Ragazzi alla guida, i carabinieri: “Le cinture di sicurezza usate anche dietro salvano la vita”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Diminuiscono gli incidenti mortali ma aumentano i sinistri con lesioni gravi. E’ la fotografia degli ultimi dati Istat sulla frequenza degli incidenti stradali che tuttavia non trova riscontro nella provincia di Brindisi dove dall’inizio dell’anno ad oggi hanno perso la vita tredici persone, le ultime cinque in soli tre giorni. Un bilancio drammatico che non trova una ragione se non nella mancanza del rispetto delle norme stradali e di tutte quelle misure che potrebbero salvare la vita, in primis l’uso delle cinture di sicurezza.

“E’ una delle principali cause degli incidenti stradali con esito mortale è l’avere indossato o meno le cinture di sicurezza. Nell’incidente a San Pietro Vernotico hanno perso la vita i tre passeggeri posteriori che non avevano la cintura di sicurezza” a dirlo è il maggiore Stefano Giovino, Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Brindisi.

Giovino come i suoi colleghi dell’Arma dei Carabinieri è particolarmente impegnato nella campagna di sensibilizzazione e diffusione della cultura della Legalità. Il principale scopo di questa campagna è quello di interfacciarsi con i giovani, anche giovanissimi, troppo spesso protagonisti e vittime di questi terribili incidenti stradali. La presenza dei carabinieri nelle scuole diventa un momento di confronto e soprattutto di educazione, in questo caso, educazione stradale.

“Il fattore cultura ed lì che noi interveniamo cercando di diffondere il seme della legalità che già nel rispetto delle regole stradali in qualche modo ha un suo inizio- spiega il maggiore Giovino- Quando vado nelle scuole faccio sempre l’esempio del passaggio fondamentale che si ha a 14 anni per cui un ragazzo non vede l’ora che arrivi a 14 anni perché non vede l’ora di prendere il patentino per la motorino però in realtà quello è un traguardo anche dal punto di vista normativo, perché ci rende per la prima volta dei soggetti giuridici con un ruolo più attivo nella società perché noi avendo un mezzo che circola sulla strada per le mani vuol dire che il giudice ci riconosce una capacità e una responsabilità di comprendere la norma e comprendere le conseguenze negative che possono avere le nostre azioni nel momento in cui violo quella norma. Quindi si dice che diventiamo soggetti imputabili , il rispetto del codice della strada è comunque un rispetto di leggi che servono a prevenire. La norma non nasce per reprimere un comportamento sbagliato , nasce per prevenire e consentire a tutti di poter vivere in una società sicura”.

L’approccio alla norma e la sua interpretazione è fondamentale per capirne poi l’importanza: “ Noi cerchiamo di far capire queste piccole cose che possono far accettare al giovane, al neo patentato il rispetto di alcune regole che non devono essere subite, ma devono essere rispettate perché ho una cultura tale che mi fa capire che se è nata quella norma è perché io posso essere sicuro al volate, può essere sicuro il mio passeggero e può essere al sicuro l’utente della strada che non deve correre il rischio di essere investito per una mia negligenza”.

Parlare con i ragazzi non è semplice è per questo che i carabinieri nel confronto diretto e aperto cercano di abbattere quelle barriere che ci possono essere a causa della divisa o dal gap generazionale “ Cerchiamo di stimolare le loro curiosità, che in quel caso sono legate al confronto con il carabiniere- spiega, ancora, il maggiore- C’è un po’ forse rispetto al passato una forma di arroganza in più, sembra che al giovane sia consentito molto di più che in passato. C’è questa forma di irriverenza nei confronti dell’autorità che non deve essere un rispetto dato dal timore ma un rispetto dato dalla consapevolezza che il lavoro che faccio è utile anche a te per vivere in sicurezza. Bisogna far vedere l’altra faccia della medaglia, se ti fermo perché hai bevuto o fumato lo spinello, non è per colpevolizzarti o vessarti ma è perché ne va della sicurezza degli altri utenti che non possono essere messi a rischio perché tu hai voluto passare la serata in discoteca”.

Proprio l’annebbiamento, l’abbassamento dei riflessi dovuta all’assunzione di bevande alcoliche è una delle principali cause degli incidenti stradali, prima ancora che degli stupefacenti. L’altra è l’avere indossato o meno le cinture di sicurezza. “E qui è un altro punto fondamentale di diffondere la cultura della legalità non solo al giovane ma anche alle famiglie, perché il confronto che hanno con noi in aula finisce dopo quei 45 minuti ma deve poi proseguire a casa tramite poi con una dialettica con i genitori che possa poi proseguire il percorso- conclude Giovino- Spesso il ragazzo non mette la cintura dietro perché da piccolo non l’ha messa, perché non ha mai avuto dei genitori che l’hanno costretto a metterla”.

La mancanza della cultura stradale sembra quindi essere il grande gap delle vecchie e delle nuove generazioni. La provincia di Brindisi anche nell’ultimo anno è stata funestata da incidenti stradali con esito mortale, in gran parte dei casi incidenti autonomi, ossia persone alla guida che autonomamente sono finite fuori strada perdendo la vita.

“C’è un fattore che riassume la maggior parte degli incidenti stradali e vale per tutte le fasce di età, che è la mancanza della cultura dell’educazione stradale- ci spiega il capitano Daniele Boaglio, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Fasano- spesso è una questione di certezza, faccio un chilometro, due chilometri, non metto la cintura perché tanto non serve, piuttosto che ricevo la telefonata, ricevo il messaggio e non metto gli auricolari”.

Il capitano Boaglio è spesso nelle scuole per illustrare ai ragazzi le conseguenze del mancato rispetto del codice della strada, spesso utilizzando anche mezzi più crudi, mostrando video e diapositive di incidenti che raccontano la realtà.

“Normalmente nei video proponiamo l’incidente stradale, perché fino a ché uno lo dice i ragazzi non ti ascoltano più di tanto ma quando poi vedono un passeggero seduto dietro senza cintura i danni che può fare a se stesso ma anche agli altri che sono in macchina ci pensano due volte- dice il capitano- Quando toccano la realtà per loro cambia. Per cui proiettiamo un video su un sinistro stradale particolarmente crudo, quando parliamo di sostanze stupefacenti, facciamo vedere prima le sostanze che ci sono in giro, come vengono prodotte, ad esempio come si produce la cocaina nella foresta in Bolivia piuttosto che nella foresta Amazzonica e quindi tutte le sostanze chimiche che vengono messe dentro e dopo facciamo vedere il filmato di un ragazzo australiano che ha consumato una pastiglia di ecstasy e che porterà a vita una balbuzie molto accentuata anche con scatti incontrollabili del corpo, nel quale il ragazzo dice : “Non mi commiserate ma sappiate che la vita non vale 25 dollari”. Devo dire che quando i ragazzi vedono queste scene sono più attenti , lo stesso faccio con il bullismo e il ciber bullismo”.

Questa forma di educazione stradale viene fatta esclusivamente dai carabinieri che in un solo anno hanno incontrato 9mila studenti, svolto 72 incontri in 45 istituti scolastici.

“Attualmente non esiste un coordinamento tra le forze dell’ordine e le scuole guida. Noi lo facciamo di nostra iniziativa nelle scuole come Arma dei Carabinieri nell’ambito delle cultura della Legalità- spiega Boaglio- Un altro progetto importante è “Dal Banco alla strada”, un progetto ideato da un commissario di polizia in congedo, dove ogni anno ogni appartenente alle forze dell’ordine porta un argomento. Alla fine del progetto viene fatta anche una simulazione”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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