Estorsioni alla fioraia al cimitero, sospeso anche un postino di Poste italiane

BRINDISI- Estorsioni alla fioraia per farsi consegnare l’attività commerciale, dopo l’arresto di cinque persone anche un postino finisce nei guai e viene sospeso per 30 giorni dalla sua attività. Si tratta di Marco Chirinzi, detto Gennaro, brindisino di 57 anni che avrebbe sottratto della posta recapitandola ad altri soggetti imputati nella vicenda e non  alla diretta interessata. Si tratta di un raccomandata che la fioraia, che ha denunciato tutto, avrebbe dovuto ricevere e per la quale è stata messa una firma falsa. Il tutto scoperto dagli agenti della  DIGOS della Questura di Brindisi che  hanno  notificato un’ordinanza di applicazione di misura coercitiva emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce De Benedictis su richiesta del sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Lecce Alberto Santacatterina nei confronti di Marco Schirinzi.

zingaro vincenzo

Donato Borromeo
Donato Borromeo

Il provvedimento coercitivo fa seguito all’arresto di cinque persone accusate a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al compimento di rapina ed estorsione, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose, con lo scopo di acquisire la licenza e l’immobile del negozio di fiori nei pressi del cimitero di Brindisi. IL locale  ubicato in via Ticino al quartiere Perrino  è di proprietà del Comune di Brindisi ma gestito da una 30enne. In manette il 15 novembre scorso finirono Giovanni Borromeo 45 anni e Donato Borromeo, 41 anni,  quest’ultimo ritenuto esponente di spicco della Sacra corona unita per la frangia brindisina, Serena Lorenzo, 27 anni,  convivente di Donato Borromeo, Francesco Palma 36 anni, e Luca Ferrari 38 anni,  ex marito della vittima. Tutti brindisini.

Secondo gli inquirenti il progetto criminoso sarebbe stato portato avanti con metodo mafioso.  Atti persecutori, appostamenti, minacce nei confronti della donna per cedere senza alcun corrispettivo la licenza e il locale a Donato Borromeo.  Secondo gli inquirenti gli indagati avrebbe  fatto questo avvalendosi della  forza  di  intimidazione del  vincolo  associativo  e della  condizione  di  assoggettamento e di omertà  che  ne  deriva  dal fatto che Borromeo fosse riconosciuto a Brindisi come un noto esponente della Sacra Corona Unita.

Nella rete degli investigatori è finito anche un postino di Poste Italiane. Le indagini condotte dalla DIGOS, giudate dal vice questore Vincenzo Zingaro, hanno permesso di ricostruire nel dettaglio la vicenda relativa alla sottrazione ed all’occultamento di una lettera raccomandata inviata il 30 maggio scorso da Giuseppe Forte alla vittima.

 

Gli accertamenti eseguiti presso gli Uffici centrali delle Poste Italiane ripercorrevano l’iter seguito dalla raccomandata accertando in tal modo come lo SCHIRINZI si fosse appropriato indebitamente della raccomandata prelevandola in violazione dei criteri di assegnazione stabiliti dai regolamenti delle Poste Italiane.

Per verificare quello che accadeva durante l’attività di indagine, gli investigatori della DIGOS, fecero trasmette  alla fioraia una lettera raccomandata contenente solo un foglio bianco.  I numerosi servizi di osservazione, di pedinamento ed appostamento  consentironodi assistere alla sottrazione della corrispondenza da parte di Borromeo e  della compagnia, che con l’apposizione della firma apocrifa della vittima e grazie alla complicità del postino , si impossessarono della raccomandata postale.

A  Poste italiane infatti la raccomandata risultava consegnata.

Dopo un minuzioso sopralluogo del percorso effettuato dall’autovettura degli indagati  ha permesso di rotrovare e sottoporre a sequestro la busta per lettera con i riferimenti della Raccomandata.

Successivamente è stato lo stesso Donato Borromeo, e  Serena Lorenzo a dichiarare durante l’interrogatorio davanti al gip   di aver sottratto la raccomandata, apponendo una firma falsa, con la compiacente collaborazione del portalettere.

Ulteriore conferma è arrivata anche da Chirinzi che ha ammesso di aver consegnato la lettera a Borromeo e di avergli consentito di firmare il registro della ricezione, pur essendo a conoscenza della caratura criminale nell’ambito della frangia brindisina della Sacra corona unita.

Alla luce di tutti gli elementi raccolti e all’evidente pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminali è stata emessa la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di pubblico servizio svolto dal predetto per 30 giorni.

Chirinzi è accusato in concorso con Borromeo e Lorenzo Serena di violazione,  sottrazione e soppressione  di corrispondenza aggravata.  E di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

Intanto dopo l’incendio  doloso al negozio dei fiori avvenuto la notte successiva al 2 novembre, la fioraia non ha più aperto la sua attività.

 BrindisiOggi

 

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