Primo maggio, Michele Errico: «Manca la progettualità dello sviluppo, bisogna ripensare la città»

BRINDISI – Primo maggio, festa dei lavoratori. Lungo tutto lo Stivale è un fiorire di manifestazioni, iniziative, celebrazioni, a partire dal classico concertone di Roma, organizzato in piazza San Giovanni dai sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil. La Capitale è solo la punta dell’iceberg che vede nelle città industriali, come Torino, Venezia, Genova, gli altri punti nevralgici della discussione sul mondo del lavoro nel giorno simbolo delle rivendicazioni di operai, impiegati, braccianti. Anche Taranto, ultimamente, ha preso coscienza del suo ruolo, anche simbolico, reinventando un primo maggio fatto di grandi nomi, discussioni e rivendicazioni importanti almeno quanto l’azienda da cui tutto nasce e tutto muore, nel capoluogo ionico. Brindisi, invece, pare ferma, quasi una spettatrice di quello che capita intorno, nonostante piccole e significative sacche di resistenza che sottolineano i tanti problemi che la città e il suo tessuto produttivo soffrono da anni. Michele Errico, presidente della Provincia dal 2004 al 2009, conosce bene il territorio e le sue criticità e sa quali sono le note dolenti all’ombra del Monumento al Marinaio.

Presidente Errico, oggi si festeggia il lavoro, i lavoratori e i loro diritti. Pensa che i sindacati, a Brindisi, siano all’altezza del compito che gli compete o vede un certo immobilismo quando si guarda intorno?

«Il problema non è solo dei sindacati ma è più generale. Abbiamo avuto la fortuna, negli scorsi anni, di avere a Brindisi la grande industria aeronautica che, coi contratti siglati all’epoca, è riuscita ad assorbire tanti giovani disoccupati, garantendo loro un futuro. La crisi più forte che il territorio sta vivendo risiede in quei settori in cui il ruolo del sindacato è più marginale come il commercio, i servizi e l’edilizia. Se si riuscisse a risollevare le piccole e medie imprese e a dare nuova linfa a quei comparti che sono fermi da anni, allora le cose potrebbero ricominciare a muoversi. Questo è lo spirito con cui ci si deve approcciare al primo maggio che non deve essere solo la festa dei lavoratori ma anche la festa di chi un lavoro non ce l’ha».

La grande industria, negli anni, ha cambiato il volto della città. Brindisi ha assunto i contorni della città/fabbrica a discapito di un contesto che, storicamente, è stato agricolo e molto legato al mare. Questa situazione, oltre a creare più d’una preoccupazione a livello ambientale, potrebbe anche incidere su un’altra delle risorse del territorio, il turismo.

«In questo senso stiamo subendo delle gravi conseguenze derivanti dagli investimenti degli anni passati. Coniugare lavoro e salute è una delle mete più difficili da raggiungere, lo abbiamo visto anche sulla nostra pelle: le misure da prendere sono ritenute spesso troppo costose oppure, quando si riesce a mettere in cantiere qualcosa, i tempi di realizzazione sono biblici. Prendiamo, ad esempio, la copertura al carbonile della centrale di Cerano: abbiamo firmato tutti i documenti nel 2005; solo l’anno scorso c’è stata la posa della prima pietra. Usando le nuove tecnologie, però, si potrebbero ottenere ottimi risultati che tengano insieme l’occupazione e la salute».

Quanta voce hanno in capitolo i brindisini sulla città e sulle direzioni da intraprendere nel prossimo futuro?

«La città, insieme ai sindacati e agli altri attori politici e istituzionali, dovrebbe far sentire la sua voce, in merito: bisogna sedersi intorno a un tavolo e stilare una nuova idea di città, diversa da quella in cui viviamo che è stata pensata 30, 40 anni fa. Quel tipo di modello di sviluppo è andato anche bene, producendo molti effetti positivi, ma ora è il momento di voltare pagina, di mettersi insieme e capire qual è la Brindisi che vogliamo per i nostri figli: ambiente, salute, sviluppo sostenibile, turismo. Bisogna decidere quali sono le priorità e lavorare perché il piano che si ha in mente venga concretizzato. Quel che mi spaventa, quindi, non è tanto la mancanza di festeggiamenti per il primo di maggio ma l’assenza di programmazione politica e ideale che rappresenta il primo passo per un futuro migliore per Brindisi».

Maurizio Distante

3 Commenti

  1. L’ex sindaco Michele Errico usa oggi parole più “moderate”, parlando di “lavoro” e “sviluppo”, dopo anni di “fondamentalismo ambientalista”. E’ possibile infatti far convivere sviluppo, lavoro e difesa dell’ambiente e della salute. Affermare, però, che i flussi turistici sono in alternativa alla crescita o mantenimento di attività industriali, è sbagliato, è un inganno. Per decenni, quelli trascorsi, la maggiore presenza industriale ha convissuto con flussi turistici e attività commerciali di gran lunga superiori a quelli attuali. Bisognerebbe preoccuparsi invece di conoscere meglio le “strategie” e i “programmi” delle industrie presenti nel territorio, per contrastarli, se necessario, focalizzando i controlli, ma anche per sostenerli, se opportuno, accelerando le procedure autorizzative, migliorando i servizi, programmando attività di formazione professionale coerenti con le loro direttrici di sviluppo. E’ vero, l’industria aeronautica è un patrimonio di questa città.Ma quali sono le iniziative degli amministratori locali per difenderla e sostenerla? Di ambiente e salute si parla in continuazione, ma quanti sono i progetti di bonifica e prevenzione messi in atto e portati a termine per migliorare la situazione? E’ più facile accusare, demonizzare, proclamare, promettere…. e poi?

  2. Quanta retorica nelle parole del notaio.. Lui di certo problemi di come tirare avanti la carretta non ne ha dato il suo lauto stipendio. Prima di aggrapparsi alle solite banalissime frasi di circostanza della serie “Brindisi città turistica” o “Tutti pescatori e agricoltori”, si faccia un giro per strada e spenda ogni tanto una parola per chi il lavoro l’ ha perso anche grazie alle strategie assurde che riguardano l’ industria! Di certo lui azioni per questa gente non ne ha mai fatte! Lui, come altri, parla di cambiamento, di città nuova, di differenti modelli di sviluppo.. Si, tutto giusto (?), ma chi finora era impiegato in strutture industriali che le correnti politiche in cui anche lui è coinvolto, vogliono cancellare, cosa deve fare, suicidarsi??! Una volta tanto mi piacerebbe sentir parlare di cose serie invece che ascoltare stucchevoli e ripetuti ritornelli di stampo propagandistico/elettorale

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