Rssa Santa Lucia, i dipendenti s’incatenano: «Non ci fermeremo finché non ci daranno retta»

ERCHIE – Si rinsalda e si serra la protesta dei lavoratori della residenza sociosanitaria assistenziale Santa Lucia di Erchie: i lavoratori, riuniti in assemblea permanente nei locali della struttura, hanno voluto imprimere una decisa accelerata per sollecitare l’intervento delle istituzioni cui si sono rivolti tramite la Cgil Funzione Pubblica, incatenandosi alle sedie. Un gesto per certi versi estremo che sottolinea la gravità della situazione. L’iniziativa di protesta è stata adottata dai lavoratori, nei giorni scorsi,  a seguito della paventata chiusura della residenza che rischia di mandare a casa, da un momento all’altro, oltre ai dipendenti in agitazione, anche gli ospiti, per lo più anziani disabili, con gravi problemi che ne compromettono pesantemente l’autosufficienza.

Della vicenda, come detto, si sta occupando la Cgil Funzione Pubblica di Brindisi che, con il segretario generale Antonio Macchia e il segretario territoriale Vincenzo Cavallo, hanno scritto una lettera ad alcune istituzioni tra cui il prefetto di Brindisi, Nicola Prete, il direttore generale della locale Asl, Paola Ciannamea, e il sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti per denunciare quanto sta accadendo. I sindacalisti hanno spiegato agli interlocutori cui si sono rivolti che l’amministrazione della struttura Santa Lucia sta decidendo di chiudere l’attività a seguito di una crisi economica, costringendo tutti gli ospiti ricoverati, per lo più anziani diversamente abili, a trasferirsi altrove.

Gli ospiti, tra l’altro, con sofferenza, hanno dovuto abbandonare la struttura e gli operatori cui erano molto legati, frantumando quel minimo di rete familiare costruita nel tempo all’interno della residenza. Questo è il caso, ad esempio, di un cardiologo in pensione spostato da Erchie in una struttura di Mesagne in agosto. Dal trasferimento, l’anziano medico non fa che chiedere insistentemente di poter ritornare nella sua vecchia stanza. I sindacalisti hanno spiegato i motivi che hanno portato a questa situazione, rivolgendosi alle istituzioni citate per impedire che la chiusura della struttura diventi realtà. «La vicenda in questione è determinata da una serie di problematiche di natura tecnico–burocratica, per una serie di inadempienze amministrative riguardanti la mancata corresponsione delle rette di una cospicua parte di ospiti ricoverati».

Problemi, quindi, indipendenti dal servizio offerto dai lavoratori in agitazione. Intanto, ieri mattina, il personale in protesta ha ricevuto la visita di Pino Romano, capogruppo del Partito Democratico al Consiglio Regionale, il quale ha manifestato solidarietà e ha garantito il suo interessamento alla vicenda. Macchia e Cavallo, inoltre, spiegano che i dipendenti, pur di mantenere il posto di lavoro, hanno, nei mesi scorsi, provato ogni strada, anche al costo di perdere parte di quanto gli è dovuto: accordi per la riduzione dello stipendio; mancata corresponsione di stipendi; iniziative pubbliche; scioperi; coinvolgimento del Prefetto. «Confidiamo – concludono Macchia e Cavallo – che l’attenzione per le sorti dei lavoratori e degli ospiti della struttura non si abbassi finché tutta questa storia non veda un lieto fine».

Maurizio Distante

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