Micorosa: anche “No al carbone” presenta un esposto in Procura

BRINDISI – La consapevolezza dei possibili rischi derivanti dall’inquinamento ambientale, sempre più diffusa e radicata nella popolazione pugliese a causa dei tanti siti a rischio e della pesante incidenza di malattie probabilmente derivanti dalla cattiva qualità di terra, acqua e aria, è arrivata a bussare in maniera insistente alle porte della Procura della Repubblica di Brindisi. Dopo la denuncia-querela delle 6 famiglie brindisine residenti nei quartieri limitrofi al sito e con storie di gravissime patologie potenzialmente legate agli inquinanti stoccati negli anni nei 50 ettari della discarica, è la volta del comitato “No al carbone” che, lunedì 23 giugno, alle 17.30, presso la sede del comitato, illustrerà i contenuti e le motivazioni che hanno portato a presentare un esposto sulla situazione della discarica alla Procura della Repubblica di Brindisi e che hanno prodotto, contestualmente, la diffida, sempre inerente l’area di Micorosa, avente per oggetto: “Sito di interesse nazionale per le bonifiche di Brindisi – area Micorosa barrieramento idraulico attorno al petrolchimico”.

L’iniziativa, quindi, segue la denuncia-querela delle 6 famiglie del capoluogo messapico, colpite in vario modo da gravi patologie,  che, nei giorni scorsi, si sono rivolte alla Procura della Repubblica di Brindisi per cercare di capire, qualora ci fosse, il nesso di causalità tra le patologie di cui hanno sofferto o ancora soffrono, i fanghi contaminati degli scarti di lavorazione del Petrolchimico stoccati nella zona di Micorosa e i rifiuti tossici seppelliti ai piedi degli impianti dell’allora Montedison e mai smaltiti. L’area Micorosa ha un’estensione di circa 50 ettari e si trova all’interno della zona industriale di Brindisi, tra il Petrolchimico e l’area protetta delle saline di Punta della Contessa.

Tra il 1962 e il 1980 la zona è stata utilizzata per lo smaltimento dei residui di lavorazione industriale del Petrolchimico, con uno strato di materiale compreso tra i 2 e i 7 metri e un volume di circa 1,5 milioni di metri cubi. Micorosa è stata interdetta al pubblico nel 2011 per la presenza di arsenico, stagno, mercurio, berillio e selenio in gradi quantità, oltre i limiti previsti, come stabilito dalle caratterizzazioni commissionate dal Ministero dell’Ambiente, effettuate in previsione di successivi interventi di messa in sicurezza e bonifica. Le indagini hanno evidenziato la presenza di rifiuto costituito in prevalenza da idrossido di calcio ed è stato confermato un diffuso ed elevato inquinamento, sia del suolo che della falda sottostante, con la presenza di idrocarburi, cloro benzeni e metalli pesanti e un’altissima concentrazione di elementi cancerogeni, tra cui i composti alifatici clorurati. A supportare la tesi della correlazione e del nesso di causalità tra inquinanti e patologia, l’oncologo e radiologo dell’ospedale Antonio Perrino, Maurizio Portaluri.

«Nell’esposto presentato dai malati e dai loro famigliari ci si è limitati ai tumori del sistema emolinfopoietico – spiega il medico – perché sono quelli che non risentono in nessun modo delle abitudini di vita individuali ma che sono correlati esclusivamente alle sostanze inquinanti che si trovano nell’aria, nei terreni e nella falda di Brindisi come benzene, diossina e Ipa». L’incontro di lunedì 23 rappresenterà anche l’occasione per presentare il meeting pubblico dal titolo: “Sulla via di Micorosa e Bussi – Discariche industriali, quali soluzioni?”. L’appuntamento, promosso dal comitato “No al carbone”, si terrà alle 18 nel piazzale antistante il teatro Verdi, il 27 giugno prossimo.

Un ponte ideale, quindi, unirà Brindisi e Pescara, sede della discarica di Bussi, la cui vicenda ricorda, per molti versi, quella del sito brindisino. «L’incontro – spiegano gli organizzatori – vuole mettere a confronto due situazioni analoghe: la discarica di rifiuti industriali di Micorosa, a Brindisi, e la discarica di Bussi, a Pescara, per mettere in evidenza la pericolosità dei siti e creare un dibattito sulle possibili soluzioni».

BrindisiOggi

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