I limiti della giustizia: “I politici non faranno mai leggi a loro discapito”

BRINDISI- “La mafia si combatte e basta. Ho capito questo, durante i miei anni da magistrato antimafia”. Una frase semplice, un concetto immediato, un messaggio chiaro che non può avere nessun’altra interpretazione. Un messaggio lanciato dal  capo della Procura di Brindisi Marco Di Napoli, durante uno dei dibattiti organizzati durante la manifestazione Brindisi capitale dell’antimafia. Quali le differenze con il passato, la nuova criminalità organizzata, la Scu di oggi, il rapporto tra mafia e politica, i limiti della normativa vigente, e la consapevolezza che il legislatore non potrà mai legiferare una legge contro se stesso. Questi alcuni degli argomenti sui quali hanno discusso  questo pomeriggio presso la biblioteca provinciale il procuratore Di Napoli, con il pubblico ministero Milto De Nozza e il prefetto Nicola Prete, intervistati dal giornalista Marcello Orlandini.

In questi anni il contrabbando è stato sostituito dal traffico di sostanze stupefacenti, ciò che non è cambiato è lo scopo, quello di recuperare soldi, di arricchirsi. “La criminalità organizzata si è resa industriale- ha spiegato il prefetto Prete- ci sono imprenditori collegati con la criminalità. In questi anni abbia sottoscritto numerosi protocolli per combattere le infiltrazione mafiose negli appalti, ma a Brindisi sono poche le aziende che ci chiedono di intervenire per controllare”. Il prefetto va anche oltre, attacca i colletti bianchi, i politici, i parlamentari . “Molto spesso i parlamentari parlano troppo di criminalità- continua il prefetto- per distogliere l’attenzione dei cittadini da ciò che loro non hanno saputo realizzare. Parlamentari assenti sul territorio ma che vedremo presto, nel periodo pre elettorale, partecipare ad ogni manifestazione.  Colletti bianchi che hanno rapporti con la criminalità, basta vedere quello che sta accadendo in molte regioni d’Italia”.

“La criminalità organizzata non va sopravvalutata né sottovalutata. Per atteggiamento mafioso – spiega il  sostituto procuratore Milto De Nozza- si intende anche quando si va dal medico e il prezzo cambia nel caso si chiede la fattura. Ci sono dei connotati di mafiosità”. De Nozza sottolinea le difficoltà di procedere nelle indagini per chi è sottoposto al regime carcerario. “Per controllare la posta di un detenuto- afferma il magistrato- bisogna prima informarlo. Il carcere oggi rappresenta un posto sicuro per tessere rapporti con l’esterno e continuare ad operare. Oggi le affiliazioni in carcere si festeggiano con la cocaina. Stare in carcere all’esterno appare come una forza, fa curriculum”.  Ma così come per i detenuti, vi è anche un altro esempio di limite nelle indagini, “per intercettare un parlamentare, indagato, bisogna preventivamente informarlo di questa attività”. Ed allora a che serve?  Per questo De Nozza e Di Napoli sono stati sottoposti ad un’interrogazione parlamentare. Peccato poi, che le interrogazioni non si facciano perché in Procura a Brindisi manca la carte, le penne e le matite.

La normativa antimafia è sufficiente? Chiede il giornalista ai suoi interlocutori.

Per De Nozza questa è efficace, ciò che invece merita di essere rivista è la normativa ordinaria nei procedimenti penali. “Nel penale- sottolinea il magistrato- si inserisce ormai anche il cacciatore che non ha la licenza è ammazza due piccioni. Lo strumento penale è diventato un problema serio. Ma se non cambia  questa classe politica da destra a sinistra non andiamo da nessuna parte. Il legislatore non farà mai una legge a suo discapito”.

Dello stesso parere il procuratore Di Napoli che principalmente difende la Costituzione italiana ed evidenzia l’azione di supplenza che la magistratura negli ultimi anni ha avuto a causa del mancato controlli di altri organi. “A Brindisi ci sono diversi esempi- afferma Di Napoli- dalle torce del  petrolchimico al carbone dell’Enel”.

Ma secondo il prefetto di Brindisi uno strumento per combattere la criminalità c’è, ed è quello più scontato: la lotta ai patrimoni sospetti e all’evasione fiscale. “Perché- dice Prete- se vediamo che un disoccupato ha un’auto di lusso o una mega barca, qualcosa sotto c’è. Qualcosa di criminale”.

 Lucia Portolano

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