Famiglie brindisine sempre più povere, il Comune cerca di recuperare via Sele

BRINDISI- ( Da Il7 Magazine) Diminuisce il lavoro, aumenta la povertà. Sono sempre più numerose le famiglie brindisine che si rivolgono ai Servizi Sociali del Comune ed alle strutture di accoglienza gestite dalla Diocesi. Il 2019 è stato l’anno delle vertenze occupazionali e del declino di numerose aziende. Licenziamenti e cassa integrazione hanno pesato come un macigno sulle spalle delle famiglie brindisine che non riescono più a vivere in autonomia. Lo dice anche l’ultimo rapporto della CGIL che parla di un territorio, qual è quello di Brindisi, “sempre più martoriato dalla crisi” e “dove ai problemi di sempre , oramai cronicizzati, se ne sono aggiunti altri”. Un’analisi per la quale il sindacato definisce il 2019 come il peggiore di tutti. Da diversi mesi i Servizi Sociali del Comune di Brindisi stanno lavorando sul piano povertà con l’idea di potenziare i servizi a sostegno delle fasce deboli. Tra i progetti anche il recupero la scuola di via Sele al quartiere Perrino di Brindisi che sino ad un anno fa era occupata abusivamente da circa una ventina di persone. L’idea è quella di farne una casa di accoglienza. “Puntiamo sui finanziamenti regionali che ci darebbero l’opportunità di recuperare la struttura- ha spiegato l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Brindisi, Isabella Lettori- in questo modo potremmo recuperare circa 33 posti”. Il bando a cui il Comune di Brindisi intende accedere è un avviso pubblico della Regione Puglia “Per il finanziamento di strutture e interventi sociali e sociosanitari per soggetti beneficiari pubblici” finalizzato a colmare le lacune nell’offerta di servizi alle persone, alle famiglie, alle comunità. Non solo , è destinato ad accrescere l’accessibilità delle rete dei servizi. La scuola di via Sele , quindi, potrebbe diventare una casa di accoglienza per famiglie disagiate in presenza di minori. Una situazione molto comune oggi, del tutto simile a quella delle famiglie che avevano occupato abusivamente la struttura e che oggi sono in auto gestione in un immobile confiscato alla criminalità, una grande villa in contrada Chiodi che da alcuni mesi ospita circa sei nuclei famigliari. “Anche qui- spiega la Lettori- ben presto metteremo mani affinchè il Comune possa gestirla direttamente. Anche se, debbo dire, sino ad oggi, queste persone hanno saputo ben organizzarsi”. Il trasferimento nella villa confiscata è avvenuto la scorsa estate. Qui le famiglie accolte hanno avuto la possibilità di ricrearsi una vita condividendo spazi comuni che sino ad oggi gestiscono in autonomia. La grande villa è stata ristrutturata con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale P.O.Fers 2007-2013 per la riconversione dei beni confiscate. Nello specifico il Fesr contribuisce al finanziamento di interventi destinati a rafforzare la coesione economica e sociale eliminando le principali disparità regionali. In tal modo, il Fesr dà attuazione alle priorità comunitarie e in particolare all’esigenza di rafforzare la competitività e l’innovazione, creare e mantenere posti di lavoro stabili e assicurare lo sviluppo sostenibile. Nel caso della villa in contrada Chiodi i fondi hanno favorito il riuso sociale del bene confiscato alla criminalità. Ma oltre a queste famiglie che risiedono in contrada Chiodi ve ne sono molte altre che possono contare anche sul lavoro di tanti volontari che quotidianamente si dedicano al prossimo . E’ questo il caso di Casa Betania che si trova in via Bruno Buozzi. Casa Betania  nasce per volontà del parroco don Peppino Apruzzi in seguito alla morte di un clochard.  Questa struttura, che ospita circa una ventina di persone, soprattutto donne e bambini, è portata avanti da volontari, vive esclusivamente di carità e di essa si occupa la Parrocchia di “San Vito Martire” del quartiere Commenda, tramite l’associazione “Compagni di Strada”. Casa Betania è un luogo di accoglienza temporaneo che offre un letto e un pasto caldo a chi ne ha bisogno. Anche qui il principio che muove la macchina della generosità è quello della collaborazione. Gli ospiti contribuiscono a tenere puliti gli spazi comuni e cercano di rendersi utili in qualche modo. Il numero delle famiglie brindisine disagiate nel corso degli anni è aumentato sensibilmente e lo si attesta anche grazie ai numeri forniti dalla Caritas Diocesiana che attraverso i suoi volontari opera preparando e distribuendo ogni giorno circa 200 pasti. Di questi 40 sono serviti ai tavoli, nella sala mensa allestita all’interno della struttura. Altri 160 sono, invece, impacchettati e consegnati a coloro che si presentano per ritirarli. Ogni pacco contiene un primo ed un secondo piatto caldo, un contorno, pane e frutta. La Caritas ha un elenco di persone a cui consegnarlo e il numero preciso dei componenti di ciascuna famiglia.  I nuclei variano da due a tre, anche quattro componenti, per arrivare sino a sette persone, soprattutto nelle famiglie con bimbi. Nella stragrande maggioranza delle situazioni si tratta di famiglie brindisine dove gli adulti hanno perso il lavoro o al limite hanno un reddito talmente basso da non consentire loro neppure di mettere un piatto a tavola. Il contributo dei volontari, in questo caso, è determinante. Nella cucina ogni giorno si alternano una decina di persone disponibili a preparare i pasti. “In questi anni i nostri ospiti sono cambiati- dice Don Piero Mita, direttore della Caritas- abbiamo visto diminuire i pasti serviti a tavola e aumentare quelli consegnati a mano. In pratica sono diminuiti gli stranieri che prima numerosi si rivolgevano alla nostra mensa, ma le famiglie brindisine sono sempre quelle, anzi ve ne è anche qualcuna in più. Purtroppo non riusciamo a dare accoglienza come vorremmo, perché gli spazi a disposizione sono quelli. Ma per situazioni  molto particolari cerchiamo di fare anche l’impossibile”. E’ questo il caso di una famiglia rimasta senza un tetto sulla testa e che ora è ospite in alcuni locali della Cattedrale in piazza Duomo dove da qualche tempo Don Mimmo Roma ha avviato un nuovo progetto : “La Casa della Fratellanza”.  In questo luogo la parrocchia si occupa di accogliere chi ha bisogno , di dare un alloggio temporaneo o di creare  un punto di riferimento per gli anziani rimasti soli.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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