Pre dissesto, il noto economista Giuseppe DI Taranto: “Un’operazione verità, ma è complessa e richiede particolare attenzione”

BRINDISI – (da il7 Magazine) Negli ultimi trenta anni sono ben 640 i Comuni italiani che hanno dichiarato fallimento, il 62 per cento riguarda enti locali del Mezzogiorno in particolar modo della Campania, Sicilia e Calabria, a questi bisogna aggiungere i 28 Comuni in Puglia, Abbruzzo e Molise. Dati che sono all’attenzione degli economisti italiani che cercano di interpretare la realtà e di trovare delle soluzioni. Giuseppe Di Taranto, è docente dell’Università Luiss di Roma, professore emerito in Storia Economica. Esperto di economia italiana e europea. Per evitare il default Brindisi ha deciso di aderire alla procedura del pre dissesto, una procedura alternativa, nata da qualche anno, che permette di riequilibrare i conti in un ampio arco temporale. Un piano di rientro da spalmare in 10 anni che impone al Comune bilanci vincolati.

Professore di Taranto cosa significa una procedura di pre dissesto?

“Si tratta di una procedura ormai molto diffusa soprattutto nel sud d’Italia da addebitare a due diversi fattori: da una parte la cattiva gestioni del Comune, dall’altra le politiche del rigore che da anni l’Europa impone ai suoi paesi e che influiscono in maniera incisiva anche sugli enti locali, dove diminuiscono le risorse, e si pongono vincoli agli investimenti. Dopo la crisi  internazionale del 2008, e successivamente quella italiana, le politiche del rigore hanno influito sui comuni, e nelle aree più povere del paese, e questi non ce l’hanno fatta”

Ci sono responsabilità politiche amministrative quando si giunge al pre dissesto?  “Certo, ci possono essere stati errori di valutazioni, o artifizi contabili quando sono stati predisposti i bilanci. Accade così che il comune non è più in grado di pagare spese e debitori. A volte vengono redatti bilanci preventivi troppo ottimistici, e l’ottimismo non è realismo, alla fine si paga il prezzo”.

Quali sono le conseguenze per i cittadini?

“Il primo problema riguarda l’aumento dei tributi, deve essere applicata la massima tassazione e quindi non possono essere ridotti sino a quando non ci sarà il riequilibrio. Il secondo riguarda il numero dei lavoratori del Comune: deve essere rispettato un determinato rapporto e ci sono dei vincoli per le assunzioni. Inoltre è possibile che si verifichino ritardi nel pagamento dei debiti ai creditori. Chiaramente questo comporta disagi nei confronti dei fornitori del Comune. Basti pensare che in Italia in imprenditore che offre un servizio all’amministrazione pubblica per essere pagato deve aspettare oltre 100 giorni. Ne potrebbe risentire il tessuto economico generale”.

È possibile che si possa verificare un freno nella realizzazione di nuove opere che riguardano la spese corrente?

“Questo dipenderà dal regolamento interno di ciascun Comune. E chiaramente dalle scelte dell’amministrazione”

Ritiene che la procedura di pre dissesto sia un’opportunità? Il sindaco di Brindisi l’ha definita un’operazione verità.

“In parte è vero, perché quando si è costretti a ripianare le finanze del Comune si tenta un’operazione verità. E questa permette di risanare le finanze, altrimenti si dovrebbe dichiarare il default e quindi il fallimento”.

Cosa significa vincolare i bilanci per 10 anni?

“È un piano di risanamento. Per 10 anni sarà un bilancio che non riuscirà a diventare immediatamente attivo. Bisogna puntare sulla programmazione di nuovi investimenti che potrebbero portare nuove entrate. E’ una procedura difficile quella del pre dissesto che richiede una grande attenzione. È anche reversibile, si può bloccare in caso di riequilibrio prima dei 10 anni. Ma è dura”.

Come si può uscire da questa crisi?

“A parte una migliore gestione delle risorse comunali, fondamentale è l’intervento dell’Europa che deve allontanarsi delle politiche del rigore, che bloccano gli investimenti sopra ad un certo deficit, e passare effettivamente alle politiche della crescita, che vuol dire maggiori investimenti e aumento dell’occupazione. Solo così un comune potrà uscire dalla crisi. Il Pil (prodotto interno lordo) in Italia è zero, perché il centronord produce più 0,3 per cento e il mezzogiorno meno 0,3 per cento. Bisogna intervenire sul sud”.

Lucia Portolano

 

2 Commenti

  1. prendo atto e condivido le osservazioni rese dal Prof. Di Taranto con riferimento alla complessità della procedura di pre-dissesto, nonchè alle conseguenze che detta azione comporta per diversi anni nel mantenimento della politica del rigore e nell’assoluto divieto di superamento delle uscite non correlate a risorse finanziarie certe. Ciò detto, osservo molto sommessamente che il riequilibrio pluriennale del dissesto deve passare attraverso la eventuale individuazione e contestuale rilevazione delle responsabilità amministrative dell’apparato burocratico e locale Organo di Controllo normativo-contabile dell’Ente.
    Brindisi, 23/09/2019 Franco Leoci

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