Carbone e idrogeno, Brindisi al centro del futuro energetico del Paese

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Carbone e idrogeno, il territorio brindisino al centro del futuro energetico del Paese rappresenta l’ago della bilancia per garantire il fabbisogno di energia. La transizione energetica può attendere nel frattempo torna a pieno regime la Centrale Federico II Enel a Brindisi. “Il conflitto russo-ucraino ha posto la necessità di adottare misure d’urgenza per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali”. Così si apre “Piano Nazionale di Contenimento dei Consumi di Gas Naturale” pubblicato dal Ministero della Transizione Ecologica. Così il Governo giustifica il ritorno alla produzione a carbone quando si attende il 2025 per la riconversione. Questa, tuttavia, è considerata una misura d’urgenza necessaria per provare a garantire il fabbisogno energetico del Paese al netto della riduzione delle forniture provenienti da Mosca. Tra le sei centrali a carbone attive in Italia e considerate determinanti per tamponare l’emergenza c’è proprio quella di Cerano a Brindisi, tra l’altro classificata come “tra le più inquinanti d’Europa”. Il via libera dovrebbe arrivare entro fine settimana, quando  il ministro dell’Ambiente, Roberto Cingolani, firmerà l’atto di indirizzo che consentirà alla centrali termoelettriche di marciare alla massima potenza. Proprio ora che Enel nel suo piano industriale aveva fissato per il 2025 la dismissione degli impianti con la totale decarbonizzazione. Invece secondo previsioni da gennaio 2023 la Federico II sarà pienamente al regime e potrà seguire le indicazione del governo. In questo modo la movimentazione e l’utilizzo del carbone sarà nuovamente triplicato. Ogni giorno Terna indica a ciascuna società la quantità di energia da immettere nella rete di distribuzione. Prima del conflitto le indicazioni avevano dato priorità all’immissione in rete dell’energia prodotta dalle rinnovabili, poi dal gas e infine dal carbone, che forniva ormai un supporto minimo. Oggi questo combustibile fossile per il governo diventa necessario e indispensabile. In questo modo, tuttavia, la produzione dalle fonti più inquinanti salirà del 125% rispetto al 2021. E dire che appena un anno fa Enel presentando il Piano Strategico 2022-2024 parlava di  “un massiccio incremento dell’elettrificazione e al tempo stesso di decarbonizzare la produzione di energia” oltre ad investimento di 45miliardi di euro parte dei quali spendibili proprio sulle rinnovabili “con l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 una capacità rinnovabile di circa 154 GW (di cui 596 MW di nuova capacità solo in Italia nel triennio 2022-2024), tre volte quella del 2020 a livello globale. Una cifra equivalente sarà destinata al potenziamento dell’estensione e l’efficienza di Infrastrutture e Reti, per rafforzarne la resilienza e la capacità di far fronte ai possibili eventi climatici estremi provocati dal riscaldamento globale”. Così mentre il futuro energetico del Paese per non soccombere al ricatto russo conta sull’incremento della produzione a carbone in particolare nella centrale Federico II di Brindisi, con tutte le conseguenze del caso, spunta , invece, un nuovo progetto che fa del territorio brindisino la Green Valley della produzione ad idrogeno assieme a Cerignola e Taranto. Nell’insieme i tre impianti  avranno una capacità di elettrolisi pari a 220 MW alimentati da circa 400 MW di energia solare fotovoltaica. Una volta a regime, i tre impianti saranno in grado di produrre complessivamente fino a circa 300 milioni di normal metri cubi di idrogeno rinnovabile all’anno, che alimenteranno le industrie del territorio pugliese e la mobilità sostenibile anche attraverso l’immissione nella rete gas locale. L’idrogeno verde, infatti,  rappresenta la variante pulita dell’idrogeno: non è presente in natura e si produce attraverso le fonti rinnovabili, a seguito del processo di elettrolisi, da cui è possibile produrre idrogeno verde la cui successiva trasformazione produce energia e vapore acqueo, senza generare effetti inquinanti. Per questo motivo l’idrogeno verde  è in grado di svolgere una funzione strategica nella decarbonizzazione dei settori che si avviano ad adottare un modello di crescita sostenibile. Per l’impianto di  Brindisi l’iter autorizzativo è stato già avviato, la produzione dovrebbe iniziare alla fine del 2025 inizio 2026. Il progetto è stato redatto dalla società salentina Alboran Hydrogen Brindisi Srl, della quale da qualche giorno hanno acquisito le quote Edison e Saipem, la prima per il 50 per cento, l’altra pe il 10 per cento. La produzione di idrogeno sarà destinata solo per usi industriali e resterà nel territorio regionale. In un futuro, neppure troppo lontano, si parla del 2035, potrebbe anche essere impiegata per l’uso domestico.  L’impianto di produzione di idrogeno verde sarà realizzato mediante elettrolizzatori con una capacità di 60 MW alimentati da un campo fotovoltaico dedicato. Il progetto è stato proposto per il bando di finanziamento europeo IPCEI (Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo). E’ doveroso ricordare che la Puglia attualmente assorbe per il suo settore industriale più energia della media e rappresenta circa il 6 per cento dei consumi energetici nazionali del comparto. Per le società coinvolte nel progetto pugliese “l’idrogeno è uno dei vettori energetici di riferimento per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dalla strategia nazionale ed europea al 2030 e al 2050 e Puglia Green Hydrogen Valley si pone l’obiettivo di accelerare la diffusione dell’idrogeno verde nel mix energetico nazionale”. Intorno all’idrogeno girano milioni di euro finanziati nel Recovery plan. Gli impianti di Alboran prevedono la installazione di un parco fotovoltaico in un campo agricolo, e a poca distanza la realizzazione di container compatti per gli elettrolizzatori, che constano di una vasca d’acqua demineralizzata dove  passa la corrente elettrica e produce idrogeno e ossigeno. L’idrogeno viene poi immesso nelle rete Snam e si miscela con il gas naturale, oppure può essere trasportato su gomma, o in tubi dedicati.

