Happy Casa Brindisi, presentazione della squadra a porte chiuse ma con il cuore tutti presenti

BRINDISI- In questi mesi di limitazioni e cambiamenti, di paura e dolore, abbiamo ibernato la natura umana della convivialità, distanziati e  mascherati con lo sguardo carico di sospetto verso chi non rispettava le regole si è cercato di riacquistare spazi di movimento verso quella normalità che per alcuni momenti abbiamo temuto scomparsa per sempre.

Nella bolla dei comportamenti che contiene i nuovi comandamenti della vita, lo sport ha assunto le sembianze di un amore lontano, di quelli che continuano ad abitare l’interno del cuore ma che sfuggono alla fisicità dell’incontro.

Ho assistito con elegante disinvoltura all’eliminazione della mia amata Juventus dal torneo della Coppa dei Campioni, pochi minuti dopo la sconfitta il mio unico pensiero era già rivolto alla giornata da trascorrere al mare il giorno seguente, il coinvolgimento emotivo della gara come anestetizzato dalla mancanza del pubblico, assenza era il termine che mi veniva in mente più spesso.

Poi la pallacanestro, con quei burloni di americani che hanno stravolto le regole del campionato NBA creando in Florida (nel deserto del Mojave sarebbe stato più poetico),  una zona neutra dove poter continuare le partite e terminare l’anno sportivo per ragioni di business.

In questo scenario che neanche David Lynch avrebbe potuto prevedere, ho visto Luka Doncic, bello come il sole splendere di eleganza talento nella serie contro i Clippers, unica realtà in questa visione distorta del contesto storico che viviamo.

L’affanno e il desiderio sempre crescente di quello che era un tempo la quotidianità, ci fa volgere lo sguardo agli affari di casa nostra con la presentazione del nuovo team della squadra di pallacanestro cittadina (siglata Happy Casa anche quest’anno), che si è svolta ieri all’interno del Pala-Pentassuglia rigorosamente vuoto in ottemperanza alle regole da seguire per limitare i contagi da Covid-19.

Una serie di nuovi volti con cui acquistare familiarità e vecchi volti su cui poggiare la fiducia per gli accadimenti che verranno, ecco quindi D’Angelo Harrison il nuovo go-to-guy per Coach Vitucci, poi Perkins, Willis, Bell, Udom e Krubally, l’arrivo di un prospetto come Visconti, la conferma di Gaspardo e Zanelli che diventa il nuovo capitano, e Darius Thompson che a Brindisi ha trovato amore, moglie e una figlia che verrà.

Cosa ne sarà di questa stagione non è dato saperlo, le partite a porte chiuse per il momento sembrano essere l’unica via percorribile in attesa di riprendere il nostro posto all’interno del palazzo dello sport che tra qualche tempo potrebbe andare in meritato riposo visto che il processo per la costruzione della nuova arena sportiva in città è ormai in moto, ed è forse da lì che conviene guardare al futuro, mettendo tanti striscioni d’arrivo sulle cose che ci interessano di più per lavorare e conquistare nuovamente la libertà che ci appartiene, quella di esultare per un canestro vincente, o di stringerci con il vicino di posto per l’occasione mancata, il rammarico condiviso con gli amici di una partita persa, gli abbracci di festa simbolo per la natura umana di vicinanza e passione.

Ecco, il basket che è contatto e sudore, movimento convulso per ricercare spazio libero, velocità e atletismo da bruciare in 24 secondi, ha bisogno dello sguardo degli spettatori, il quadro non può essere bello senza la giusta cornice per questo la stagione che verrà potrà avere il sapore dell’amore lontano di cui si parlava prima.

Amedeo Confessore

 

 

 

 

 

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