L’inchiesta giornalistica di BrindisiOggi nell’esposto sull’incidenza dei tumori: almeno si indaghi

BRINDISI- Rifiuti seppelliti ai piedi degli impianti del Petrolchimico, fanghi contaminati stoccati sull’area denominata Micorosa.  Un anno e mezzo fa, esattamente il 23 marzo 2013, BrindisiOggi in un servizio pubblicò dei documenti riservati, delle comunicazioni tra due dirigenti dell’azienda che parlavo dello stoccaggio dei fanghi mercuriosi.  Delle carte venute alla luce dopo anni, che molti dicevano di aver letto ma che non erano mai state rese pubbliche. Il servizio di BrindisiOggi è finito nell’esposto che sei brindisini affetti da tumore hanno presentato alla Procura della Repubblica con il quale si chiede di aprire un’inchiesta. Vi riproponiamo un passaggio saliente di quel nostro video che potete trovare integralmente in home page.

 “ A pochi metri dal mare, nella zona esterna del petrolchimico si estendono 44ettari, di quella che era denominata la zona fanghi. Qui da oltre 25 anni non cresce più erba nel vero senso della parola, a due passi dal parco protetto saline punta della contessa, a due passi da una delle più belle spiagge di Brindisi. Sotto, in questa distesa di grigio sono stati interrati 1 milioni di metricubi di fanghi tossici provenienti dall’impianto cloro soda, in poche parole c’è nel suolo e nel sottosuolo  arsenico, stagno, mercurio, berillio e selenio presenti in gradi quantità, oltre i limiti previsti. Lo hanno detto le caratterizzazioni commissionate dal Ministero dell’Ambiente. Tradotto significa veleni, fanghi contaminati,  tanto che nel 2011 il sindaco di allora Domenico Mennitti ha emesso l’ordinanza con cui inibisce l’accesso dell’area di Micorosa, è così che si chiama questa zona dei veleni. In realtà un’ordinanza solo scritta, chiunque può mettere piede e qualcuno viene anche a pescare.

Chi ha inquinato questi terreni? Cerchiamo di ricostruire.

 Negli ultimi anni è emersa una nota riservata,  documenti di cui la  riproduzione  è vietata, è una comunicazione tra due dirigenti di un’azienda che nel 89 operava nell’ex petrolchimico, nella quale si dice chiaramente dove, come, quanti sono i fanghi contaminati interrati ai piedi degli impianti.  Nella documentazione riservata si legge“ la problematica dei rifiuti mercuriosi, sempre presente in fabbrica, andò acuendosi in modo rilevante negli anni 1976-77 per la produzione di grossi volumi di fanghi nell’impianto di trattamento acque mercuriose…dopo la fermata del cloro-soda i vari residui mercuriosi (fanghi, terre, materiali vari inquinati) presenti in stabilimento rimasero stoccati in attesa di soluzioni sempre ventilate e mai concretizzate che si rivelarono sempre ipotetiche ed aleatorie. Si andava nel frattempo aggravando la situazione dello stoccaggio, creando reali pericoli di inquinamento, sia per il progressivo deterioramento dei contenitori dei residui solidi sia per il rischio di trabocco dei fanghi sito sotto il P28 nel collettore di scarico a mare, a seguito di aumento del livello per forti piogge. Detto rischio in qualche occasione si è concretizzato …. Relativamente ai rifiuti mercuriosi il censimento indica: n. 740 fusti di fanghi ispessiti, 320 fusti di terra e residui vari inquinati, 100 fusti di grafite, 400 mc circa di fanghi residui parzialmente ispessiti. Il tutto è stato coperto con scarto di cava per uno spessore di circa 30 cm. pressato e livellato…. Su di esso è stato effettuato uno stendimento  di sabbia di frantoio rullato con ottenimento di un piano di calpestio camminabile. …. Non si è ritenuto opportuno né necessario denunciare ad autorità la realizzazione dell’opera sia in relazione alla situazione locale sia in considerazione che li non è mai stato uno scarico sul terreno che rientrava quindi nei dispositivi della legge..”

Quindi sono la, qualcuno che ha un nome e cognome li ha messi. Qualcuno che sapeva la pericolosità.

Oggi si chiede che si indaghi su tutto questo.

Lucia Portolano

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