Contro decreto Salvini, Uds al sindaco: “Chiedete la sospensione, bisogna ritornare all’accoglienza”

BRINDISI – Contro il decreto legge Salvini, l’Uds di Brindisi lancia un appello al sindaco: “Chiedete la sospensione, bisogna ritornare all’accoglienza”. L’Unione degli studenti di Brindisi si rivolge al primo cittadino del capoluogo brindisino e al consiglio comunale di chiedere al Ministero dell’Interno e al Governo di sospendere l’iter parlamentare e gli effetti dell’applicazione del dl Salvini.

Gli studenti brindisini lanciano un appello al sindaco Riccardo Rossi. “Il Decreto Legge, – si legge nel comunicato stampa dell’Uds – articolato in tre parti che riguardano riforma del diritto di asilo, sicurezza del territorio e gestione dei beni sequestrati alla mafia, mostra delle gravi carenze a partire dal primo punto alla luce di quanto citato nel decimo articolo della Costituzione Italiana: ‘Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.’. Ogni persona che nel proprio paese non ha la libertà di esercitare ogni diritto sancito nella nostra Costituzione, ha diritto all’asilo in Italia senza alcun genere di restrizione mentre oggi il Ministro degli Interni Salvini propone una nuova regolamentazione che faccia in modo di accettare solo ”casi speciali”, andando a sostituire la protezione umanitaria con dei permessi di soggiorno”.

“Oltretutto – continuano – anche dal punto di vista dello sviluppo del lavoro nel territorio questa manovra risulta aberrante, andando in questo modo a perdere fin troppi posti di lavoro (15mila solo negli Sprar, senza contare i Cas), che potrebbero rivelarsi uno strumento efficace per contrastare la disoccupazione e la povertà che attanaglia tutte e tutti”.

Gli studenti di Brindisi hanno aderito agli appelli arrivati da Torino e Bologna contro il dl Salvini.

“Come se non bastasse, in questo Decreto Legge si propone di raddoppiare il tempo massimo di sosta all’interno dei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) passando così dai 90 ai 180 giorni facendo così aumentare i disagi e presagire un tentativo di annullamento della costruzione di una società multiculturale, andando così ad alimentare quella guerra tra poveri che ci attanaglia da anni e che è sempre stata cavalcata dal partito del vicepremier Matteo Salvini (prima era la Padania contro noi “terroni”, ora è l’italiano contro il “diverso” e lo straniero). Allo stesso modo anche riuscire ad avere la cittadinanza risulterà più difficile dal momento il matrimonio con un/a cittadina/o italiana/o non sarà più un vincolo che possa permettere l’accettazione della domanda di cittadinanza, che oltretutto avrà un prezzo maggiore rispetto a prima, passando così da €200 a €250”.

La preoccupazione e il perché vorrebbero che le istituzioni locali intervenissero contro il decreto legge: “Inoltre, tramite le restrizioni dei sistemi di accoglienza limitate ad alcuni casi “speciali” e con l’impossibilità di accedere all’anagrafe e quindi ad una residenza per coloro che richiedono asilo, molti migranti non avranno un posto in cui alloggiare e questo richiederà inevitabilmente il ricorso delle autorità. Il progetto, quello di emarginare sempre di più queste realtà, è quindi più ampio di come potrebbe presentarsi. Ci sembra assurdo che si possa disporre la vendita ai privati dei beni confiscati ai mafiosi: si aprirebbe ad un circuito di acquisto – tramite prestanome – da parte dei boss. Già nel 1995 con tutta la rete di associazioni che fa parte di Libera raccogliemmo 1 milione di firme per l’uso sociale degli immobili e delle aziende confiscate alle cosche perché crediamo che le ricchezze rubate alla comunità devono essere restituite alla comunità. Non avremmo mai pensato di assistere ad un così grande regalo alla ‘Ndrangheta, alla Camorra, a Cosa Nostra, alla Sacra Corona Unita e a tutte le altre organizzazioni criminali che avvelenano la nostra società”.

“È sempre più evidente che la linea del Ministro degli Interni Salvini è contraria a solidarietà ed accoglienza e aumenta un clima repressivo, sdoganando a tutti gli effetti il razzismo di Stato, con ripercussioni evidenti nel nostro Paese e anche Brindisi, storicamente centro di accoglienza e presidio di democrazia, è stata inondata da un clima di tensione tenuto vivo dal punto di vista istituzionale grazie ad una forte opposizione in merito alla scelta dell’amministrazione di concedere la delegazione Casale a migranti minorenni non accompagnati. Recentemente, vi sono state anche delle aggressioni a sfondo razziale, nel mese di settembre a Francavilla Fontana e la scorsa settimana a Brindisi, alla quali la città ha risposto con mobilitazioni e manifestazioni di solidarietà antirazzista”.

“Chiediamo un ritorno all’accoglienza e alla solidarietà che da sempre contraddistingue la nostra Brindisi. La partecipazione attiva di tutta la cittadinanza, di tutte le organizzazioni democratiche, antifasciste e antirazziste, è il solo strumento realmente efficace per poter davvero combattere questo clima di odio che qualcuno cerca di diffondere nella nostra provincia e nel nostro Paese” concludono dall’Uds.

All’appello hanno aderito: Forum per cambiare l’ordine delle cose Brindisi, Cgil Brindisi, Arci Brindisi, Libera Brindisi, Anpi Brindisi, Comunità Africana, Compagni di strada, Presidio Libera Ceglie Messapica, Associazione Migrantes Brindisi.

BrindisiOggi

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