Malato di Sla e con pensione minima non ha diritto alle cure, lo sfogo del figlio

BRINDISI- “Dove non arriva la malattia a rendere difficile la vita di una persona, ci pensano i disservizi, le lunghe trafile burocratiche e la lotta per vedere riconosciuti i propri diritti” . Comincia così, con poche righe, amare e rabbiose, lo sfogo di un giovane deluso dal sistema che invece di tutelare e aiutare i più deboli li penalizza e li abbandona al loro destino. E’ questa la storia di un figlio ma ancora prima di un padre, un uomo, che ha lavorato una vita ed ora affetto da una grave patologia deve combattere con la burocrazia e con il sistema sanitario.

“Graziano Filippo, mio padre, da qualche mese malato di SLA paga un ticket oggi di 146 euro  per una visita in pneumologia in ospedale a Brindisi, per capire se respira bene o meno e quanto ancora respirerà non artificialmente. Parte dei farmaci della sua “cura” a suo carico- racconta Daniel , il figlio-  Percepisce dallo Stato poco più di 500 euro di pensione dopo aver lavorato solo 50 anni della sua vita.Se non avesse noi figli ad occuparsi economicamente di lui sarebbe già morto, ma di fame oltre che della patologia”.

Come spesso accade una patologia grave e un reddito minimo non sono considerati dal sistema requisiti sufficienti per garantire ad una persona la cura della salute.

“Questa la vogliamo chiamare vergogna? Non basta. Bocciato dalla commissione INPS per la pensione d’accompagnamento perchè riesce a mangiare ancora da solo in sedia a rotelle o ad alzarsi in piedi facendo pochi passi al giorno- spiega ancora il figlio- Assegni di cura per malattie rare bloccati dalla Regione in attesa del nuovo bando. Malattie per cui oggi una cura tra l’altro nemmeno esiste”.

E’ evidente che se questo uomo non avesse il sostegno dei figli a questo punto non avrebbe alcuna possibilità di poter sopravvivere. Oltre all’amarezza e alla delusione vi è anche la preoccupazione per chi invece una famiglia non ce l’ha e non può combattere contro una malattia che già toglie di per sé la forza di vivere.

“Noi continueremo a lavorare 17h al giorno e ad occuparci di nostro padre a spese nostre- conclude il ragazzo- ma chi non ha dei figli o ha famiglie impossibilitate chiaramente muore?”

 

1 Commento

  1. Che tristezza. Comunque esistono e funziona bene…. difronte al di summa c sono uffici socio assistenziali bravissimi e professionali…. t consiglio di andarci.

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