Lepri divorano carciofeti, protestano gli agricoltori

BRINDISIProtesta degli agricoltori del Parco naturale regionale delle Saline di Punta della Contessa che da anni ormai lottano contro la problematica lepri che sistematicamente mangiano le loro colture. Ultima  ghiottoneria per le bestiole sarebbero i carciofi. Per questo motivo stamane alcuni degli imprenditori agricoli che operano sui quei terreni hanno presentato la loro istanza difronte a Palazzo di Città, con tanto di trattore e ortaggi “rosicchiati”. Non è la prima volta che si presenta tale problema. Ma sono anni ormai che si battaglia per trovare soluzione alle scorribande delle tantissime lepri che abitano e si moltiplicano senza controllo sui 1600 ettari di riserva. Già la Provincia di Brindisi, che aveva competenza per la Regione a gestire il Parco, è intervenuta più volte, fino a quando anno fa la patata bollente è passata in mano al Comune che con delibera numero 222 del 24 settembre 2012 aveva dato mandato all’Ispra (istituto superiore di ricerca ambientale), con un contributo di 30 mila euro, di stilare un piano per la gestione delle popolazioni di lepri. Proposta: cattura e reimmissione in zone di caccia. Lepa e Legambiente si sono opposte e su disposizione del Tar il provvedimento è stato bloccato. Ora si cercano nuove soluzioni ma nel frattempo i danni continuano.

Ecco perché a poche ore dall’inizio del presidio i contadini, e il segretario  della Coldiretti, Antonio Febbraro, sono stati convocati nella sala Mario Marino Guadalupi dove il neo assessore alle attività produttive, Raffaele Iaia, e il consigliere Cosimo D’Angelo, hanno aperto un tavolo di confronto. “Sono anni che si cerca senza successo una soluzione e si va avanti a risarcimenti, l’ultimo è costato alle casse pubbliche  circa 22mila e 500 euro. Ma sono palliativi perché vengono liquidati i danni dei raccolti che vanno buttati, ma non il lavoro sprecato di questi agricoltori che non hanno altro di cui vivere” ha spiegato Febbraro. La zona in cui insistono questi campi è limitata a circa 300/400 ettari e vi operano dai 15 ai 20 imprenditori agricoli. “Si è tentato anche di cambiare coltivazione me le lepri mangiano qualsiasi ortaggio si pianti. D’altro canto conveniamo con gli animalisti e gli ambientalisti che si oppongono alla cattura. Pertanto chiediamo che intorno al fulcro dove ci sono le coltivazioni vengano istallate apposite recinzioni con fondi pubblici” ha concluso la Coldiretti.

D’altra opinione sono i rappresentati dell’amministrazione pubblica che avrebbero calcolato una spesa intorno ai 300mila euro per l’intervento richiesto. “Dopo che il tribunale ha sospeso il provvedimento il Comune ha pensato a nuove possibilità –  ha spiegato il consigliere, Cosimo D’Angelo, che si è già a a lungo occupato della problematica con l’ufficio preposto alla Provinciapoi il 5 dicembre a seguito di un nuovo incontro pubblico abbiamo interessato l’Ispra perché valuti una diversa alternativa. Posso dire anche che, considerato che il Parco si trova nei pressi di Cerano, a ridosso del nastro trasportatore del carbone, non si è esclusa l’ipotesi di una nuova riperimetrazione dell’area protetta” ha detto.

Sia l’assessore Iaia, che il dirigente dell’ufficio tecnico Giovanni Nardelli, hanno assicurato che si riuniranno anche alla presenza di Giampaolo d’Onofrio, assessore al ramo “Parchi cittadini ed aree protette”, per intervenire sul caso nel più breve tempo possibile e stilare un protocollo di intesa che metta d’accordo tutti.

Le parti si sono riaggiornate a mercoledì pomeriggio, il giorno dopo la nuova giunta comunale, “occasione” ha detto Iaia “per esporre il problema ai colleghi”.

Per il momento la rabbia è scemata ma gli agricoltori hanno già fatto sapere che in caso di mancata intesa continueranno i presidi anche all’interno dell’area Parco bloccando gli ingresso ai visitatori.

Carmen Vesco

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