Protesta degli “schiavi del fotovoltaico”. Dopo due anni aspettano di essere pagati

BRINDISI- Hanno lavorato per dodici ore al giorno, a volte anche di più,  spesso in condizioni al limite della decenza umana, ci  hanno raccontato, costretti a restare sui campi alle intemperie, dividendo un panino tra quattro persone, senza potersi assentare neppure, quando si infortunavano. Ora dopo mesi d’attesa rivendicano il diritto ad essere pagati. Sono i cosiddetti “schiavi del fotovoltaico”, cittadini extracomuntitari, gran parte senegalesi, che questa mattina si sono ritrovati dinnanzi ai cancelli del tribunale di Brindisi. L’azienda per la quale hanno lavorato, la  Tecnova Italia srl, non ha ancora corrisposto loro il TFR, gli straordinari e il resto delle indennità dovute. Nel frattempo però l’azienda ha levato le tende, ha dichiarato fallimento ed è sparita dall’Italia. Quasi 900 persone sono rimaste a mani vuote, una  loro delegazione, 90 operai circa ha sfilato dinnanzi al tribunale chiedendo giustizia. Khadim Dieng, 39 anni senegalese, ci racconta di essersi infortunato sollevando un pannello al silicio: “Avevo bisogno del collare, ma i miei padroni mi hanno detto di non metterlo perché altrimenti mi avrebbero cacciato via. Avrei perso il lavoro”. Un altro ragazzo Khalla Diane, 30 anni, anche lui senegalese, ci mostra il permesso di soggiorno rilasciato per poter lavorare: “Sono in regola- ci dice- ho anche una casa ma devo pagare l’affitto e le bollette. Io ho lavorato per questo, ora voglio giustizia!”.

E la giustizia i lavoratori della Tecnova l’hanno chiesta al giudice che si sta occupando della loro vicenda, il giudice Francesco Giliberti. Otto operai sono stati ricevuti accompagnati da Veronica Merico, segretaria regionale del Sei Ugl, in una delle aule del tribunale. Il giudice Giliberti, ha ascoltato con attenzione le richieste degli operai con lui anche  il curatore fallimentare Gabriella Rolli. Con grande dignità Khadima Samb ha raccontato le difficoltà con le quali lui e i suoi colleghi hanno affrontato e continuano ad affrontare la vita di tutti giorni: “Io vivo in Italia da 20 anni -ha detto- non sono mai andato alla Caritas perché ho sempre lavorato e cercato di guadagnare legalmente quello che mi serve per vivere. Ma così non riesco neppure a dare da mangiare ai miei bambini. Ho diritto ad avere i soldi per i quali ha lavorato”. In verità la causa di questi lavoratori è stata avviata già due anni fa, ma ora la Tecnova Italia srl ha dichiarato fallimento. Gli avvocati dei lavoratori, quindi, dovranno presentare le istanze in sede fallimentare, il giudice si è impegnato a convocare l’udienza non appena queste istanze verranno depositate.

Lucia Pezzuto

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