Inchiesta sui rifiuti e finanziamenti per le campagne elettorali, ai domiciliari Leobilla e Pecere

BRINDISI- Inchiesta su rifiuti e finanziamenti per le campagne elettorali, dopo i 12 arresti, tra cui due sindaci e due vice sindaci , arrivano le prime scarcerazioni.  Avrebbero collaborato  rendendo  piena confessione,  prima davanti al gip e poi al pm, per questo i due imprenditori, Pasquale Leobilla e Angelo Pecere, coinvolti nell’operazione Hydra,  dal carcere finiscono ai domiciliari.

Il giudice per le indagini preliminari ha accolto l’istanza di attenuazione della misura cautelare in carcere.

I due hanno dichiarato di avere versato somme di denaro in favore di Nicola Serinelli, sindaco di Torchiarolo,  (su richiesta di Maurizio Nicolardi ), e di Vitantonio Caliandro, sindaco di Villa Castelli, nonchè Giuseppe Velluzzi, consulente tecnico e pubblico ufficiale, e Michele Zaccaria, responsabile ufficio tecnico Comune di Squinzano. “Le dichiarazioni rese da entrambi appaiono uniformi, coerenti e reciprocamente riscontrate, atteso che le dazioni venivano eseguite materialmente dal Pecere previo accordo con il Leobilla – si legge nel provvedimento- A conferma si richiamano anche le propalazioni di Francesco Pecere che, innanzi al gip, ha dichiarato di avere saputo dal fratello Angelo della dazione di denaro richiesta dal Nicolardi, sebbene non presente al momento della traditio rei, Quanto al Yelluzzi il medesimo, seppure protestando la sua buona fede, ha ammesso i fatti come ricostruiti nell’ordinanza, ammettendo di avere predisposto per la Reteservizi tutta la documentazione tecnica di gara per la partecipazione ai bandi dei comuni di Poggiorsini e Biccari rispetto ai quali aveva già svolto il ruolo di consulente del dirigente per essere successivamente nominato direttore dei lavori, attività retribuita a nero a dimostrazione della consapevolezza da parte del predetto della natura illecita della condotta posta in essere”.

“Peraltro risulta che il medesimo, allo stato, continui a svolgere funzioni per conto di enti pubblici (cfr. richiesta pervenuta da parte del Comune di Ugento, Zaccaria ha negato gli addebiti, dichiarando di non avere mai percepito alcuna somma di danaro. In ogni caso, all’epoca di commissione dei fatti, il medesimo era privo della qualifica di pubblico ufficiale, poiché la circolare citata nell’ordinanza (decreto n.2 del 09.10.2015) non conteneva la sua nomina né prevedeva l’individuazione della commissione. Fermo restando comunque il quadro di gravità indiziaria (con esclusione per Zaccaria), ritiene il giudicante che, in punto di esigenze cautelari: Nicolardi si è dimesso dalla carica di consigliere ed assessore, ragion per cui per il predetto possono ritenersi cessate le esigenze cautelari; Serinelli si è trincerato dietro una banale quanto inutile negazione dei fatti contestati, incapace di fornire una spiegazione credibile alternativa alla mole di elementi di prova a suo carico; si è dimesso dalla carica di sindaco ma le dimissioni non sono ancora irrevocabili- si legge ancora nel provvedimento- Selvaggi di fatto ha ammesso di avere avanzato una richiesta di assunzione in cambio di un interessamento per il pagamento di fatture alla Reteservizi e si è dimesso dalla carica di vice sindaco e di assessore ai lavori pubblici; Caliandro, al pari di Serinelli, ha negato l’evidenza additando gli interlocutori delle ambientali versate in atti di ricchezza creativa, senza rendersi conto che il versamento delle somme in contestazione è stata ribadita sia in sede di dichiarazioni innanzi al gip ed al p.m. da Leobilla e Pecere Angelo, che confermate dal fratelli di questi Francesco Pecere; Zaccaria si è limitato a negare una dazione che appare certa alla luce delle ambientali in versate in atti, seppure ricevuta quando ancora non rivestiva alcuna carica”.

Non solo per Zaccaria, difeso dall’avvocato Massimo Manfreda la misura è stata revocata per insussistenza di indizi. In particolare nel corso dell’interrogatorio è stato  dimostrato che nel momento in cui sarebbe intervenuta la dazione, dato comunque contestato dall’ingegnere Zaccaria, lo stesso non era componente della commissione e quindi, per un verso non poteva assicurare alcunché, e sotto altro profilo non rivestiva la qualifica richiesta dalla norma penale.

 

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