Prima l’ex sindaco, poi Matarrelli e compagni: le due “versioni” per cui è caduta l’amministrazione Molfetta

MESAGNE – E’ andato in scena nella stanza del sindaco, presso Palazzo dei Celestini in via Roma, l’ultimo atto dell’amministrazione guidata da Pompeo Molfetta.

In poco meno di due ore e mezza, primo cittadino dimissionato e i consiglieri di maggioranza che hanno firmato le proprie dimissioni dinanzi al notaio nella tarda mattinata di lunedì si sono avvicendati nella stessa stanza per raccontare, ognuno, la propria verità.

Il primo è stato Pompeo Molfetta, che ha parlato di “un’esperienza che finisce nel fango”, convinto però che Mesagne saprà riprendersi da questo momento di sbandamento. Dopo un primo ringraziamento a chi gli ha espresso solidarietà, tra cui colleghi sindaci, autorità civili e militari, ma soprattutto gente comune, Molfetta ha parlato di quelle che, a dire dei consiglieri dimissionari, sarebbero state le cause scatenanti della frattura insanabile.

“Di me è passata l’immagine di persona mediamente poco incline ai rapporti umani. Eppure le stesse persone si sono espresse dicendomi che sono rispettoso delle istituzioni. Una brava persona. Ecco, sono cose che ogni tanto servono. Purtroppo, però, le dinamiche sono state del tutto irrituali”. Il riferimento è al passaggio dal notaio Di Gregorio per sancire la fine dell’amministrazione. “La città è abituata ad altro, come le mozioni di sfiducia, ma così in modo volgare non era successo. È uno spettacolo che a me non è piaciuto”. A questo punto, Molfetta si libera da diversi sassolini dalle scarpe.

“Ho vissuto con una Santa Inquisizione, studiata ad arte per mettermi in difficoltà, mentre è mancato il confronto diretto su bilancio e rendiconto economico. Lo dico a ragion veduta”.

Insomma, meno di un anno fa cantavano allegramente insieme in auto Molfetta, Matarrelli e il consigliere regionale Mauro Vizzino. Oggi, i rapporti politici si chiudono firmando dei documenti dinanzi ad un notaio. “La mia stanza è stata aperta al confronto sempre, con un rapporto cordiale. In ogni circostanza sono stato sempre colpito dalla percezione di essere ben accettato”. La situazione sarebbe precipitata dopo le elezioni Parlamentari. “Da 3, 4 mesi a questa parte passa una immagine della città devastante, di una città ferma su tutto. Eppure abbiamo fatto grandi passi su turismo, cultura enogastronomia, welfare, percorsi virtuosi per gli investimenti esterni, estati magiche. Oggi tutto è brutto e tutto fa schifo, timbrato da un marchio di infamia terribile”.

A non andare bene, la grande progettualità messa in campo nella consiliatura con i progetti europei non andata in porto. “Per colpa del sindaco? No, ma è una mia considerazione. Il nucleo di progettazione, il Rup è lo stesso dei progetti della passata consiliatura. Credo che non abbia funzionato il percorso Città – Regione – Parlamento. Il Presidente della Regione Emiliano ha pagato il debito elettorale con chi ha ricevuto la presidenza della commissione regionale Ambiente (il riferimento è a Mauro Vizzino, Ndr)”. Dopo, a dire di Molfetta, l’attenzione sulla città si sarebbe diretta altrove. Pur dichiarando che continuerà la sua esperienza politica con impegno quadruplicato, Molfetta non si perdona di aver ceduto alla sua maggioranza, sbagliando. “Avrei dovuto rivendicare la mia figura da sindaco per una squadra di supporto, ma sono stato avvolto da un bavaglio dorato. Persino la comunicazione istituzionale è stata più della maggioranza, e poco del sindaco”.

Dopo le dimissioni dei consiglieri di maggioranza, cade l'amministrazione di Mesagne. L'intervista all'ex sindaco Pompeo Molfetta

Nai-post ni Brindisi Oggi noong Martes, Enero 22, 2019

La risposta dei consiglieri dimissionari non si è fatta attendere. Nemmeno due ore dopo la fine della conferenza stampa di Molfetta, il gruppo capeggiato da Toni Matarrelli e Gino Vizzino ci tiene ad esporre ai cronisti la propria verità. Dopo la conferenza stampa del sindaco uscente, tocca ora a Toni Matarrelli e alla restante compagine dimissionaria: Gino Vizzino, Giuseppe Semeraro, Elvy Zurlo, Roberto D’Ancona, Maria Teresa Saracino, Tony Esperti, gli assessori uscenti Omar Ture, Marco Calò.

