Onoriamo la giornata dedicata alla “Salvaguardia del Creato”

INTERVENTO/La Chiesa, da 11 anni, dedica la giornata del 1 settembre alla “Salvaguardia del Creato” ed il tema dedicato all’anno in corso è “Un umano rinnovato, per abitare la terra”.
Questa giornata rappresenta per me, congiuntamente alla Pentecoste, uno degli eventi più significativi per la mia formazione culturale, morale e di fede.
In verità l’istituzione della giornata dedicata alla “Salvaguardia del Creato” arriva mezzo secolo dopo essere stato affascinato, trasportato e condizionato nella scelta di vita professionale dal “Cantico delle Creature” ed ancor più dal Cantico tratto dalla traduzione del libro di Daniele (Dn 3, 57-88.56) dal titolo “Ogni creatura lodi il Signore”. Tale Cantico, ascoltato con attenzione e recitato con trasporto e convinzione, è stato, in adolescenza, dirompente nel fissare i paletti della mia fede e di ciò che avrei voluto amare; oggi, recitato con la più totale convinzione, suscita ogni volta grande emozione e trasporto e nell’esercizio della professione, impone la più totale dedizione ed attenzione.
Il Cantico, in termini succinti, recita: “Benedite il Signore: acque tutte che siete sopra i cieli, sole e luna, stelle del cielo, piogge e rugiade, venti, fuoco e calore, freddo e caldo, ghiacci e nevi, monti e colline, sorgenti, mari e fiumi, creature tutte che germinate sulla terra, mostri marini e quanto si muove nell’acqua, uccelli tutti dell’aria, animali tutti selvaggi e domestici ….. benedite figli dell’uomo il Signore!”
La domanda che è lecito farsi, dopo aver recitato il Cantico che appare come una litania pur esaltando la funzione assolta dal Creatore, è: noi “figli dell’uomo” siamo certi di aver rispettato il Creato?
La domanda diventa fortemente pressante nel momento in cui ci soffermiamo sulla genesi del Cantico e la rapportiamo alle azioni che noi umani dell’Antropocene attiviamo sul Creato; il Cantico recitato in forma litanica, così come si esprime litanicamente amore per la moglie, i figli, ecc., rappresenta l’esaltazione delle fede verso DIO Creatore delle “opere tutte del Signore” che tre giovani ebrei (Anania, Azaria e Misaele) cantano gettati in una fornace per aver rifiutato di adorare un simulacro e sono miracolosamente preservati dalle fiamme.
Di certo a vedere il grafico della crescita della CO2 in atmosfera, ormai giunta a 404,39 ppm (al 5 agosto 2016) e con un limite massimo definito per la sopravvivenza umana pari a 450 ppm, nessuno di noi può minimamente paragonarsi ai tre giovani fanciulli ebrei, strenui difensori del Creato ed adoratori, fino alla morte, del Dio creatore.
Non abbiamo bisogno di altri esempi per identificare il danno indotto al Creato, abbiamo solo bisogno, come il tema dell’anno in corso, di “Un uomo rinnovato, per abitare la terra”; uomo rinnovato nella capacità di gestire, senza voler utilizzare termini anglofoni ispirati all’ecologia ed alla salvaguardia ambientale, il territorio nelle sue peculiari rappresentazioni naturali ed antropiche, di preservarlo, di migliorarlo e di fare in modo che possa essere trasferito alle generazioni che verranno.
Il cantico di Daniele induce ad avere forza e speranza nell’individuare un “uomo rinnovato” nella propria coscienza, nella propria moralità e nella certezza che la “terra” deve continuare ad essere abitata nel rispetto del Creatore che, senza leggi matematiche, ha creato il nostro “puntino blu” nell’infinità del cosmo.
Estrapolando il Cantico dalla realtà che viviamo quotidianamente sul nostro territorio, ci ritroviamo in un contesto di ordine politico che è ben lungi, per carenze culturali, morali e di fede, dal sacrificare la propria funzione di “rappresentanza pubblica” e quindi anche di programmazione nel rispetto del Creato, riguardo agli simulacri dell’interesse personale, del dio denaro e della indifferenza rispetto ai danni che hanno prodotto al territorio e che continuano, con la loro presenza, a produrre.
Nell’anno santo della Misericordia, questa giornata dedicata alla “Salvaguardia del Creato” non può che indurre a sentimenti di speranza tali da portare ciascuno ad intraprendere e/o persistere nella strada del “rinnovamento”, nelle sue più ampie interpretazioni ed “abitare la terra” con lo spirito con il quale i tre fanciulli hanno adorato e glorificato il Creatore.

prof. dott. Francesco Magno

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