Caro bollette, tre alberghi su cinque rischiano la chiusura ed i sindaci chiedono aiuto al Governo

BRINDISI- (Da Il7Magazine) Caro bollette, anche il settore alberghiero in ginocchio, in provincia di Brindisi due strutture su cinque rischiano di chiudere. Gli aumenti spropositati di luce e gas pesano come un macigno anche sulle strutture ricettive ed anche gli albergatori che in questi anni erano riusciti a destagionalizzare le proprie attività ora rischiano di chiudere in anticipo. “Ci sono due strade se non si interviene subito – dice Pierangelo Argentieri presidente Federalberghi Brindisi e vice presidente regionale della stessa associazione di categoria – la chiusura anticipata o la cassa integrazione. Non abbiamo alternative”. Lo scenario è drammatico ed il caso della chiusura del gruppo Caroli Hotel  su Lecce con il licenziamento di tutti i dipendenti è soltanto la punta dell’icerberg. Lunedì scorso, 3 ottobre, gli albergatori di tutta la Puglia si sono incontrati a Bari per fare il punto della situazione e ciascuno di loro ha confermato l’enorme difficoltà nel far fronte alle spese delle utenze che in questi ultimi mesi si sono quintuplicate. “ Ci sono imprenditori del settore alberghiero che sono passati da una bolletta di diecimila euro ad una di sessantamila euro- spiega Argentieri- e stiamo parlando solo del mese di agosto. Per settembre ci si aspetta un’ulteriore batosta. A questo punto non resta che chiudere. I costi sono importanti ed i guadagni non li coprono assolutamente. E stiamo parlando di strutture che non vivono di bassa o alta stagione perché normalmente offrendo servizi come centro benessere e Spa riescono ad essere aperti tutto l’anno. Ora però le cose cambiano”. Il futuro per gli albergatori è tutt’altro che roseo ad a nulla sono valsi i campanelli d’allarme lanciati in questi mesi, qualcuno dice che è stato solo tempo sprecato, il Governo avrebbe avuto novanta giorni per intervenire ad esempio fissando un tetto sul prezzo industriale dell’energia così da contenere i costi per le attività di impresa, al contrario di quanto hanno fatto la Germania o l’Austria  che hanno  annunciato centinaia di miliardi. Ora il rischio è che non solo le strutture chiudano ma che migliaia di lavoratori si ritroveranno in cassa integrazione. Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Bari e proprietario di un hotel, lo dice senza mezzi termini. La bolletta dell’energia di agosto nel suo albergo ammonta a 43mila euro, quella dello scorso anno per lo stesso mese era di 9mila. Il costo è quintuplicato, ma il fatturato è lo stesso: da 90mila è passato a 98mila. “Con la differenza – dice Caizzi – che quest’anno metà servirà a pagare la bolletta della luce. Questo significa chiudere e mandare a casa tutto il personale. Il sistema alberghiero è uno di quelli che per produrre fatturato deve impiegare un gran numero di lavoratori, più di altri settori”. In Puglia il settore turistico muove

circa il 13 per cento del Pil  e gran parte di questo riguarda proprio il settore ricettivo. A conti fatti, con la chiusura anticipata delle strutture e la cassa integrazione per i tanti dipendenti impiegati negli alberghi, il peso di questa “catastrofe” si ripercuoterà sull’economia di tutta la regione. Basti pensare che in alta stagione il sistema alberghiero occupa dai 10mila ai 15mila addetti diretti.  In Puglia  ci sono 800 alberghi, ai quali si aggiungono 800 villaggi. Il costo dell’energia è passato da 6 centesimi a chilowattora a 60 centesimi e la previsione per ottobre è di 90 centesimi.La sproporzione è evidente e le conseguenze anche. “Federalberghi – afferma ancora Caizzi – sollevò il problema già a febbraio, quando si era passati a 20 centesimi, ma il nostro punto di vista è stato sottovalutato. Ora è necessaria una doppia soluzione: una relativa al pagamento delle passate bollette attraverso fondo di garanzia, un sostegno ai mutui e il credito d’imposta. E l’altra per le prossime, con interventi che possano calmierare i prezzi”.

