Nascere e crescere al Perrino, la storia di Dario che ha scelto di restare

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Nascere e crescere in un quartiere come quello Perrino di Brindisi non è semplice, eppure tra le mille difficoltà c’è chi invece di fuggire ha deciso di restare. Dario Franciosa è figlio di questo quartiere, è uno di quei tanti ragazzi che ha trascorso la sua adolescenza seduto sulle panchine della “piazzetta” davanti alla chiesa Cuore Immacolato di Maria dove qualche giorno fa si sono celebrati i funerali di Giampiero Carvone, il 19enne ammazzato a colpi di pistola.  E’ lì sulla quella piazzetta che i ragazzi ancora oggi si ritrovano con i motorini, imparano a fumare,  si fidanzano con la ragazza della porta accanto, ma soprattutto immaginano e costruiscono un futuro spesso sopra le righe. Dario, a quel futuro senza prospettive non si è mai rassegnato e ha cercato nella sua passione più grande, quella dell’operatore  video, la forza per uscire dagli schemi, dalle etichette che spesso questi ragazzi si portano impresse sulla pelle. Oggi Dario ha 35 anni è un professionista del settore, lavora con le emittenti nazionali, Rai, Mediaset, La7, Sky, le sue immagini entrano nelle case degli italiani e questo per lui è una grande vittoria. Ma la cosa che impressiona di più è che pur avendo l’opportunità di vivere altrove, Dario è rimasto lì. “ Perché andarsene, è quella la mia vittoria, cioè riuscire a fare quello che volevi, ambire in alto facendolo da casa tua- dice- la sconfitta è quando dici che sei riuscito a fare il lavoro che volevi e farlo da un’altra città. Invece farlo da casa tua, dove hai i tuoi affetti, che è la soddisfazione. E poi sono affezionato a questo quartiere e agli amici che restano tale anche a dispetto della fedina penale”. Dario pur crescendo in un ambiente dove spesso gli esempi negativi diventano dei modelli da emulare è riuscito con la determinazione a trovare altre strade.
“Io penso di essere stato semplicemente fortunato- dice- quando vivi in quartiere come questo, quando ogni giorno vedi come si comportano gli altri, pensi che quegli esempi siano giusti e non riesci a distinguere se è bene o male. Io penso di essere stato fortunato, ho inseguito una passione che mi ha portato su altre strade. Tuttavia c’è bisogno anche delle istituzioni e dei servizi sociali che dovrebbero affacciarsi più spesso e dare una mano a queste persone.  E non penso che le scelte siano sempre determinate dalla famiglia che hai alle spalle, forse, a volte. Nel mio caso, io ero determinato a fare ciò che volevo fare, avevo un obiettivo che ancora oggi mi porta a voler migliorare. Per me è una soddisfazione quando riprendo una partita di calcio di serie A, il Milan , l’Inter, la Juve e in quel momento penso a tutte le persone che da casa stanno guardando le mie immagini.  Io ho scelto il lavoro e una donna che mi ha aiutato in tante scelte di vita”. Dario trova, così,  la sua strada nel lavoro ed è convinto che è questa l’ancora di salvezza. “Penso che sia anche un fatto culturale- dice- è vero ci  vuole fortuna e forza per allontanarsi dalle solite cose di tutti i giorni, riuscire a vedere oltre ma anche  la cultura del lavoro fa tanto. Bisogna darsi una possibilità, bisogna credere in quello che fai e non mollare. Tutti i ragazzi hanno bisogno di credere e trovare la loro strada. Il lavoro è sicuramente quella più giusta ma soprattutto l’amore per la propria vita”.
Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

2 Commenti

  1. Anche io sono nata un un quartiere delle favelas…bene bisogna riscattarsi…ed essere esempio a tanti giovani che purtroppo non anno avuto la stessa fortuna….orgoglio Bridisino

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