Oggi Palmina ha avuto “giustizia”, e i ragazzi del Marzolla hanno vinto il premio a lei dedicato

BRINDISI-Non ha avuto giustizia dai tribunali, dove è stata condannata doppiamente perchè nom è stata creduta, ma per la gente tutta  Palmina Martinelli, 14 anni di Fasano è stata   uccisa, bruciata da due uomini perché non volle prostituirsi.  Altro che suicidio. La giustizia l’ha ottenuta dalla gente, e l’ha ottenuta anche questa mattina in un gremito teatro Verdi di Brindisi dove si è tenuto il Concorso cinematoriale “1° Premio Palmina Martinelli”, che ha Polizia di Stato ha voluto dedicare a quella ragazzina, vittima della violenza degli uomini.

Oggi Palmina Martinelli, a distanza di 36 anni è diventata simbolo della violenza sulle donne ed trovato il suo riscatto. Un’iniziativa voluta dal questore di Brindisi Maurizio Masciopinto indirizzata alle  classi degli Istituti di Istruzione Secondaria Superiore della provincia di Brindisi, chiamati alla realizzazione di un cortometraggio. Oggi a Brindisi anche il capo della Polizia Franco Gabrielli.

Presenti al Verdi tutte le forze di Polizia, i rappresentanti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza,  le istituzioni locali e le scuole superiori della provincia di Brindisi.

La storia di Palmina raccontata dalla voce emozionata di sua sorella Giacomina Martinelli che non si è mai data pace e che continua a lottare affinchè la ragazzina non sia dimentica. Sul palco il pm che indagò sulla morte della 14enne, Nicola Magrone che insieme al medico Tommaso Fiore registrarono le parole di Palmina quando in punto di morte fece il nome dei suoi presunti assassini, poi assolti in Cassazione. La testimonianza anche Lello Di Bari il medico del Pronto soccorso di Fasano che la soccorse per primo.

Palmina è morta nel novembre del  1981, dopo 22 giorni di agonia dopo essere stata arsa viva, nessuno è stato punito per quella morte atroce perché nessuno diede credito a quelle parole pronunciate con un filo di voce quando la fanciulla pronunciò i nomi e i cognomi di chi l’avrebbe bruciata. Ma non è stata creduta.  In precedenti interviste il pubblico ministero si è più volte fatto sfuggire che Palmina non fu creduta perchè una ragazza proveniente da una famiglia povera e perchè 30 anni fa le cose per  le donne andavano in maniera diversa, anche nelle aule del tribunale.

“La cosa che mi ha fatto più male in questi anni è quella di non aver avuto giustizia- dice Giacomina Martinelli, sorella di Palmina-  A me di quella gente che le ha fatto del male non mi interessa, e non mi interessa nemmeno che fine ha fatto. A me quello che ha fatto più male e più rabbia è che mia sorella nelle sue condizioni non è stata creduta. Oggi, però, posso dire che la gente ed il mondo le sta credendo- continua Giacomina Martinelli- Palmina non ha detto una bugia, Palmina è stata uccisa. Non ho perso la speranza, non avrò giustizia in Italia ma andrò comunque in Corte Europea”.

Quarantatrè sono gli elaborati presentati, tre i finalisti. Il  tema  centrale quello della violenza sulle donne con libera interpretazione. Il primo premio è stato vinto dai ragazzi del Liceo Classico Benedetto Marzolla di Brindisi con il cortometraggio “Acqua Pura”. Il corto vede come protagonisti due giovani ragazzi, un amore iniziale idilliaco, da liceali, che poi si trasforma come in una gabbia, un’ossessione che si trasforma in violenza.

“Sono soddisfatta, i ragazzi ci hanno creduto dal primo momento- ha dichiarato invece la dirigente scolastica, Carmen Taurino- Hanno cercato di trasfondere in questo cortometraggio quello che loro fanno tutti i giorni. Loro si nutrono di teatro di cultura classica. L’impronta c’era e si è vista. Lo spirito classicista è stata la chiave vincente del nostro cortometraggio. E’ fondamentale la prevenzione e fondamentale sensibilizzare i nostri ragazzi prima ancora di dover fronteggiare poi le tragedie irreparabili”.

La manifestazione è stata condotta dalla show girl Rossella Brescia e dal giornalista Rai Attilio Romita, presidente di giuria il regista ed autore televisivo Roberto Cenci.

Il logo della manifestazione ed i premi sono stati realizzati dagli studenti del Liceo Artistico Edgardo Simone di Brindisi.

“Molto spesso i ragazzi sono più sensibili di noi adulti, sanno cogliere l’essenza dei problemi con quella ingenuità e quella freschezza che per fortuna non è ancora stata offuscata dal tempo, dalla malizia e dalle interpretazioni strumentali così come noi adulti siamo portati spesso a fare- dice il capo della Polizia, Franco Gabrielli- La partecipazione è la conferma della bontà di questa iniziativa, pur prendendo spunto da un evento tragico e processualmente controverso, questa storia ci ripropone con drammaticità il tema della violenza di genere, della violenza sulle donne, violenza che spesso si consuma tra le mura domestiche e che credo che una società civile debba sempre più marginalizzare attraverso la consapevolezza, il processo culturale che iniziative come queste indubbiamente favoriscono”.

“Abbiamo lanciato un amo ma il segnale più bello è  la risposta della città- ha detto il questore di Brindisi, Maurizio Masciopinto- Una grande sensibilità su questo tema, quello della violenza sulle donne sul quale l’amministrazione della pubblica sicurezza e  del dipartimento della Polizia di Stato stanno investendo da tanto tempo. La risposta dei cittadini, del mondo della scuola, dei ragazzi è il segnale che siamo sulla strada giusta.”.

Lucia Portolano

 

1 Commento

  1. Perchè non facciamo un’altra cosa per onorare la memoria di quella povera ragazza? Facciamo una specie di cronistoria all’ indietro: vediamo di sapere che carriera e che posizioni, nell’ambito della magistratura, hanno fatto quei giudici che non le credettero e mandarono liberi i suoi assassini. E , trovandosi, sarebbe curioso ed interessante vedere se eventualmente e per caso parenti stretti di quei giudici , oggi come oggi, facciano lo stesso mestiere. Impossibile, lo so: il regime NON darebbe mai informazioni del genere. E allora non venite a raccontare queste sceneggiate di premi e manifestazioni, tanto per tacitare la coscienza collettiva del popolo bue, tanto sensibile a folklore del genere.

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