica, con bacino molto piccolo, sarebbe stata confacente con un cesareo. Ed invece l’abbiamo aiutata tutta la notte attraverso alcune attività che hanno favorito il travaglio e l’espulsione. La partoriente è stata aiutata con l’utilizzo della posizione libera al travaglio del parto, con la palla utilizzata nel pilates, con la doccia e l’utilizzo della sedia con la liana. Sicuramente il travaglio è durato un po’ di più ma è riuscito. Dopo il parto la signora stava benissimo con il bambino tra le braccia”.

Lucia Portolano

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