I costi insormontabili rispetto ai margini di profitto hanno spinto Federalberghi Brindisi ad aprire il proprio tavolo di crisi per valutare quante strutture sul territorio provinciale sono in procinto di chiudere e quelle che possono essere le soluzioni per andare incontro alle aziende che saranno costrette a mettere in cassa integrazione il personale. “Le parti sociali del Comparto turistico, secondo un recentissimo studio consegnato al Governo, ha registrato rincari della componente energetica già a partire dall’ultimo trimestre del 2021. Una situazione sempre peggiorata che ad oggi ha portato il costo delle utenze a un livello di non ritorno-  spiega Pierangelo Argentieri, presidente di Federalberghi Brindisi – Alla crisi pandemica si è aggiunta quella del conflitto bellico che ha fatto lievitare pericolosamente le tariffe di gas, luce, materie prime e servizi. Come Federalberghi saremo impegnati a capire meglio la crisi sul nostro territorio ma soprattutto a chiedere a Stato e Regione l’individuazione di misure utili a salvaguardare le aziende alberghiere e lo stato occupazionale di tutti i lavoratori coinvolti. E’ chiaro che anche la Regione Puglia deve essere chiamata in causa per individuare eventuali misure periferiche legate a situazioni emergenziali. Da parte loro, i Comuni che applicano la Tassa di Soggiorno, potrebbero lasciare gli introiti dell’imposta agli alberghi e venire incontro alla situazione straordinaria di crisi. Ovviamente questo sarebbe un provvedimento straordinario e a tempo determinato. In questo contesto non possiamo fare altro che chiedere sgravi a tutti i livelli per salvare un settore fondamentale nell’economia provinciale, regionale e nazionale. Per discutere di questo Federalberghi Brindisi ha convocato un direttivo straordinario e chiesto un incontro con il Prefetto di Brindisi”.

Nel frattempo il presidente della provincia di Brindisi e sindaco di Mesagne, Toni Matarrelli, ha deciso di riunire tutti e diciotto  sindaci della provincia invitandoli a sottoscrivere un documento poi inviato al nuovo Governo. La riunione si è svolta sabato scorso, primo ottobre, e ciascun primo cittadino si è fatto interprete di questa grave problematica che affligge tutti i settori e le categorie sociali. “E’ un problema molto serio -dice il presidente Matarrelli- che investe enti locali, famiglie ed imprese. Tra l’altro l’aumento spropositato delle bollette che pesa anche sulle amministrazioni ha fatto sì che i Comuni non possano più elargire quel minimo contributo a favore delle famiglie in difficoltà e alle prese proprio con questo tipo di spese”. Dall’iniziativa è emersa la necessità di sollecitare il Governo centrale e gli enti preposti a intervenire per mitigare gli effetti devastanti procurati dal rincaro energetico al territorio in tutte le sue articolazioni sociali ed economiche.

Così i sindaci dei Comuni della provincia di Brindisi, a fronte della drammatica crisi economica originata dai rincari del costo dell’energia, disponibili ad assolvere alla propria responsabilità compiendo ogni sforzo necessario al superamento di una così grave vertenza, hanno deciso di sollecitare il Governo a un intervento immediato e risolutivo per sostenere gli enti locali, i cui bilanci sono strutturalmente privi di risorse utili; per aiutare le famiglie del territorio che già si barcamenano tra enormi difficoltà materiali e morali; e per costituire le condizioni normative e finanziarie affinché le piccolissime, piccole e medie imprese siano e restino competitive sui mercati. Al contempo, hanno chiesto esplicitamente di non distogliere fondi da quelli già destinati attraverso la programmazione del PNRR alle Regioni del Mezzogiorno.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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