“Quando abitavamo a Forte a mare”, il racconto del castello dei nipoti del guardiano del faro

BRINDISI – (da Il7 Magazine) C’è stato un tempo, non molto lontano, in cui le stanze del castello era abitate da intere famiglie di brindisini. Forte a mare sull’isola di Sant’Andrea all’imboccatura del porto di Brindisi sino agli anni 70 ha ospitato una vera e propria comunità. Un quartiere distaccato dalla città, che invece delle normali abitazioni era composto dall’antica fortezza realizzata nelle metà del 1500. Allora era di proprietà della Marina militare poi passata circa 15 anni fa alla Soprintendenza dei Beni monumentali.

Il ricordo di quegli anni è ancora vivo nella memoria di Pino Ricchiuto, oggi 68 anni, e di sua cugina Rossella Piccinno di 54 anni, che nel Forte hanno trascorso la loro infanzia, e le loro estati. Il nonno materno Vincenzo De Giuseppe era il guardiano del faro del castello. Un militare della Marina trasferito a Brindisi sull’isola di Sant’Andrea dopo aver trascorso anni nel faro di Punta Palascia ad Otranto, nel punto più orientale d’Italia. Ha fatto il guardiano del faro per tutta la vita. Otranto e Forte a mare sono stati per lui due luoghi magici. Una vita intera con la sua famiglia tra i venti dell’Adriatico e l’odore della salsedine, nelle freddi notti d’inverno e nelle calde e umide serate d’estate.

Ad un certo punto Vincenzo viene trasferito a Brindisi e porta con se sua moglie Carmela e i suoi cinque figli. Alcune stanze del castello erano la loro casa. Si trovavano vicino la piazza d’armi dove ci sono i camminamenti. Come finestre c’erano delle feritoie e le porte erano pesanti, in ferro e legno. L’arredamento era spartano, d’altronde il castello è sempre stato sin dalla sua origine una dimora militare. “Ma il panorama non aveva eguali – spiegano i nipoti – e poi il profumo del mare e la vita sull’isola. Eravamo una comunità, tutti si conoscevano. Mangiavamo insieme, festeggiavamo insieme. C’era un grande spirito di fratellanza”.

Il forte era abitato dalle famiglie dei militari, erano state costruite anche delle abitazioni che poi nel tempo sono state abbattute. “Ricordo che l’estate sul Lungomare Regina Margherita all’altezza delle colona romane – dice Pino Ricchiuto – prendevamo il rimorchiatore, o la lancia per raggiungere il castello. Era l’unico mezzo per andare dai nonni. Il rimorchiatore (che noi chiamavamo topolino perché sembrava quello disegnate sulle copertine del giornalino di Topolino) faceva una prima sosta a Marimisti (una delle spiagge dei brindisini) e poi ci portava all’isola di Sant’Andrea”. Il rimorchiatore faceva tre corse, compresa quella serale per accompagnare i giovani militari nel centro cittadino. Vincenzo De Giuseppe ha vissuto a Forte a mare sino agli anni 70,  poi utilizzò la case del castello solo per l’estate, come residenza estiva. “La vita al castello con i bambini in età scolare non era facile – spiega Rossella Piccinno (una delle otto nipoti di Vincenzo) – i miei zii e mia madre ogni mattina presto, intorno alle 7, dovevano prendere il rimorchiatore per recarsi a scuola. Di inverno con il freddo e la tramontana non era facile, soprattutto per le bambine più piccole. Ad un certo punto mio nonno, cresciute le figlie, decise di prendere una casa in via Appia per superare le difficoltà degli spostamenti. Al faro del castello ci andava solo lui per lavorare. Ma in estate tornava con tutta la famiglia. E da piccolina ci andavamo anche io con i mie genitori e i miei cugini”. Rossella racconta che quando aveva tre anni improvvisamente sfuggì alla vista dei suoi genitori e mentre usciva dal portoncino in ferro e legno cadde per scale rotolando sino a quando un militare non l’afferrò al volo evitandole di cadere in mare. Nella memoria di Pino scorrono tanti ricordi: i pic nic sugli scogli, i tuffi, e la darsena tutta per loro. C’era anche una barchetta e si facevano delle uscite per pescare intorno al castello. “Si scendeva da casa direttamente con le pietanze nei piatti di porcellana e si pranzava tutti insieme. Tutte le famiglie, ognuno portava qualcosa”. Vincenzo oltre a fare il guardiano del faro dava una mano anche nelle cucine del castello. E nel salone principale veniva allestita anche una sala cinema dove venivano proiettate le pellicole dei film. La prima serata era dedicata ai militari, la seconda alle famiglie. Insomma il castello veniva realmente vissuto. Sola una zona era inaccessibile, quella dove c’erano le munizioni.

“Sono tornata a Forte a Mare una decina di anni fa – afferma Rossella Piccinno – in occasione di una mostra sull’acqua. Una volta arrivata ho chiuso gli occhi per cercare i profumi e recuperare i ricordi. Mi guardavo intorno con gli occhi di bambina e attraverso le tante foto che ora custodisco gelosamente cercavo di rintracciare i luoghi della mia famiglia”. I ricordi di Pino sono invece più nitidi, lui ha trascorso le sue estati al castello dal nonno sino a 12 anni. E ricorda tutto con nostalgia e affetto. “Ora che è riaperto ci voglio ritornare – dice – voglio portare le mie figlie. Voglio far vedere dove ho vissuto, in quel meraviglioso posto, dove tutto sembrava più bello e la gente si rispettava e si voleva bene, senza nessuna distinzione”.

Lucia Portolano

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