Assalto al portavalori, sgominata l’organizzazione che trasportava il commando armato

BRINDISI- Assalto al portavalori dietro il commando di fuoco una vera e propria organizzazione per il trasporto delle armi e degli uomini. La squadra mobile di Brindisi  con la collaborazione dello Sco di Roma, il Servizio centrale operativo è un servizio della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, è riuscita a smantellare una gruppo criminale dedito alla esecuzione logistica dei crimini. Si tratta di un sodalizio che avrebbe dato supporto ai banditi che il 18 gennaio del 2018 assaltarono il furgone portavalori sulla statale Brindisi-Lecce nei pressi dello svincolo per Tuturano. Questa mattina oltre 150 uomini non solo della Questura di Brindisi ma anche delle questure di Bari e Foggia hanno dato esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, sei delle quali portate a buon fine, mentre un soggetto risulta irreperibile. In manette sono finiti: Raffaele L’Abbate, 50 anni di Monopoli, Pietro L’Abbate, 29 anni di Monopoli, rispettivamente padre e figlio, Ciro Morelli, 63 anni di Foggia, Nunzio Arnese, 60 anni di San Ferdinando di Puglia ,  Addolorata Piazzolla,  57 anni di San Ferdinando di Puglia, Paolo Padalino, 56 anni di Foggia. Obbligo di dimora, invece,  per Antonio Luigi Ricci,  64 anni di  Lucera. Mentre un nono soggetto risulta indagato a piede libero. In pratica l’organizzazione si occupava degli aspetti logistici del colpo. Assoldati dal commando armato avevano il compito di trasportare, con un furgone modificato, all’interno de quale vi era una botola, gli uomini e le armi sul luogo dell’assalto e prelevarli una volta messa a segno la rapina. Il 18 gennaio del 2018 erano le 7.00 del mattino quando un  commando armato di quattro persone  assaltò il portavalori della Cosmopol sulla strada statale 613 direzione Brindisi- Lecce. I banditi che viaggiavano su tre auto raggiunsero  il mezzo blindato all’altezza dell’ svincolo Tuturano – San Pietro Vernotico. Un delle tre autovetture, una Lancia Delta , affiancarono  il portavalori e da lì uno dei banditi  cominciarono ad esplodere colpi di fucile contro il blindato cercando di colpire le ruote. Contemporaneamente dalle altre due vetture, una Ford Focus e una Wolsvagen, i complici gettavano sull’asfalto una pioggia di chiodi bloccando di fatto le autovetture che sopraggiungevano. Il blindato così era stato costretto a fermarsi sotto il fuoco dei banditi . Questi, fermato il blindato  scesero dalla Lancia Delta e imbracciando i fucili hanno intimato, pare con un accento straniero, ai vigilantes di scendere. Le guardie giurate non si mossero  e lanciarono l’allarme antirapina, nonostante fossero tenuti sotto tiro anche da due banditi a bordo di una Giulietta sulla carreggiata opposta. A questo punto i banditi presero un crik e lo posizionarono  sotto il furgone sollevandolo.  Smontarono una delle ruote ma poi per qualche motivo rinunciarono e si diedero  alla fuga nelle campagne assieme ai complici che occupavano le altre vetture. I banditi  abbandonarono sul posto le tre auto, anche la Giulietta. Ma prima di andare via i rapinatori  cercarono di compromettere gli indizi di prova svuotando nell’abitacolo delle vetture alcuni estintori. Sul  posto intervennero carabinieri e polizia, ma le indagini  erano state affidate agli uomini della squadra mobile di Brindisi.I vigilantes fortunatamente rimasero  illesi, nel furgone portavalori pare trasportassero molto denaro, all’incirca mezzo milione di euro.Grazie all’attività investigativa della squadra mobile, coordinata dal vice questore aggiunto, Rita Sverdigliozzi, gli inquirenti sono riusciti a ricostruire quanto accadde quella mattina ed il perché del fallimento del colpo. I banditi dopo aver sollevato con un crick il portavalori avrebbero dovuto tagliare le lamiere per avere accesso al vano cassaforte ma il mezzo era parcheggiato troppo a ridosso del guard rail e non consentì loro di concludere l’operazione. “Siamo solo ad un primo step- ha detto il procuratore capo De  Donno- questo era solo il gruppo logistico non quello di fuoco ma stiamo indagando”.

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