L’impianto di Brindisi, che sorgerà tra il polo industriale e la centrale Enel di Cerano, prevede la realizzazione di un impianto di produzione di idrogeno verde mediante elettrolizzatori con una capacità di 60 megawatt alimentati da un campo fotovoltaico. La società ha spiegato  che “L’intero progetto, che coinvolge anche Acquedotto Pugliese, Ferrovie Apulo Lucane, i Distretti tecnologici e produttivi pugliesi, il Politecnico di Bari, le Università di Bari, di Foggia e del Salento, consentirà di massimizzare le sinergie con il territorio e favorire lo sviluppo di competenze per la creazione di una filiera locale”. Giovanni Brianza, CEO di Edison Next, società del Gruppo Edison, ha dichiarato: “Con questo progetto Edison conferma il suo impegno nello sviluppo di tutta la filiera dell’idrogeno verde, una tecnologia sinergica al core business dell’azienda e un elemento chiave nell’ambito del suo piano di sviluppo strategico. In particolare la società punta ad utilizzare l’idrogeno verde per sostituire i combustibili fossili nei processi industriali energivori e per rendere sostenibili i trasporti pesanti”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

1 Commento

  1. L’articolo di Lucia Pezzuto per Il7 Magazine è interessante, sarebbe possibile da parte sua, offrire degli approfondimenti su questioni collegate a: Enel Logistic SrL, con le intese stabilite con Enel X, Koelliker, Grimaldi, ecc.?
    Quali rallentamenti subiranno, se ne subiranno, queste intese nell’ambito della logistica integrata, dell’economia circolare, della transizione ecologica, del cold ironing, mobilità elettrica ecc. a Brindisi?
    La mia impressione è che la produzione di idrogeno verde sia una promessa edulcorante di là da venire per addolcire appunto l’amaro carbone e rabbonire con belle parole tutti noi. Nel frattempo bisognerà pagare le bollette (sempre che riusciremo a farlo) prima di vedere i risultati promessi. Nel frattempo mangeremo e respireremo carbone. Chi vivrà vedrà.

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