Pronto soccorso affollato, la Asl: “L’ospedale non è un albergo, rivolgetevi anche ai medici di base”

BRINDISI-Dopo la diffusione  dell’articolo pubblicato su Il7 Magazine ed anche su BrindisiOggi in cui si racconta quello che accade in tredici ore nel pronto soccorso dell’ospedale Perrino di Brindisi, la direzione generale della Asl ha inviato la seguente nota che pubblichiamo di seguito integralmente.

“A seguito delle ultime vicende riportate dalla stampa sui tempi e sui modi con i quali il servizio offerto dai Pronto Soccorso delle strutture ospedaliere aziendali viene erogato, pare doveroso fare alcune considerazioni di carattere generale ma che sono utili a fare chiarezza sulle attività offerte negli ospedali della ASL BR.

Gli ospedali, secondo quelle che sono le linee guida della sanità, sono dei luoghi di cura riservati agli acuti, soggetti che hanno bisogno di interventi urgenti o non differibili. Ciò detto, dovrebbe essere abbastanza chiaro che l’accesso ai Pronto Soccorso non dovrebbe essere l’approdo di utenti con problemi che potrebbero essere presi in carico dalla medicina territoriale, dai medici di medicina generale in primis, professionisti a disposizione dei pazienti che assolvono con rigore e perizia al proprio compito. Il ricorso alla medicina del territorio dovrebbe essere il primo passo per la soluzione dei casi che presentano una complessità evidentemente, per quello che può apparire, minore: saranno gli stessi medici, all’occorrenza, a indicare la via dell’ospedale qualora si presentasse la necessità di approfondimenti e di interventi più urgenti.

Scavalcare questo pezzo del sistema sanitario nazionale, di cui la medicina generale è un tassello fondamentale, significa creare delle condizioni di stress all’intero servizio offerto in ospedale, a partire dai Pronto Soccorso che, per questo motivo, spesso vanno in affanno, fiaccati da un anomalo iperafflusso che ne condiziona anche le prestazioni. Nonostante questo, gli operatori in servizio dimostrano quotidianamente il proprio valore e la propria dedizione alla causa, accogliendo e curando tutti i pazienti che si presentano alle porte delle nostre strutture.

Non è una novità, a proposito di personale, la carenza di medici, principalmente, e di infermieri, in seconda battuta, ma si tratta di un problema che non riguarda solo i nostri ospedali, la criticità è diffusa in tutta la regione e non solo. Basti pensare, ad esempio, che nel nord del Paese da tempo vengono richiamati in servizio medici in pensione per sopperire a mancanze che rischiano di mettere a repentaglio l’intero servizio.

In questo particolare periodo dell’anno, poi, tutte le strutture ospedaliere vengono messe a dura prova da un massiccio afflusso di utenti con febbre e altre sintomatologie, anche importanti, legate all’influenza, il cui picco è al suo massimo proprio in questi giorni: se a questa situazione contingente si aggiunge un numero importante di accessi che potrebbero tranquillamente fare riferimento ai medici di medicina territoriale, le attese che si devono sopportare nei Pronto Soccorso aumentano in maniera tanto sensibile quanto fisiologica.

Va ricordato, inoltre, che gli ospedali sono luoghi di cura e sofferenza nei quali il tempo di permanenza, segnatamente riferito a quello da passare nei Pronto Soccorso, diventa una variabile relativa a una lunga serie di fattori: tutto il personale ospedaliero, senza distinzione alcuna, produce il massimo dello sforzo per dare delle risposte alle esigenze dell’utenza, svolgendo tutti gli esami necessari e sottoponendo i pazienti a ogni controllo e approfondimento ritenuto utile al caso, nell’esclusivo interesse della salute dei cittadini accolti. A fronte di queste considerazioni, le attese, anche quelle di diverse ore, assumono una valenza relativa alla complessità del servizio offerto e alla gravità delle problematiche lamentate: chi si reca in Pronto Soccorso deve mettere in conto di aspettare e chi ha una priorità inferiore deve pazientare di più rispetto a chi presenta dei rischi maggiori. L’iperafflusso, dovuto a quanto detto prima e che purtroppo si verifica molto spesso, contribuisce ad aumentare sensibilmente i disagi in quello che, già di suo, non è un albergo: in ospedale si soffre e ci si cura, ci sono i lamenti, ci sono i pianti, ci sono i problemi ma si affrontano.

La carenza di strumentazione e attrezzature nelle strutture della ASL BR è un classico esempio di quelle che oggi vengono chiamate “fake news”: nei Pronto Soccorso le barelle ci sono, come ci sono le sedie a rotelle. La struttura aziendale dedicata ne sta acquistando anche altre, proprio per far fronte ai momenti di maggiore afflusso senza andare in sofferenza. I lavori al Pronto Soccorso del Perrino, poi, sono stati temporaneamente sospesi proprio per gestire il picco influenzale senza creare ulteriori disagi ai tanti utenti attesi in queste settimane.

Il racconto secondo il quale va tutto male e non c’è nulla di buono serve solo a mettere in cattiva luce il lavoro del personale ospedaliero e non giova a nessuno, men che meno alla qualità del servizio. Non si vogliono negare i problemi che esistono, anzi: la comprensione della situazione è il primo passo per migliorare e per affrontare le criticità di cui il sistema soffre.

Nel prossimo futuro, infine, l’azienda sanitaria implementerà una serie di iniziative per migliorare la comunicazione con l’utenza e per guidarla nell’approccio al servizio al fine di superare alcune delle difficoltà che i pazienti incontrano e che sarebbero facilmente risolvibili imboccando la giusta direzione. La ASL BR, a questo proposito, si avvarrà dei più diffusi strumenti tecnologici e di un dialogo più efficace e diretto con la stampa e i mass media in generale”.

BrindisiOggi

1 Commento

  1. Controllateli un po’ più da vicino i medici di base
    e rendetevi conto di come operano. Premetto: Non
    Sono tutti uguali.

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