Trans nel Cie, dopo le minacce sorvegliata a vista, il console brasiliano: “Ha chiesto asilo politico”

BRINDISI- Adriana è sorvegliata a vista, le forze dell’ordine in servizio al Cie non la perdono d’occhio neppure per un attimo. Da quando Adriana, trans brasiliana di 34 anni, è rinchiusa nel Centro di espulsione ed identificazione di Restinco è stata minacciata di morte parecchie volte, per questo motivo da settimane dorme su di un materasso sotto l’occhio vigile delle telecamere che si trovano nella sala comune.

Questa mattina, dopo aver ricevuto ieri la visita del prefetto di Brindisi, Annunziato Vardè,  ha incontrato il console onorario del Brasile a Brindisi, Demetrio Zavoianni.

“L’ho trovata molto provata- ha detto il console- stamane ho portato con me anche la mia segretaria che parla portoghese . Ho lasciato che si sfogasse con qualcuno che parla la sua lingua”.

Il console è stato anche dal Prefetto Vardè dal quale ha ricevuto rassicurazioni sulla sorveglianza di Adriana. Gli ospiti del Cie, tutti uomini di diverse etnie, hanno preso di mira il trans e non gradiscono la sua presenza.

“Il discorso è questo- ha detto il console- anche se Adriana fosse trasferita in un reparto femminile sarebbe in pericolo. Anzi forse lo sarebbe ancora di più visto che le donne, per educazione religiosa, sono più intolleranti degli uomini”.

Adriana davanti alla legge italiana è un uomo e per questo si trova nel reparto maschile, lo stato non riconosce le sue propensioni o il suo stile di vita. Inoltre nel nostro paese non ci sono strutture dedicate per queste persone, allo stato attuale vi sono solo due strutture carcerarie che hanno un’area dedicata, ma Adriana deve stare in un Cie e non in un carcere (sebbene la differenza non sia molta).

La trans brasiliana ha a suo carico due decreti di espulsione, uno emesso dal tribunale di Agrigento ed un altro da quello di Napoli. Adriana  ha dichiarato di aver ricevuto questi provvedimenti dopo essere stata licenziata ed aver perso il lavoro. Poi durante un controllo sarebbe stata trovato senza documenti e con il permesso di soggiorno scaduto e per questo motivo sarebbe finita nel Cie.

Adriana ha fatto ricorso contro il provvedimento di espulsione ed avrebbe anche chiesto di poter avviare la procedura di asilo politico.

“Se dovesse essere accolto il suo ricorso- ha detto il console- il fascicolo passerebbe al tribunale di Lecce che si occuperebbe della procedura”.

Nel frattempo Adriana ha chiesto di poter riprendere la cura ormonale, per questo motivo è stata fatta richiesta  della tessera STP per l’assistenza sanitaria per cittadini stranieri non residenti. Se nel prontuario medico è prevista anche la cura ormonale gratuita allora Adriana potrà usufruirne, in quel caso però bisognerà trovare un professionista disponibile alla somministrazione.

Intanto la storia di Adriana continua a far discutere, oggi sul suo caso sono intervenute le associazioni Io Donna CAV, Arcigay Salento, Comitato Non una di meno Brindisi, Comitato Migranti e Mediterraneo, oltre alla Sinistra per Brindisi.

“Più volte è stato promesso alla ragazza che sarebbe stata spostata in un luogo più consono e sicuro, ma ciò ancora non avviene- dicono le associazioni- Adriana, oltre a correre un rischio essendo nella stessa sezione degli uomini, vede la sua dignità, in quanto donna transessuale, calpestata. Non solo le è negato essere trasferita in aree più sicure ma non le è stato nemmeno riconosciuto il diritto a proseguire la sua terapia. Adriana non sarà una donna per la burocrazia ma lo è per il buon senso”.

Lu.Pez.

2 Commenti

  1. La città è una cloaca e lei sproloquia su una poveraccia . Non dice nulla sulla monnezza che ci annega ???
    Esca da casa ogni tanto…….dopo aver spento il suo pc

  2. “…..visto che le donne, per educazione religiosa, sono più intolleranti degli uomini”. Se possibile, si potrebbe specificare la natura dell’educazione religiosa che hanno le donne in un CIE? O il “politically correct” impone di glissare su questo piccolo particolare? O forse è stato dato ordine dal regime, attraverso i suoi gerarchi, di sorvolare su questa circostanza? Poi non mi è chiara una cosa: ma in Brasile vi è un regime dittatoriale, per cui si può richiedere asilo politico? Che roba: siamo tra l’allucinante ed il tragicomico, mandando in scena una spernacchiabile farsetta che si traduce, immancabilmente , in sperpero e dilapidazione del danaro pubblico. Ed è meglio fermarsi qui, è molto meglio……

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