“Mi ha guardato e mi ha detto tu oggi muori, e gli ho creduto”

FRANCAVILLA FONTANA – (da Il7 Magazine) “Mi ha puntato la pistola contro e mi ha detto: tu oggi muori. Io l’ho guardato negli occhi e gli ho creduto” è questione di attimi, Giovanni guarda l’uomo che ha davanti, impugna una pistola, e invece di arretrare e tentare la fuga fa un passo in avanti e lo affronta. L’uomo esplode due colpi e poi va via.

E’ il racconto di una giornata di ordinaria follia quella vissuta da Giovanni Iurlaro, 33 anni di Francavilla Fontana, figlio del senatore Pietro Iurlaro, esponente del gruppo Ala. Il giovane lunedì scorso è stato vittima di un agguato sulla strada provinciale che collega Torricella a Sava, in provincia di Taranto. Ad esplodere due colpi di pistola, una rivoltella a tamburo 320, un uomo, Ivan Graps, 63 anni di Sava, un commerciante, che il 33enne di Francavilla Fontana neppure conosceva se non per averlo incrociato qualche giorno prima in un bar.

“Non sapevo neppure come si chiamasse ma quando mi ha puntato la pistola contro mi sono ricordato di averlo incontrato qualche giorno prima nel bar  di una stazione di servizio- racconta Giovanni Iurlaro- in quel momento l’ho riconosciuto”.

Le strade di Giovanni Iurlaro e Ivan Graps si erano incrociate per la prima volta la scorsa settimana nella stazione di servizio Koil che si trova sulla strada provinciale Torricella- Lizzano. Giovanni lavora come responsabile della raccolta rifiuti per la ditta Igeco che ha sede a Manduria.

“Trascorro le giornate a girare per i comuni della provincia di Taranto e la mattina mi capita di fermarmi sempre alla solita stazione di servizio dove prendo il caffè con il mio collaboratore- dice Giovanni- Anche la scorsa settimana ero lì a prendere il caffè quando ho notato un operaio che svuotava una macchinetta cambia soldi. Abbiamo scambiato due chiacchere, lui era di Latiano. Abbiamo scherzato e io l’ho preso in giro dicendo chissà quanti soldi fate con queste macchinette visto che nessuno riesce a vincere. Era una battuta, niente di più, quando da dietro una tendina è sbucato un uomo che si è messo subito ad alzare la voce”.

L’uomo di cui parla Giovanni è proprio Ivan Graps, il commerciante di Sava, che qualche giorno dopo tenterà di ucciderlo. Graps, racconta Giovanni, era infastidito dalle chiacchere che si stavano facendo e all’improvviso comincia ad inveire. “Mi detto di abbassare la voce perché stava giocando e non voleva essere disturbato, io invece gli ho risposto per le rime dicendo che se voleva tranquillità poteva starsene a casa e non al bar”.

La discussione tra i due finisce lì e Giovanni non ci pensa più sino a quando lunedì mattina non si ritrova di nuovo nella stessa stazione di servizio.

“Quel giorno non dovevo neppure lavorare, ero in tuta e avevo lasciato l’auto dal meccanico per il collaudo- racconta Giovanni-  ma alla fine decido di chiamare il mio collaboratore, Luigi, e di uscire con l’auto di servizio, una Panda, per un giro rapido nei comuni. Come ogni mattina passiamo dalla Koil sulla Torricella- Lizzano. Luigi prende un caffè mentre io compro due pacchi di sigarette e li metto in tasca. Poi risaliamo in auto, io lato passeggero e lui alla guida. Abbiamo percorso qualche chilometro,  quando sulla complanare per Maruggio quando siamo stati raggiunti da una autovettura. L’uomo alla guida ha dapprima tentato di speronarci poi si è fermato di traverso bloccandoci la strada. A quel punto ci siamo fermati e io sono sceso dall’auto”.

Sino a quel momento Giovanni non sa chi sta per trovarsi davanti, scende dall’auto sicuro, poi guarda l’uomo che ha appena tentato di speronarlo con l’auto e lo riconosce.