Matarrelli è un fiume in piena. “Personalmente è un momento difficile per il mio rapporto con Pompeo. Tutto è nato nel 1997, anno della mia prima candidatura. Un rapporto che continuerà ad esserci nonostante le divergenze politiche che hanno portato alle dimissioni di 9 consiglieri comunali”. Da lì, un excursus sui sindaci di centrosinistra che si sono avvicendati a Mesagne. Tutti indicati dai grandi partiti (PCI, PDS, sino al Partito Democratico). La scelta di candidare Molfetta è stato il primo passo del progetto ideato da Matarrelli. “Nel 2015 il PD è venuto meno ad un accordo stipulato nel 2010, secondo cui alla successiva tornata elettorale il candidato sindaco sarebbe stato espressione dell’area di estrema sinistra, per cui mentre loro esprimevano l’idea delle primarie, noi cominciavamo a raccogliere consensi su più fronti per Molfetta”. Una coalizione ampia sebbene mancasse l’appoggio dello storico gruppo di sostenitori di Molfetta. “Il sindaco si è impegnato a fare sintesi per la città, considerando le forze in campo scese per la sua elezione. Dal giorno successivo Pompeo ha operato in libertà le prerogative del sindaco. Sapete perfettamente quanto tenga alla sua autonomia di pensiero. Tutto quello che è arrivato dopo dipende dalle scelte della giunta e di Pompeo. Voleva assessori esterni, dalla società civile tanto da aver scelto Librato, Marotta”. A detta di Matarrelli, per Pompeo tutti i firmatari sarebbero “una platea di mentitori e bugiardi. Pompeo ha parlato delle idi di marzo (riferimento alle elezioni per il Parlamento, NdR). Parzialmente, è vero, perché da quel giorno ha cominciato ad agitarsi e a ripetere che sarebbe stato importante se io non avessi avuto nulla a pretendere”.

A quel momento, insomma, sarebbe da ricondurre la prima frattura nei rapporti. Un sindaco che a detta dei consiglieri dimissionari, avrebbe cominciato a non condividere con la sua maggioranza alcun tipo di scelta, comunicazione della Corte dei Conti sul dissesto delle casse comunali inclusa. Nonostante tutto, gli sforzi della maggioranza sarebbero stati indirizzati ad una soluzione: arrivare uniti al 2020, scadenza di mandato.

Sulla vicenda Emiliano, Matarrelli è duro. “Molfetta ha rilasciato una affermazione di una gravità inaudita. Basti pensare che Molfetta è vicepresidente dell’Autorità idrica puglise, organismo che sovrintende i lavori dell’Acquedotto”. La conclusione della conferenza stampa è una sola. “Oggi c’è da prendere atto del fallimento. Oltre al sindaco, è anche un mio fallimento – dichiara Matarrelli – Sono stato colui che ha visto in Pompeo l’uomo della città, utile a governare. Per onestà intellettuale, però, un sindaco che non ha più nessuno accanto dovrebbe porsi delle domande. Ora ci concentreremo a studiare gli errori commessi anche gravi e a pianificare il futuro e una città da governare meglio.
Provo a immaginare la campagna elettorale di Pompeo, impegnato non a vincere ma a far perdere gli altri”. Vizzino, a fine incontro, ribadisce che la conseguenza delle responsabilità ricade sulla città.

“Dobbiamo rispetto a questa comunità. Questa è una sconfitta politica rispetto ad un punto di partenza pieno di aspettative. I problemi rimangono e il commissario gestirà per il minimo sindacale per consegnare alla nuova compagine di governo una città da gestire. Auspicabile sarebbe stato un senso di responsabilità, ognuno per il suo ruolo. Semplice a dirsi, ma dannoso per il paese oggi alla luce di questa vicenda. Quello che viviamo è un passaggio epocale. Ci muoviamo verso una involuzione democratica anche a livello cittadino, perché si possa formare una classe dirigente. Questa, però – conclude Vizzino – non è stata un’esperienza da buttare, perché abbiamo trovato solo un ostacolo sulla messa in sicurezza delle casse comunali”.

Matarrelli:" un fallimento anche per me la scelta di Molfetta"

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