
INTERVENTO/ Otto anni dopo le denunce delle FP CGIL e dei controlli con relative prescrizioni dei NAS, l’ospedale Perrino continua ad ignorare ancora gli standard minimi di qualità e sicurezza assistenziale. Emblematico è il fatto che Undici pazienti cardiologici in condizioni critiche, a fronte degli 8 previsti, vengano affidati a soli due infermieri. Non è la trama di un film distopico sulla sanità, ma si tratta di quanto accaduto nell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (UTIC) dell’Ospedale “Antonio Perrino” di Brindisi.
Un episodio che ha riacceso i riflettori su una crisi sanitaria che si protrae da anni e che, nonostante denunce e verbali ufficiali, continua a mettere a rischio la vita dei pazienti. I fatti risalgono a pochi giorni fa, quando un terzo infermiere in turno è stato distaccato per accompagnare un trasferimento urgente verso l’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, lasciando i colleghi in una situazione di drammatica emergenza. “Non si è trattato di un imprevisto”, spiega la FP CGIL Brindisi, “ma dell’ennesima, annunciata gestione dell’emergenza come prassi quotidiana. Un modello operativo conseguenza di scelte organizzative inadeguate”.
La mancanza di una reperibilità infermieristica – ripetutamente richiesta dal sindacato ma mai istituita dalla direzione sanitaria – fa sì che ogni volta che si verifica un’urgenza fuori programma, sia il reparto stesso a restare scoperto. “In qualsiasi altra struttura ospedaliera d’Italia esistono protocolli di emergenza con personale reperibile”.
Ciò che risulta più allarmante è che la situazione non rappresenta una novità. Nel 2017, i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (NAS) di Taranto avevano effettuato un’ispezione presso l’UTIC, certificando formalmente nel loro verbale “una carenza di personale incompatibile con gli standard minimi previsti dalla normativa vigente”. Il Decreto Ministeriale 70/2015 stabilisce infatti che in terapia intensiva debba essere garantito un rapporto di un infermiere ogni due pazienti – standard sistematicamente disatteso nel reparto brindisino.
“Nel verbale ispettivo era chiaramente riportato che l’organico era al di sotto dei livelli assistenziali di sicurezza”, ricorda la FP CGIL. “Ma a distanza di otto anni, non solo la situazione non è migliorata, ma ha subito un progressivo deterioramento organizzativo”.
I numeri attuali parlano chiaro: l’UTIC che dovrebbe ospitare quotidianamente 8 pazienti, ma ciò non accade di norma sono 11-12 con picchi che sono arrivati a superare i 14. La dotazione organica conta formalmente 22 infermieri, ma uno è esentato dai turni notturni e un altro è assente da tempo senza che sia mai stato sostituito. Nei turni notturni e festivi – proprio quelli più a rischio – si opera regolarmente con coperture minime, insufficienti a gestire anche le emergenze più ordinarie.
Non va meglio per quanto riguarda il personale di supporto: degli otto Operatori Socio-Sanitari previsti, due mancano all’appello da mesi (una in maternità, l’altra trasferita) senza che siano mai stati sostituiti, aggravando ulteriormente il carico di lavoro del personale presente.
“La Dirigenza delle Professioni Sanitarie , continua a nascondersi dietro il Piano Triennale del Fabbisogno”, denuncia ancora il sindacato. “Ma qui non si discute di programmazioni burocratiche o di calcolo di un Delta su un foglio Excel, ma deve essere contestualizzato in base alla popolazione che hai e la tipologia di paziente. Si parla di responsabilità concrete, di sicurezza operativa, di vite umane. E soprattutto, non si può ignorare un verbale dei NAS come se si trattasse di un’opinione tra le tante”.
Il caso dell’UTIC rappresenta soltanto l’ultimo evento di una crisi sistemica che coinvolge numerosi reparti dell’ospedale brindisino: l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale che rischia di scomparire, la Radiologia Interventistica resta chiusa per mancanza di personale tecnico, in Ortopedia i turni notturni sono garantiti da un solo OSS nonostante i 36 pazienti ricoverati, mentre il sistema dei trasporti interni e del 118 è in crisi per l’assenza cronica di autisti.
“Non possiamo più parlare di episodi isolati”, afferma la FP CGIL Brindisi, “ma di un modello gestionale completamente fuori controllo. Un’azienda sanitaria che ignora sistematicamente le segnalazioni interne, le evidenze operative e perfino le prescrizioni di un’autorità giudiziaria come i NAS, ha ormai smarrito la propria funzione pubblica. E chi ne ha la responsabilità, deve rispondere con atti concreti, non con silenzi amministrativi”.
Il sindacato ha formulato richieste precise: l’integrazione immediata dell’organico UTIC (sia infermieri che OSS), l’attivazione della reperibilità infermieristica, la sostituzione di tutte le assenze non coperte, l’attuazione integrale delle prescrizioni contenute nel verbale NAS, e una verifica indipendente sulla tenuta dei livelli essenziali di assistenza.
“Il tempo dell’attesa è finito”, conclude la nota sindacale. “Il sistema sanitario brindisino è a un bivio decisivo: o si sceglie di garantire diritti e sicurezza, o qualcuno dovrà assumersi fino in fondo le responsabilità di fronte ai cittadini, ai lavoratori e alle istituzioni preposte alla vigilanza. La misura è colma, e il silenzio non è più un’opzione accettabile”.
Il segretario Generale FP CGIL Brindisi
Luciano Quarta
Il coordinatore alla sanità FP CGIL Brindisi
Francesco Pollasto
Commenta per primo