La storia di Hilary: impiegato per tre mesi, mai pagato e picchiato dai datori di lavori

BRINDISI-  (dal il7 Magazine) Impiegato per tre mesi, quasi dieci ore di lavoro al giorno senza mai percepire un centesimo e quando Hilary Itepu, 28 anni, nigeriano ha provato a chiedere ciò che gli spettava si è beccato un cacciavite sulle labbra e due mani al collo. Questa è la storia di uno di quei viaggi della speranza dove il lieto fine ancora non c’è.  Solo e senza un lavoro e senza un  soldo per mangiare Hilary non si perde d’animo e denunciando il suo ex datore di lavoro  si augura di avere giustizia. “Ho lasciato il mio paese, la Nigeria, perché c’è la guerra, sono fuggito dalla morte- racconta il giovane- sono arrivato in Calabria e poi ho raggiunto Brindisi”. Hilary Itepu ha un permesso di soggiorno assegnato a coloro che godono dello status di rifugiato.  Arrivando da un paese come la Nigeria, un paese dilaniato dalla guerra, con quasi tre milioni di sfollati, Hilary ha presentato domanda di riconoscimento di protezione internazionale che in prima battuta gli era stata negata e che grazie al suo avvocato, Marcello Biscosi, ha ottenuto facendo ricorso. Arrivato a Brindisi Hilary ha subito cercato di integrarsi, ha cercato un lavoro e in questi mesi si è impegnato nell’apprendere un mestiere.  La sua famiglia è rimasta in Nigeria ad eccezione di suo fratello che arrivato in Italia con lui è rimasto in Calabria. Hilary a settembre scorso ha trovato lavoro come aiuto carrozziere in un’autofficina alla zona industriale di Brindisi. “A me piace questo lavoro e cerco di imparare sempre di più- dice il giovane- si lavora tanto dalla mattina alla sera ma ne ho bisogno e non mi lamento”. Il ragazzo quindi comincia a lavorare in questa autocarrozzeria il 15 settembre scorso per circa nove ore e mezza al giorno. Dalle 8.30 alle 18.00 Hilary è tutti i giorni in officina a lavorare, mezz’ora per la pausa pranzo, ma come dice lui, non si lamenta per la fatica perchè è in buona compagnia, con lui ci sono altri colleghi di lavoro che lo prendono subito in simpatia. Trascorre il primo mese di lavoro e Hilary chiede al datore quando sarà pagato. “Lui non mi rispondeva, io avevo bisogno di quei soldi perché dovevo mangiare e mandarli a mia madre. Ma lui non  rispondeva mai”.

Dopo il primo mese senza paga, racconta il 29enne, passa anche il secondo e il terzo. “Io non sapevo come fare ma con me c’era un mio amico che mi aiutava e mi dava qualche soldo”. Hilary si riferisce ad un collega di lavoro un ragazzo italiano che è con lui in officina e vede quanta fatica fa il ragazzo anche solo a comprarsi un panino per mangiare. Hilary lo racconterà anche alla polizia: “Il mio amico mi dava qualche volta 50 euro, altre volte 20 euro”. Quelli saranno gli unici soldi che Hilary vedrà in questi mesi e che in qualche modo lo aiuteranno ad andare avanti. Nonostante il titolare dell’autocarrozzeria non lo paghi Hilary non molla e continua ad andare regolarmente a lavoro, tutti i giorni, sino a quando, lo scorso 27 novembre, quando vede tutti i suoi colleghi ricevere la paga, ci riprova e chiede anche lui il dovuto. “Ho chiesto  di poter avere quello che mi spettava- racconta- l’ho chiesto prima al titolare, che è rimasto zitto e poi al fratello del titolare che subito mi ha urlato contro”. Hilary, lo dichiara nella denuncia fatta in questura, racconta che a questo punto la situazione degenera. Il fratello del titolare sentendosi chiamato in causa lo rimbalza nuovamente e gli dice che lui non ha niente a che vedere con questa storia e che i soldi non li deve chiedere a lui. “Il titolare si è girato e con cacciavite mi è venuto contro- dice Hilary- ha cominciato a minacciarmi dicendo che mi avrebbe ammazzato se non la finivo. Io non capivo perché fosse arrabbiato, io stavo chiedendo solo la mia paga e invece lui mi ha colpito con il cacciavite sulla bocca e poi infuriato mi ha messo le mani al collo”. Hilary in quel momento resta quasi immobile, il 29enne pur essendo un ragazzo alto non si difende mentre l’uomo tenta di strangolarlo con le cuffie che ha intorno al collo. E’ in quel momento che ancora una volta interviene l’angelo custode di questo giovane ragazzo. Il collega che in questi mesi lo aveva sostenuto dandogli qualche soldo per mangiare interviene ancora una volta e tenta di bloccare il titolare. “E’ arrivato da dietro e ha tentato di fermarlo. Urlavano tutti e due e al momento giusto mi sono spostato e mi sono allontanato”. Hilary racconta di aver avuto paura e di non essere riuscito a reagire, a quel punto non gli è rimasto altro che prendere il suo zainetto e andare via. Il giovane 29 enne così con il labbro spaccato e tumefatto si è recato in ospedale dove i medici gli hanno diagnosticato una prognosi di tre giorni. Hilary però non si è arreso e ha deciso di denunciare tutto alla polizia, con il referto dell’ospedale e con il suo zainetto di speranze è andato in questura, ha raccontato quello che era accaduto, un interprete ha tradotto la sua storia ai poliziotti dall’inglese all’italiano, a loro ha dichiarato di non aver avuto alcun contratto di lavoro e di non sapere neppure il cognome del suo datore, per lui le persone hanno solo nomi perché “sono tutti amici”. Ma qui in Italia Hilary di amici ne ha trovati pochi ad eccezione di quel compagno di giornata che forse avrà rischiato persino il posto di lavoro per difenderlo. Hilary è profondamente grato a questo ragazzo coraggioso, spera di poterlo ringraziare presto e ricambiare la sua generosità. “Io credo alle persone buone, credo che qui a Brindisi ci siano persone buone- continua a dire Hilary- per questo voglio restare ma ho bisogno di lavorare per vivere, non chiedo altro”.

Lucia Pezzuto

(per il7 Magazine)

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