La battaglia di sei brindisini: “Vogliamo sapere la verità sui nostri tumori” e presentano un esposto

BRINDISI- brigante espostoIda avrebbe avuto 28 anni, ma tre anni fa una leucemia le ha tolto la vita, ha lasciato la sua bimba di 8 anni che ora vive con i nonni. Poi c’è Giorgia lei ha vinto la sua battaglia, a 23 anni si è ammalata  di  linfoma di HODGKIN, ora ha 28 anni ed è guarita. Ma l’ombra di questa malattia pesa come un macigno sulla sua spalla. Queste solo due delle sei storie raccolte in un esposto presentato il 12 giugno scorso alla Procura della Repubblica di Brindisi. Una denuncia-querela in cui sei cittadini brindisini, quattro in vita, e due congiunti di persone morte,  che abitano  a ridosso dei quartieri della zona industriale chiedono di conoscere la verità su quello che accade da queste parti. L’esposto è stato presentato da  Giorgia Masiello 28 anni, Annunziata Medico 31 anni, Giovanni Brigante 44 anni,  Patrizia De Leonardis moglie di Antonio Morleo (deceduto nel 2010), Vincenzo Gaudino padre di Ida (deceduta nel 2011),  e  Francesco Caiulo padre di Antonio. I protagonisti di questa vicenda hanno vissuto o vivono  nei quartieri Tuturano, Perrino, Bozzano, Centro che fanno da corona alla zona industriale.

 Quale correlazione vi è tra le loro patologie, e i fanghi  contaminati degli scarti di lavorazione del Petrolchimico stoccati nella zona di Micorosa, e i rifiuti  tossici seppelliti ai piedi degli impianti dell’allora Montedison e mai smaltiti? Vi può essere un nesso di casualità  tra questi tumori  dell’apparato linfoematopoietico e la presenza di sostanze inquinanti nei terreni, nella falda ma anche nell’aria? Per anni dai camini degli impianti dell’ex petrolchimico sono stati immessi nell’atmosfera gas inquinanti, tanto da far scaturire nel 2011 un’inchiesta giudiziaria. Le due aziende, Versalis e Basell hanno oblato il reato, in poche parole gli impianti sono stati dissequestrati in cambio di una  cauzione in denaro e sino a quando non sono stati modificati e messi a norma. Ma quello che si evince nell’esposto è che l’illecito è stato comunque compiuto, e dal 2012 molto spesso le torce tornano a riaccendersi periodicamente. Nell’esposto anche la firma dell’avvocato Giovanni Brigante che ha vissuto l’esperienza della malattia in prima persone. A supportare la tesi della correlazione e del nesso di causalità tra inquinanti e patologia l’oncologo e radiologo dell’ospedale Perrino Maurizio Portaluri, storie, quelle di questi sei malati che lui conosce bene, così come quotidianamente vive il dramma dei suoi pazienti. “ In questo esposto ci si è limitati ai tumori del sistema emolinfopoietico- spiega il medico-perchè sono quelli che non risentono affatto delle abitudini di vita individuali.  Ma che sono correlati a sostanze inquinanti che si trovano nell’aria, nei terreni e nella falda di Brindisi come  benzene, diossina, Ipa”.

Nei terreni sono stati sversati milioni di metricubi di fanghi tossici,  arsenico, rame, mercurio, cadmio, vanadio, zinco, nichel. Tutto questo si trova a due passi dall’area marina protetta di Salina Punta della Contessa, proprio qui dove si piantano carciofi, pomodori, frutta.

Nella lunga e dettagliata denuncia si fa riferimento anche al servizio d’inchiesta realizzato da BrindisiOggi dove sono stati pubblicati dei documenti, delle comunicazioni tra i dirigenti dell’allora Montecatini dove si dice esplicitamente dell’interramento dei rifiuti ai piedi dello stabilimento Petrolchimico e dello stoccaggi dei fusti contaminati sull’area di Micorosa.

“Non sappiamo dove ci poterà questa  battaglia- afferma l’avvocato Brigante- ma noi vogliamo accendere un faro sulla questione. Vogliamo che si indaghi, che dicano alla città la verità, che si bonifichi l’area dai veleni. Chiediamo un accertamento e che sia fatta finalmente un’indagine epidemiologica”.

Una lotta forse titanica, contro quella che è definita una delle aziende di Stato, l’Eni. Ma questa gente ci prova, insinua dei dubbi chiede che si indaghi. D’altronde da queste parti, il dubbio sulle conseguenze di quei rifiuti tossici mai bonificati sulla salute ce lo hanno tutti. Il dubbio che non sia stata rispettata la legge nello smaltimento, nelle modalità di gestione, e anche che qualcuno che sapeva  abbia potuto omettere qualcosa.

Lucia Portolano

 

 

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