Associazioni ambientaliste: “No al progetto di Edipower, chiudiamo la centrale”

BRINDISI– Continua a suscitare reazioni il piano industriale presentato dal gruppo Edipower e A2A. oggi ad intervenire sono le associazioni ambientaliste  (Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Acli Ambiente, Forum ambiente salute e sviluppo, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”).

“In occasione della schematica – e assolutamente insoddisfacente – presentazione del piano industriale per la centrale termoelettrica Brindisi nord, l’amministratore delegato di Edipower, Massimiliano Masi, ha affermato che in cocombustione con il carbone sarà utilizzato “combustibile alternativo dalla filiera corta del territorio” e il direttore generale area tecnica A2A Rossetti ha sostenuto che “questo materiale non è CDR nè CSS, è un combustibile rinnovabile derivante dalla filiera corta del territorio”- dicono gli ambientalisti- “Per amore di verità, va precisato che la società Edipower-A2A vorrebbe utilizzare combustibile solido secondario (CSS), da triturare e micronizzare, che dovrebbe giungere da tutta la Puglia in un impianto di trattamento da localizzare in loco. Altro che filiera corta di un combustibile “rinnovabile”, che certamente tale non è un combustibile derivante da rifiuti”.  

“Il combustibile richiamato, in merito al quale la posizione del Consiglio regionale non potrebbe che essere quella chiaramente espressa contro la combustione di CDR in centrali termoelettriche, rappresenterebbe il 10% dell’alimentazione del gruppo da 320 mw che resterebbe in esercizio. Il restante 90% sarebbe costituito da carbone a basso tenore di zolfo (BTZ) e non da carbone senza tenore di zolfo (STZ), come l’assenza di desolforatore obbligherebbe. Ma non si è affatto parlato della copertura del carbonile e di altre misure di “ambientalizzazione”. Fermo restando il principio della non negoziabilità del diritto alla salute, costituzionalmente tutelato, rileviamo che si appalesano privi di credibilità i cenni contenuti nel progetto riguardo a fantomatiche ricadute positive sul versante economico e occupazionale. In questa direzione la via maestra è un’altra e cioè quella della creazione di posti di lavoro attraverso l’avvio delle urgenti e indispensabili operazioni di bonifica”.

Concludono: “Chiediamo formalmente pertanto che i rappresentanti istituzionali di Regione, Provincia e Comune, in ragione delle rispettive competenze, reclamino l’immediato avvio dello smantellamento del primo e secondo gruppo della centrale e la procedura di chiusura complessiva dell’impianto e di bonifica dell’intera area, aprendo contestualmente un confronto sulle diverse alternative da costruire sia in ambito portuale che industriale”.

 BrindisiOggi

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