Si ammalò dopo le inalazioni, condannata la società Terme di Torre Canne

BRINDISI- Storica sentenza del Tribunale di Brindisi sulla nota e triste vicenda legala alle morti sospette avvenute nell’anno 2009 presso le Terme di Torre Canne. Ed infatti, dopo 10 lunghi anni dalle prime inalazioni,  è stata emessa oggi la sentenza con cui è stata condannata al risarcimento la società Terme di Torre Canne s.r.l. per i danni cagionati ad una consumatrice assistita dai legali dell’ADOC gli avvocati Marco Elia e Marco Masi, dopo aver effettuato trattamenti di “AEROSOL” presso la nota struttura termale. L’aspetto di maggior rilevanza è che in sede penale, nei diversi gradi di giudizio, medici e dirigenti della struttura sono stati tutti assolti con formula piena “perché il fatto non sussiste”, in relazione a tre decessi ed altri reati per numerosi ricoveri dovuti a una presunta contaminazione dal batterio ‘pseudomonas’ presente nelle acque utilizzate per le inalazioni. Ed invero, tutti coloro i quali avevano richiesto un risarcimento danni costituendosi parte civile nel giudicato penale nulla avevano ottenuto in conseguenza dell’assoluzione. Di contro a quanto già accertato da numerose perizie in sede penale gli avvocati Elia e Masi dell’Adoc Uil Brindisi hanno incentrato l’azione risarcitoria anzitutto sul chiaro dato statistico: Oltre 100 persone accusavano le medesime patologie, in seguito alle medesime cure e tutte nel medesimo periodo e presso la medesima struttura sanitaria. Ed infatti, il batterio Killer non fu trovato sulle vittime nelle precedenti perizie non perché non c’era, ma perché non fu cercato con le tecniche giuste e mirate. “L’interessata, oggi passata a miglior vita, all’epoca dei fatti, risalenti a luglio 2009, dopo aver eseguito dei trattamenti manifestava nell’immediato gravissime lacune mnestetiche, giramenti di testa, affaticamento nella respirazione, debolezza ed inappetenza. Successivamente faceva ricorso alle cure del pronto soccorso e le veniva diagnosticato un “focolaio broncopneumonico in sede basale dx” a seguire una serie di complicazioni cardiologiche e neurologiche sino allo stato comatoso di secondo grado da broncopolmonite- spiega l’Adoc- Dall’istruttoria del giudizio è emerso un nesso causale tra la contaminazione batteriologica degli impianti di distribuzione delle acque alle utenze e l’aggravarsi delle condizioni di salute della malcapitata. Si conclude, così, con una ennesima sentenza di accoglimento, un contenzioso avente ad oggetto i diritti dei consumatori e, segnatamene, il diritto a trattamenti sanitari sicuri per i cittadini”.

BrindisiOggi

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