“Sono sceso dall’auto e gli detto: dimmi maestro. Non mi ero accorto di chi fosse, non l’avevo ancora messo a fuoco ma ho notato subito che impugnava la rivoltella. L’ho guardato in faccia e all’improvviso ho riconosciuto l’uomo con il quale qualche giorno prima avevo discusso nel bar”.

Giovanni capisce subito che la situazione è pericolosa, non c’è da scherzare, l’uomo gli punta la pistola contro e gli urla: “Tu oggi muori, stai per morire. Tu a 63 anni non ci arrivi”.

“Gliel’ho letto negli occhi, voleva uccidermi, non ho avuto dubbi. Sapevo che mi avrebbe sparato. Così gli ho detto: se mi devi sparare, spara. All’inizio non mi sono mosso, ho pensato che se mi fossi rifugiato in auto avrei messo in pericolo anche la vita di Luigi. La Panda è un’auto piccola se avesse cominciato a sparare ci avrebbe ammazzato tutti e due. Poi ho pensato che se mi fossi voltato e gli avessi dato le spalle, magari avrebbe puntato alla nuca e sarei morto lo stesso. Così sono rimasto lì, anzi ho avanzato di un passo, sono alto e robusto magari così avrebbe colpito le gambe”.

E invece il 63enne, armato di pistola, spara, spara ben due colpi contro Giovanni. Un colpo a sinistra e un altro a destra, entrambi feriscono Giovanni tra l’addome e l’inguine, per poco non tranciano la vena femorale. Il primo proiettile la sfiora di qualche millimetro, entra ed esce dall’addome, il secondo è un po’ più in alto, buca i due pacchetti di sigarette che Giovanni aveva acquistato poco prima nella stazione di servizio, il proiettile entra  nell’addome e resta intrappolato nei pantaloni. Il ragazzo, nonostante le ferite, si gira e si posiziona dietro l’auto, la Panda, da dove il suo collaboratore, Luigi, ha assistito alla scena ed è sotto shock.

A quel punto l’uomo che ha premuto il grilletto forse realizza ciò che è accaduto e facendo cenno a Luigi che in auto gli dice di andare e portare via Giovanni.

“Così quando ho capito che il mio aggressore aveva finito sono salito in auto. Ho detto a Luigi di portarmi al più vicino ospedale, quello di Manduria. Intanto mi stavo dissanguando, così ho infilato due dita nella ferita per bloccare il sangue. Luigi piangeva e urlava ma io cercavo di restare calmo- racconta Giovanni- all’improvviso sulla strada tra Sava e Manduria abbiamo incrociato una pattuglia dei carabinieri, a quel punto mi sono spostato nella loro auto e ho lasciato che mi accompagnassero loro in ospedale”.

Una volta arrivato al pronto soccorso di Manduria Giovanni è stato subito sottoposto alle cure del caso, i medici non hanno ritenuto necessario operarlo perché un proiettile era entrato ed uscito, un altro era entrato ma poi era uscito rimanendo intrappolato nei pantaloni della tuta.

Nel frattempo i carabinieri identificano l’uomo che ha sparato a Giovanni, il commerciante ai militari avrebbe raccontato della discussione per futili motivi e avrebbe ammesso di aver perso la testa sino a sparare.

“Io non sono arrabbiato con questo uomo- dice oggi Giovanni che è stato dimesso dall’ospedale ed è tornato a casa sua- io non ce l’ho con lui. Onestamente ho pensato soltanto a salvarmi la vita e a salvare Luigi. Sapevo che avrebbe premuto il grilletto, non ho avuto dubbi, per questo ho cercato di mantenere la calma e fare la cosa giusta”.

Ivan Graps è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio e ora è rinchiuso nel carcere di Taranto.

Lucia Pezzuto (per il7Magazine)

2 Commenti

  1. Ormai non si può più ne scherzare ne tantomeno fare polemiche quando non sai chi hai di fronte giovani o meno giovani stiamo diventando tutti troppo folli e solo spaventoso

  2. Dispiace tanto però nn rispondere così… e sempre una persona di 63 anni va rispettata….. voi giovani siete un Po spavaldi anche con voi coetanei

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