L’eredità contesa, lascia un milione di euro nelle mani di un prete, la famiglia: “Vogliamo ciò che è nostro”

LATIANO- (dal Il7 Magazine)Un appartamento, un garage, una casa in campagna con terreno, 50 alberi d’ulivo e 400mila euro, una fortuna a sei zeri  lasciata nelle mani di un parroco, Don Angelo Altavilla, oggi indagato  circonvenzione di persona incapace. Da due anni i parenti  di Vita Maglie lottano a suon di carte bollate  per recuperare il patrimonio di famiglia “misteriosamente” donato alla chiesa dalla loro congiunta. Vita Maglie, nata e cresciuta a Latiano, è deceduta il 30 aprile del 2014 all’età di 89 anni al termine di una lunga malattia. Vita Maglie era nubile e aveva trascorso la sua vita in simbiosi con una cara amica che come lei non si era mai sposata.

“Avrebbe voluto prendere i voti, diventare suora- racconta la cugina Daniela Maglie, che si è occupata di lei sino all’ultimo giorno della sua vita- purtroppo non ci era riuscita. Così ha vissuto per anni in compagnia di questa amica. Tra loro c’era una sorta di accordo: una sarebbe stata l’erede dell’altra”.

Quando l’amica muore Vita eredita tutto e il suo patrimonio lievita raggiungendo il milione di euro. Nel 2002 il medico diagnostica a Vita un principio di Alzheimer ma solo negli ultimi due anni e mezzo della sua vita la donna comincia ad accusare con frequenza i sintomi della malattia. Vita riesce tuttavia ad essere autonoma, frequenta la chiesa e vive per conto suo sino a quando non si ammala di cancro e si trasferisce dalla cugina Daniela.

“Non ci abbiamo pensato due volte- racconta Daniela- Vita aveva bisogno di noi, della sua famiglia. Anche perché alternava momenti di lucidità con momenti di confusione. C’era una frase che diceva spesso: voglio i miei soldi. Ma io non capivo a cosa si riferisse”.

Il 30 aprile del 2014 Vita muore e i suoi famigliari non sanno ancora nulla della amara sorpresa che li attende.

Qualche giorno dopo il funerale sono tutti alla ricerca delle chiavi di casa di Vita  quando si imbattono in Don Angelo Altavilla, parroco della Chiesa Madre di Latiano : “Ci chiama – racconta Daniela- e ci dice che mia cugina ha lasciato un testamento. Così ci convoca in canonica.  Quel giorno mi è crollato il mondo addosso, si è aggiunto dolore ad altro dolore. Don Angelo apre il testamento di Vita e lo legge davanti a tutti noi. Restiamo senza parole:Vita aveva lasciato tutto alla chiesa. Io non potevo crederci, ho cominciato ad urlare anche se eravamo in chiesa. Ricordo che qualcuno ha avvertito anche i carabinieri per come urlavo”.

I parenti di Vita non si capacitano, il colpo è troppo forte da incassare. La storia non torna, secondo loro,  Vita non aveva mai detto loro nulla del testamento e ne tanto meno delle sue intenzioni. E’ pur vero che Vita frequentava la chiesa e probabilmente aveva istaurato anche un rapporto di fiducia con il prelato.

“La signora Vita Maglie era una donna di chiesa- controbatte l’avvocato Antonio Farina che difende Don Angelo- il mio assistito si ritrova con l’onere di gestire questi beni per finalità che la stessa signora aveva indicato nel testamento”.

La famiglia di Vita così cominciano a fare una serie di controlli e partono dai conti bancari della congiunta.

“Qualche giorno dopo siamo andati in banca- dice Daniela- e abbiamo scoperto che Don Angelo aveva la delega sul conto di mia cugina. Non solo, erano state fatte diverse operazioni bancarie, giroconti, bonifici. Era stata fatta persino una polizza assicurativa a nome di Vita del valore di 88mila euro. I soldi finiscono tutti a beneficio della Curia”.

I famigliari di Vita si rivolgono ai carabinieri e partono i primi accertamenti. Il 26 febbraio del 2015 viene depositata una denuncia formale nei confronti del prelato per circonvenzione di incapace, la famiglia di Vita vuole vederci chiaro. La denuncia viene trasmessa alla Procura di Brindisi. La famiglia di Vita Maglie si affida ad una coppia di avvocati, Antonella Rizzo e Antonio Sartorio.

“Nel frattempo da casa di mia cugina spariscono i mobili, tutti gli oggetti di valore- dice Daniela- un pianoforte, i candelabri d’argento,  quadri da 35mila euro. E alla fine la stessa casa diventa un ricovero per suore”.

L’abitazione di cui parlano i parenti di Vita Maglie si trova in via Risorgimento a Latiano, ma già da un po’ le suore non ci sono più e l’appartamento è disabitato.

“L’uso dell’abitazione è esattamente ciò che si intendeva nel testamento- sottolinea l’avvocato di Don Angelo- deleghe e movimenti sui conti bancari. Quello è tutto da dimostrare”.

Don Angelo Altavilla il 2 settembre lascia la Chiesa Madre di Latiano dopo di 17 anni viene trasferito a Bari presso il Tribunale ecclesiastico regionale. La comunità organizza una grande festa per salutarlo, il prelato gode di grande consenso. Durante l’ultima celebrazione eucaristica la chiesa è gremita.

Il 21 ottobre, un mese e mezzo dopo il trasferimento,  la notizia di reato su richiesta del Pm Valeria Farina Valaori viene archiviata per “insussistenza del fatto accusatorio”.

“Era una situazione assurda- dice Daniela- per noi i fatti erano così evidenti. Mia cugina era stata raggirata. Ma come si fa. Lui diceva che era stata lei a volergli lasciare tutto alla chiesa. Ma io ricordo che negli ultimi periodi, prima di morire, Vita non voleva neppure vederlo”.

Gli avvocati della famiglia Maglie, Antonella Rizzo e Antonio Sartorio, davanti all’archiviazione presentano opposizione e lo scorso 2 maggio il Gip Maurizio Saso decide di rimettere gli atti e riaprire il caso. Il prossimo 9 novembre ci sarà l’udienza preliminare.

“Noi vogliamo giustizia- conclude Daniela- non è giusto. Don Angelo deve essere trattato come un uomo normale, non come un uomo di chiesa. E se è colpevole deve pagare. Noi vogliamo solo ciò che ci appartiene”.

Lucia Pezzuto per IL7 Magazine

 

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