L’Italia pensa alla Fase2 e in Puglia ancora si dice come organizzare gli ospedali: qualcosa forse non ha funzionato

BARI – Dopo oltre un mese dall’emergenza Covid la Regione Puglia invia una precisazione ai direttori generali degli ospedali individuati nel piano regionale come ospedali per pazienti Covid-19. Una nota in merito alla organizzazione del personale e dei famosi percorsi separati e personale dedicato.

Il documento, firmata da Vito Montanaro responsabile Dipartimento Salute e Luigi Lopalco, coordinatore regionale emergenze epidemiologiche, riporta la data del 15 aprile e testualmente dice: “In riferimento all’assistenza ospedaliera erogata in favore dei pazienti affetti da Covid si precisa quanto segue: con deliberazione di Giunta dell’8 aprile è stato approvato il piano ospedaliero Covid della Regione Puglia. Ne consegue che gli operatori sanitari (dirigenti, medici e personale del comparto) direttamente coinvolti all’assistenza Covid-19 ed impiegati, nei reparti di Terapia intensiva, Malattie Infettive, Penumologia, nonché nei servizi a supporto, non possono prestare servizio in Unità operative diverse da queste assegnate. Tanto si rende necessario al fine di garantire percorsi distinti e separati sia per gli operatori sia per i pazienti, riducendo il più possibile il contagio”.

Perché la Regione invia questa precisazione il 15 aprile, quando il piano era stato da tempo approvato? Piano che prevedeva già questo tipo di organizzazione negli ospedali Covid-19. E perché la Regione ritiene necessario ribadire quello che sarebbe dovuto essere scontato? Mentre l’Italia pensa alla fase 2 in Puglia si ragiona ancora su come organizzare gli ospedali per affrontare l’emergenza.

In molti ospedali pugliesi ci sono stati contagi tra sanitari ed anche tra i pazienti, al Perrino di Brindisi sono stati chiusi anche due reparti e si sono registrati numerosi contagi anche in reparti no Covid. L’ordine dei Medici ha ribadito più volte la mancanza di percorsi esclusi nell’ospedale così come la promiscuità tra personale sanitario. Tra i vari esempi viene riportato quello dell’ascensore del blocco d3 all’interno del Perrino che viene utilizzato per portare i pazienti no Covid in sala operatoria ma anche per trasportare i sospetti Covid in Chirurgia plastica e Otorino.

La domanda è anche un’altra: come si fa nel caso in cui un paziente Covid ha bisogno della consulenza di uno specialista che lavora in un reparto no Covid, tipo un urologo o un neurochirurgo? La verità è che prima del 15 aprile sono stati firmati all’ospedale Perrino ordini di servizio in cui i medici venivano mandati da un reparto all’altro, e non solo loro.

Ma chi doveva garantire i percorsi e la sicurezza degli operatori e dei pazienti e far rispettare oggi questa nota della Regione?

Lucia Portolano

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