Nuovi investimenti di Scandiuzzi su Brindisi: “Il miglior sito, malgrado il rapporto tra imprenditori e politica”

BRINDISI – (da il7 Magazine) È arrivato a Brindisi 23 anni fa, la sua azienda metalmeccanica ha circa 50 dipendenti. Tra alti e bassi è riuscito a superare la crisi, e nel piano industriale nel breve periodo prevede nuovi investimenti a Brindisi con l’ampliamento dei capannoni alla zona industriale. Aumento della produzione e nuovi posti di lavoro. Tra ruderi e stabili abbandonati lunghe le strade della zona industriale di Brindisi c’è ancora qualcuno che investe nonostante il settore viva uno dei momenti più critici degli ultimi anni. Renzo Scandiuzzi imprenditore Veneto, nato in un paese della provincia di Treviso, oltre 20 anni fa ha investito a Brindisi e vede in questa città il futuro dello sviluppo della sua azienda. La Scandiuzzi, oltre allo stabilimento brindisino ha una sede anche a Treviso.

Perché un imprenditore del Veneto sceglie la zona industriale di Brindisi per importare la sua azienda?

Lo abbiamo deciso 23 anni fa, mentre eravamo nella repubblica Ceca, investire a Brindisi rispetto che all’estero era più semplice, non solo per le difficoltà naturali in un paese straniero ma anche per quelle linguistiche. Dopo anni possiamo dire che la scelta è stata vincente. Brindisi ha una posizione strategica per il trasporto della nostra produzione e per raggiungere i mercati con i quali lavoriamo. Negli ultimi anni la nostra produzione è diretta in America e in Russia: per gli Stati Uniti produciamo forni per il settore petrolchimico, mentre per i paesi russi i serbatoi a pressione. Imbarchiamo tutto questo a Brindisi. Qui c’è il mare.  Ma non è solo per questo: qui troviamo ancora delle competenze e professionalità che al nord stanno diminuendo, i ragazzi scelgono di fare altro prendono strade diverse, a Brindisi invece troviamo ancora manodopera specializzata.

Quale è il futuro dello stabilimento di Brindisi?

Questa sede per noi rappresenta il futuro del nostro sviluppo. La prossima settimana sarò a Brindisi per valutare l’opportunità di un nuovo investimento, intendo ampliare l’azienda con la costruzione di nuovi capannoni. Proprio qui questa estate abbiamo realizzato la piattaforma per il rimessaggio dei mega yacht, destinata ad un importante cantiere navale italiano “Amico & Co” per il porto di Genova. Il lavoro è stato completato, collaudato ed è già in funzione. E sempre in questa sede sono in costruzione alcune parti del nuovo ponte Morandi.

Come è riuscito ad affrontare la crisi?

Abbiamo prima di tutto guardato ad altri mercati, in questa regione c’era troppa concorrenza. Ci siamo concentrati sui mercati esteri e negli anni abbiamo diversificato la produzione, questo è stato fondamentale. Sin da subito, quando ancora ero un giovane tecnico, ho appreso che con l’acciaio si potevano realizzare tante cose e se all’interno mancavano le competenze queste era possibile prenderle da fuori. Oggi lavoriamo su diversi settori.

Perché secondo lei tante aziende locali che operavano sul territorio non ce l’hanno fatta?

Ritengo che molte aziende abbiamo concentrato le loro attività solo sul territorio, legando il loro sviluppo solo al rapporto con i due grandi insediamenti: Enel e petrolchimico. Non hanno viaggiato, non hanno guardato altrove, di lavoro ce n’è tanto, ma in altre parti del mondo. In questa mia esperienza al sud ho constatato come qui si faccia molto affidamento sull’appoggio del politico di turno. Ho visto processioni da Brindisi a Roma. Ma il politico non può sostituirsi all’impresa. Lui  ha un altro ruolo, deve studiare strategie. Qui vanno dal politico anche per chiedere la carta d’identità.

In Veneto non accade questo?

Assolutamente no, in Veneto per la carta d’identità vai all’ufficio Anagrafe e in un’ora è pronta. Conosco più politici in Puglia che in Veneto, che è la mia casa. Le false promesse e le illusioni non aiutano le aziende.

A volte gli imprenditori sono sfiduciati ad investire al sud per i problemi legati alla criminalità. Quale è la sua esperienza a Brindisi? Ha mai avuto richieste di racket?

La mia esperienza è positiva. Prima di arrivare a Brindisi un mio amico carabiniere mi disse: “tu vai giù ed ha due possibilità: puoi dire si o dire no”. I primi tempi mi arrivò una telefonata mi dissero che dovevano raccogliere fondi per i carcerati,  io chiamai subito i carabinieri e fui assistito da loro. Da allora, mai più. Forse sono agevolato perché vivo fuori, immagino che gli imprenditori locali possano avere maggiori pressioni.

Come si può aiutare un’impresa in un territorio come questo?

Serve sensibilità politica, una strategia lungimirante per aiutare chi investe. È necessaria una politica industriale forte con l’abbattimento del costo del lavoro. Non serve qualche agevolazione, non è questo che fa ripartire l’economia. Faccio un esempio: sarebbe utile un provvedimento che prevede per cinque anni a Brindisi e provincia un abbattimento del 50 per cento del costo del lavoro. Allora si che si può competere sugli altri mercati, e si evita di mandare in cassa integrazione i dipendenti. Questo significa anche togliere un costo allo Stato e nello stesso tempo le aziende non perdono professionalità. In questi mesi stavamo trattando per una commessa da 50milioni di euro nella metalmeccanica, alla fine questa andrà in Turchia perché più competitiva.

Pensa che le Zes (zone economiche speciali) possono aiutare le imprese?

Sinceramente credo poche a queste misure, se hai delle agevolazione ma poi non hai mercato possono servire davvero a poco. Se non troviamo gli sbocchi per il settore l’agevolazione resta fine a se stessa, per un imprenditore meglio avere una commessa poco remunerativa. Un’azienda è come una persona che deve essere alimentata giorno per giorno non possiamo lasciarla collassare e poi darle le vitamine. Io ho assistito a Brindisi la vicenda del rigassificatore, mi chiedo come si faccia a iniziare un’opera, sospenderla e non creare nessuna opportunità. Questo paese manca di pragmatismo, si parla di ecologismo, ci si riempie la bocca con le parole  ricerca sviluppo e innovazione, ma queste si fanno solo con il lavoro.

Come vede il futuro per questo territorio? Ci sono speranze?

Noi siamo fiduciosi: abbiamo visto che i giovani in azienda hanno una mentalità diversa, stanno dando tante soddisfazione, è gente che produce ed è attaccata al lavoro. C’è speranza anche per il futuro, ma ci vogliono imprenditore determinati e la politica deve fare un passo indietro rispetto al passato e deve avere lungimiranza. Se la politica dovesse dare imput diversi allora le nuove generazioni potranno davvero segnare un nuovo passo.

Lucia Portolano

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*