A rischio l’inizio della mensa scolastica, lavoratori sul piede di guerra: “Non firmiamo quel contratto”

BRINDISI – (da Il7 Magazine) Non firmeranno nessun contratto: lavoratori sul piede di guerra. A rischio l’inizio della mensa scolastica nelle scuole comunali di Brindisi. Per ora non c’è accordo tra sindacati e azienda e i dipendenti non intendono mollare. Il primo ottobre il servizio mensa non partirà con  il disagio per centinaia di famiglie. L’inizio potrebbe slittare l’8 ottobre, ma la questione è ancora in alto mare. Al momento la tensione è alta.  La scuola è ormai iniziata per tutti, le ultime scuole hanno aperto il cancello  il 20 settembre. Sotto accusa il contratto firmato tra la Serenissima, società di Genova che ha vinto l’appalto indetto durante la gestione commissariale, e il Comune di Brindisi. L’azienda ha proposto un monte ore di 1092 a settimana per tutti i dipendenti, 150 ore meno di Markas (la società precedente) e oltre 300 in meno rispetto alla Gemeaz e Adisa- Cascina, quelle che ancor prima gestivano il servizio. Con il piano della nuova società la maggior parte dei dipendenti lavorerebbe solo un’ora e quarantacinque minuti al giorno per un totale di 200 euro al mese.  In questo tempo dovranno pulire i banchi dei bambini, apparecchiare, distribuire i pasti, sbarazzare e i ripulire le sale mensa o le aule. “Una corsa contro il tempo – dice Anna Rita Crudo, una delle lavoratrici – non solo per noi che dobbiamo garantire l’efficienza del servizio ma anche per i bambini stessi che devono sbrigarsi a mangiare. In passato molte di noi restavano anche dopo l’orario di lavoro per  il bene degli alunni ma questa volta non abbiamo alcuna intenzione perché non ci sembra giusto”. Insomma non si potrebbe garantire un buon servizio in meno di due ore.

Tutto è partito lo scorso anno con  Markas che adottò una forte riduzione dell’orario di lavoro: da 1415 ore alla settimana (previsto nel precedente contratto di Gemeaz e della successiva Adisa-Cascina) si passò 1200 ore in tutto, i dipendenti si ritrovarono a lavorare solo due ore al giorno. I lavoratori, difesi dall’avvocato Carmela Lomartire, oggi consigliera comunale di opposizione,  impugnarono il provvedimento davanti al giudice del lavoro e vinsero. Il giudice dichiarò illegittima la riduzione e chiese il ripristino della situazione antecedente al passaggio di cantiere. “Ho immediatamente mandato la comunicazione della sentenza al Comune – spiega l’avvocato Lomartire – ma nonostante questo, la proposta di Serenissima, con la quale ha poi vinto l’appalto, è stata accettata con un organigramma non adeguato alla decisione del giudice”. I sindacati avevano anche chiesto al sindaco di ritirare quel bando di gara. Intanto però i tempi stringono. Per ora c’è un braccio di ferro: Serenissima non vuole modificare l’offerta con la quale ha vinto il bando, e i lavoratori non ci stanno al fatto di aver vinto una causa legale e di ritrovarsi punto e a capo. Le organizzazioni sindacali attendono una convocazione dal sindaco Riccardo Rossi, la riunione di una settimana fa si è conclusa con un nulla di fatto. “Il Comune parla dell’abbattimento di 1,50 euro a pasto grazie al nuovo appalto – conclude Carmela Lomartire – ma intanto le tariffe per gli utenti non sembrano modificate. Le famiglie che hanno già caricato le schede dei buoni pasto avrebbero trovato il costo dello scorso anno. Se la Serenissima dovesse successivamente aumentare il monte orario e chiedere più soldi al Comune si rischia di aprire un grande contenzioso anche con le altre aziende partecipanti, bisogna risolvere il problema prima”.

Intanto sino a quando la questione non sarà risolta l’amministrazione comunale potrebbe chiedere a Markas di continuare a svolgere il servizio in proroga per un altro mese.

Lucia Portolano

(per Il7 Magazine)

 

 

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