Stipendi da fame e cattiva accoglienza, protestano i lavoratori del centro di Restinco

BRINDISI –  “In attuazione delle politiche di Salviniana memoria, il bando a suo tempo prodotto dalla Prefettura di Brindisi, per la gestione del Centro di accoglienza “Restinco” (CARA e CPR), ha determinato una serie di gravi criticità:  tagli radicali sul personale e sulle ore contrattualizzate allo stesso; provocato un duro colpo per l’occupazione e per tutte quelle persone messe alla porta da un giorno all’altro, indipendentemente dalla propria professionalità e dedizione; condizionato un progetto volto a promuovere una reale inclusione e integrazione verso le persone accolte;  determinato gravi implicazioni di carattere sociale”.  A dirlo è la Cgil che annuncia  che oggi  (8 gennaio 2021)è stato indetto in rappresentanza delle legittime istanze dei lavoratori interessati, dalle ore 10,00 in poi, presso Piazza S.Teresa a Brindisi, in modalità statica con distanziamento sociale di cui al DPCM vigente, una manifestazione pubblica con presidio permanente fino alla risoluzione della vertenza in atto.

“In maniera più esplicita – aggiunge il sindacato – pare evidente che non si siano ancora superate le precedenti politiche tese a creare marginalità di soggetti già fragili, esponendoli ulteriormente a condizioni di privazioni, ma soprattutto i Lavoratori che da più di un lustro operano nei centri di accoglienza sono stati “sconfinati” improvvisamente in una condizione di grave disagio, vedendosi, tra l’altro, falcidiati drasticamente i loro stipendi, ovvero il numero delle ore di lavoro dedicate ai servizi”.

In sostanza, il loro contratto di lavoro è passato da 38 ore settimanali a 15 e nella maggior parte dei casi, in ragione del numero degli ospiti presenti in struttura, a sole sei ore settimanali, per un corrispettivo stipendio di circa 200 euro.  

“Dunque, siamo in presenza di quella che più semplicemente, e senza giri di parole, si definisce: “macelleria sociale”  – dice ancora – di cui il Ministero preposto dovrebbe immediatamente occuparsene, anche per non sembrare incurante della realtà che si vive da tempo nelle strutture di accoglienza, in particolare nel nostro territorio che presenta già di per sé gravi indicatori sociali in termini di povertà assoluta e relativa, con un numero esponenziale di disoccupati e inoccupati. Non basta, infatti, aver opportunamente approvato il nuovo Decreto Sicurezza – ora diventato Legge  – che elimina le dure misure restrittive sull’immigrazione e sull’integrazione, volute – come già sottolineato –  dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, ripristinando  di fatto la “protezione umanitaria”, se non vengono rivisitati e/o rimodulati gli anacronistici bandi che disciplinano la gestione dei Centri di Accoglienza per Immigrati”.

 

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