Cammino verso Santiago di Compostela, Vincenzo un pellegrino da “record”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Ottocento chilometri percorsi a piedi con uno zaino sulle spalle sotto il sole e la pioggia, con i piedi stanchi e lacerati dalle vesciche, spesso in completa solitudine: il cammino verso il santuario di Santiago di Compostela è molto di più che un pellegrinaggio, è un viaggio attraverso se stessi. Ne sa qualcosa Vincenzo Mariano, 66 anni di origini leccesi ma cresciuto a Brindisi, che questo cammino lo ha già affrontato sei volte, l’ultima delle quali lo scorso mese.

“Ognuno lo fa nel periodo che preferisce e attraverso l’itinerario che vuole, la meta, alla fine, è sempre quella. All’inizio io non conoscevo nulla di questo posto, non sapevo neppure che Santiago volesse dire San Giacomo. Per me tutto è stata una scoperta- racconta Vincenzo- La prima volta che ho deciso di intraprendere questo cammino l’ho fatto per una esigenza fisica. Sei anni fa avevo un problema e dovevo operarmi ma avevo la glicemia alta e mi è stato consigliato di camminare, ho cominciato e non ho più smesso”. Da allora Vincenzo ha percorso ben sei volte il cammino verso Santiango, l’ultima lo scorso mese e in questi giorni partirà nuovamente per due settimane, tornerà in questa terra per dedicarsi al volontariato. Vincenzo è spostato e ha due figli, la moglie ha uno spirito diametralmente opposto a quello del marito ma lo appoggia nelle sue scelte. “Mia moglie non verrebbe mai- dice sorridendo- quando fai questo tipo di cammino ci vuole spirito di adattamento e allenamento. Devi essere pronto a dividere e condividere gli spazi e le risorse e poi bisogna camminare, tanto. Io ogni giorno, anche quando sono qui nella mia terra, mi alleno camminando e percorrendo quei chilometri che mi servono per restare in forma e allungare il fiato”.

La gente si reca a Santiago tutto l’anno, a seconda del periodo c’è più o meno gente. Santiago di Compostela è il capoluogo della regione della Galizia, nel nord-ovest della Spagna, è una tappa obbligata per i pellegrini. È famosa per essere la destinazione finale del cammino di Santiago, oltre che per essere il presunto luogo di sepoltura dell’apostolo San Giacomo. Quelle che si crede siano le sue spoglie giacciono all’interno della cattedrale, consacrata nel 1211.

“La prima volta che ci sono andato ero solo e inesperto però man mano che andavo avanti incontravo gente con cui condividere questa avventura. Poi, come funziona lo capisci giorno per giorno. Quando sono partito per la prima volta avevo portato con me uno zaino di 14 chili, ma ogni giorno mi pesava di più. All’inizio per orgoglio non ho fatto nulla, dopo nove giorni un pellegrino mi ha detto ma perché ti porti questo peso, devi alleggerirlo. Ho capito che non potevo più andare avanti così, allora sono andato in un ufficio postale e ho riempito uno scatolone con tutto quello che poteva non servirmi e l’ho rispedito a casa. Quando fai questo tipo di cammino l’ideale è portare l’essenziale. Tanto sai che quello che indossi va rilavato e indossato il giorno dopo”.

Vincenzo così ha imparato a gestire le risorse, ogni giorno ha camminato per otto ore con una media di 4 chilometri ad ora. La notte l’ha trascorsa talvolta in uno ostello, qualche altra volta in un albergo, strutture convenzionate con i turisti che fanno questo tipo di percorso. Il costo del pernottamento, in fatti, oscilla tra le 4 e le 6 euro. Camera, bagni e cucina, però, viene condivisa con gli altri pellegrini. Per affrontare questo viaggio ci vuole tanto spirito di adattamento e condivisione.

“Questa esperienza per me è stata una scoperta, la scoperta di se stessi. Il cammino a Santiago lo si può fare per tanti motivi, per motivi religiosi, spirituali, anche solo per misurarsi con se stessi- dice Vincenzo- una volta sono rimasto solo per trenta chilometri, camminavo ma intorno a me non c’era nessuno. E’ stato difficile perché lì ho provato cosa significa la solitudine che è diverso dal sentirsi solo”. Quando si è fa questo percorso la tecnologia diventa un optional, Vincenzo pur avendo il cellulare l’ha utilizzato il meno possibile.

“Ho usato il cellulare per scattare le foto che poi avrebbero raccontato la mia esperienza- dice- facebook è diventato il mio diario di viaggio , lì ho raccolto tutto quello che mi è accaduto durante questo percorso”.

