Università, Macchia: “Diamo una possibilità anche a Brindisi”

INTERVENTO/ La recente presentazione del corso di laurea MedTec in “Medicina e Chirurgia”, a forte vocazione tecnologica e bio-ingegneristica, che sarà attivato a UniSalento a partire dall’anno accademico 2020/2021, il cui piano ha la caratteristica di formare professionalità con competenze mediche e ingegneristiche, oggi estremamente necessarie, sembrerebbe non avere al centro della programmazione la Provincia di Brindisi.

Eppure la nostra provincia di infrastrutture adatte ad accogliere corsi di laurea e centri di ricerca ne ha fin troppe, come abbiamo più volte fatto notare alle istituzioni competenti.
A tal proposito è utile ricordare l’appello lanciato – sottoscritto da noi e numerose associazioni – di Salute Pubblica dove viene motivato il ruolo strategico che la nostra provincia potrebbe giocare se coinvolta attivamente in un progetto come questo. Ma non solo.
Nell’appello sopra citato infatti si evidenziava un altro aspetto, quello più importante: il rilancio della provincia attraverso il ruolo dell’università. Occorre considerare, tra l’altro, che i collegamenti tra Università del Salento e Provincia di Brindisi sono molti (si pensi ad esempio all’industria farmaceutica e alle tante iniziative imprenditoriali presso Cittadella della Ricerca) pertanto un progetto comune (Brindisi e Lecce) non sarebbe nuovo e quindi di difficile realizzazione.
Inoltre, l’integrazione tra il nostro Servizio Sanitario Locale e l’Università deve prevedere anche l’implementazione dell’offerta formativa  per le professioni sanitarie. Nel polo universitario attivo presso la ASL di Brindisi sono presenti i corsi di laurea triennali in fisioterapia e infermieristica. Oltre l’occasione formativa per tanti giovani diversamente costretti a spostarsi lontano dalla loro residenza, le lauree delle professioni sanitarie arricchiscono anche l’offerta assistenziale attraverso la frequenza degli studenti nei servizi e nei reparti della ASL. Non si comprende come in questi anni i livelli istituzionali preposti non si siano attivati per ottenere altri corsi di laurea dall’università di Bari come quello per tecnici di radiologia, tecnici della prevenzione e della salute mentale, figure così necessarie e difficilmente reperibili oltre che carenti negli organigrammi della sanità locale.
Gli effetti positivi che un polo universitario potrebbe offrire al nostro territorio sarebbero molteplici e di grande stimolo per programmare il futuro della nostra provincia che oggi continua ad occupare un’anacronistica e marginale posizione di disagio su tutto il sistema formativo ed universitario: il saldo migratorio dei nostri giovani che studiano fuori provincia registra numeri record.  Altre provincie, invece, da tempo hanno basato il loro progresso su ricerca e università ed i risultati ad oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Vecchi palazzi messi a nuovo, nuovi spazi aperti ai cittadini, nuove infrastrutture che si traducono in nuove possibilità per giovani e meno giovani.

Pertanto, riteniamo opportuno che le istituzioni preposte, in primis il Sindaco di Brindisi, apra un focus su questo tema al fine di capire “cosa intendiamo diventare”, ma soprattutto per delineare una prospettiva condivisa ed una chiara road-map sul futuro della formazione, della ricerca e dell’università a Brindisi.

Diciamo fin da subito di ritenere inaccettabili ruoli marginali poiché si risolverebbero solo in disagi per studenti e famiglie.

…se non ora quando potremo diventare una provincia universitaria?

 Il Segretario Generale CGIL

Antonio Macchia

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