
BRINDISI- «Vogliamo conoscere i piani industriali dei singoli progetti, capire la quantità di investimenti pubblici e privati, sapere quali saranno le ricadute occupazionali e i tempi di realizzazione. E occorre programmare la formazione del personale da riutilizzare nei nuovi impianti». È quanto ha chiesto oggi il segretario generale della CGIL di Brindisi, Massimo Di Cesare, intervenendo alla riunione del Comitato interministeriale di coordinamento per la riconversione della centrale a carbone di Cerano, convocata presso la Prefettura di Brindisi e presieduta dal Commissario straordinario per la reindustrializzazione, Prefetto Luigi Carnevale.
Nel suo intervento Di Cesare ha ricordato che, a distanza di un anno dall’ultimo incontro ministeriale e di due anni dal blocco della centrale di Cerano, i lavoratori e la città attendono ancora risposte concrete. Le uniche novità registrate sono state la nomina del Commissario straordinario – salutata positivamente – e la riduzione progressiva della forza lavoro diretta e indiretta, più volte denunciata dalla CGIL. Una situazione resa ancora più complessa dal contesto geopolitico internazionale: «Siamo già in un’economia di guerra che rischia di sottrarre risorse preziose a sanità, scuola, welfare e pensioni. È una deriva da contrastare con decisione».
Il segretario generale ha ribadito che il nodo delle aree resta centrale: «Occorre individuare con urgenza quali spazi potranno ospitare i progetti di riconversione, chiarire a che punto siamo con le bonifiche e rendere disponibili le aree oggi occupate da Enel, comprese le banchine portuali e il nastro trasportatore, indispensabili per lo sviluppo delle attività retroportuali».
Di Cesare ha poi posto l’accento sulle 51 manifestazioni di interesse con 61 progetti già presentate: «Non bastano titoli o annunci generici. Vogliamo sapere quali progetti saranno realmente finanziati, con quali risorse e in quali tempi. Senza certezze rischiamo di restare fermi a zero, mentre il territorio ha bisogno di futuro».
Anche sul destino dell’impianto è stata sollecitata chiarezza: «Occorre dire se la centrale resterà in riserva fredda o calda. Non è un dettaglio: per i lavoratori dell’indotto fa la differenza tra avere un’occupazione e perderla. Su questo servono risposte precise da Enel e dal Governo».
Nell’intervento è emerso con forza il richiamo a una politica industriale nazionale all’altezza della sfida: «Brindisi non può essere esclusa dalle filiere strategiche del Paese. La transizione non è solo energetica e ambientale, ma anche sociale. E non può più attendere».
Di Cesare ha concluso ribadendo la posizione della CGIL: «Il processo di decarbonizzazione non può essere bloccato né rinviato. Al contrario, bisogna accelerare per centrare in tempi rapidi gli obiettivi del Green Deal, garantendo al contempo il lavoro, la salute e lo sviluppo sostenibile. Brindisi ha già dato. Ora servono investimenti veri e decisioni concrete».
La CGIL di Brindisi continuerà a chiedere un tavolo permanente di concertazione con tutte le parti sociali, le istituzioni e le autorità locali, per assicurare che la transizione sia equa, partecipata e rispettosa dei cittadini e del territorio.
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