I percorsi non sono tutti uguali, c’è il cammino francese è

Ottocento chilometri percorsi a piedi con uno zaino sulle spalle sotto il sole e la pioggia, con i piedi stanchi e lacerati dalle vesciche, spesso in completa solitudine: il cammino verso il santuario di Santiago di Compostela è molto di più che un pellegrinaggio, è un viaggio attraverso se stessi.
Ne sa qualcosa Vincenzo Mariano, 66 anni di origini leccesi ma cresciuto a Brindisi, che questo cammino lo ha già affrontato sei volte, l’ultima delle quali lo scorso mese.
“Ognuno lo fa nel periodo che preferisce e attraverso l’itinerario che vuole, la meta, alla fine, è sempre quella. All’inizio io non conoscevo nulla di questo posto, non sapevo neppure che Santiago volesse dire San Giacomo. Per me tutto è stata una scoperta- racconta Vincenzo- La prima volta che ho deciso di intraprendere questo cammino l’ho fatto per una esigenza fisica. Sei anni fa avevo un problema e dovevo operarmi ma avevo la glicemia alta e mi è stato consigliato di camminare, ho cominciato e non ho più smesso”. Da allora Vincenzo ha percorso ben sei volte il cammino verso Santiango, l’ultima lo scorso mese e in questi giorni partirà nuovamente per due settimane, tornerà in questa terra per dedicarsi al volontariato. Vincenzo è spostato e ha due figli, la moglie ha uno spirito diametralmente opposto a quello del marito ma lo appoggia nelle sue scelte. “Mia moglie non verrebbe mai- dice sorridendo- quando fai questo tipo di cammino ci vuole spirito di adattamento e allenamento. Devi essere pronto a dividere e condividere gli spazi e le risorse e poi bisogna camminare, tanto. Io ogni giorno, anche quando sono qui nella mia terra, mi alleno camminando e percorrendo quei chilometri che mi servono per restare in forma e allungare il fiato”.
La gente si reca a Santiago tutto l’anno, a seconda del periodo c’è più o meno gente. Santiago di Compostela è il capoluogo della regione della Galizia, nel nord-ovest della Spagna, è una tappa obbligata per i pellegrini. È famosa per essere la destinazione finale del cammino di Santiago, oltre che per essere il presunto luogo di sepoltura dell’apostolo San Giacomo. Quelle che si crede siano le sue spoglie giacciono all’interno della cattedrale, consacrata nel 1211.
“La prima volta che ci sono andato ero solo e inesperto però man mano che andavo avanti incontravo gente con cui condividere questa avventura. Poi, come funziona lo capisci giorno per giorno. Quando sono partito per la prima volta avevo portato con me uno zaino di 14 chili, ma ogni giorno mi pesava di più. All’inizio per orgoglio non ho fatto nulla, dopo nove giorni un pellegrino mi ha detto ma perché ti porti questo peso, devi alleggerirlo. Ho capito che non potevo più andare avanti così, allora sono andato in un ufficio postale e ho riempito uno scatolone con tutto quello che poteva non servirmi e l’ho rispedito a casa. Quando fai questo tipo di cammino l’ideale è portare l’essenziale. Tanto sai che quello che indossi va rilavato e indossato il giorno dopo”.
Vincenzo così ha imparato a gestire le risorse, ogni giorno ha camminato per otto ore con una media di 4 chilometri ad ora. La notte l’ha trascorsa talvolta in uno ostello, qualche altra volta in un albergo, strutture convenzionate con i turisti che fanno questo tipo di percorso. Il costo del pernottamento, in fatti, oscilla tra le 4 e le 6 euro. Camera, bagni e cucina, però, viene condivisa con gli altri pellegrini. Per affrontare questo viaggio ci vuole tanto spirito di adattamento e condivisione.
“Questa esperienza per me è stata una scoperta, la scoperta di se stessi. Il cammino a Santiago lo si può fare per tanti motivi, per motivi religiosi, spirituali, anche solo per misurarsi con se stessi- dice Vincenzo- una volta sono rimasto solo per trenta chilometri, camminavo ma intorno a me non c’era nessuno. E’ stato difficile perché lì ho provato cosa significa la solitudine che è diverso dal sentirsi solo”. Quando si è fa questo percorso la tecnologia diventa un optional, Vincenzo pur avendo il cellulare l’ha utilizzato il meno possibile.
“Ho usato il cellulare per scattare le foto che poi avrebbero raccontato la mia esperienza- dice- facebook è diventato il mio diario di viaggio , lì ho raccolto tutto quello che mi è accaduto durante questo percorso”.

Duarnte questo percorso non mancano gli imprevisti,, durante l’ultimo viaggio Vincenzo si è dovuto fermare per quattro giorni, aveva delle terribili vesciche ai piedi, non poteva camminare. “Fortunatamente il mio ostello si trovava vicino ad uno studio medico- racconta- ogni giorno mi facevo medicare. Ho dovuto aspettare quattro giorni prima di rimmettermi in viaggio. In quel caso per recuperare il tempo perso ho utilizzato i mezzi”.
Il cammino verso Santiago de Compostela è dunque una vera e propria avventura, può durare sino a trenta giorni ma vi sono anche itinerare più brevi, da due settimane. I percorsi non sono tutti uguali, c’è il cammino francese è l’itinerario più popolare. Comincia sui Pirenei e procede lungo due varianti che corrispondono a due diversi punti di ingresso: Roncisvalle (in Navarra) e Somport (in Aragona). I percorsi si unificano presso la località di Puente la Reina, per dirigersi poi verso la Galizia attraversando i territori di La Rioja e Castiglia e León. Ma si può scegliere anche il cammino primitivo è il primo itinerario di pellegrinaggio, il più antico. Collega Oviedo a Santiago de Compostela e si snoda per una buona parte su tracciati di strade romane. Oltre questo c’è ancora quello de Via de la Plata, rientra in Galizia da A Mezquita ed è il cammino giacobeo galiziano più lungo. Nei suoi viaggi Vincenzo ha portato in giro anche il nome della sua città Brindisi, tra i ricordi più cari una foto che lo ritrae con le monache di clausura in un monastero a cui ha regalato la maglietta con la scritta “Brindisi”.
“Tra gli incontri più belli che ho fatto lungo questo cammino c’è quello con un ragazzo giapponese di dieci anni e la sua mamma- racconta Vincenzo- abbiamo fatto un lungo tragitto insieme e poi ci siamo ritrovati davanti al santuario. Non parlavamo la stessa lingua ma ci capivamo lo stesso. Cantavamo insieme, lo viziavo un po’, gli compravo da mangiare, la madre ogni tanto gettava lo sguardo come ad ammonirlo ma a me piaceva comprargli anche semplicemente un gelato. Lui mi chiamava “Italiana pasta”. E’ stata un’esperienza molto bella”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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