Tagliato il servizio di trasporto scolastico, i genitori di Torre Rossa: “I nostri figli isolati, non potranno andare a scuola”

BRINDISI- (Da Il7 Magazine) Il Comune di Brindisi taglia il servizio di trasporto scolastico, isolati gli studenti delle zone rurali, genitori sul piede di guerra. Era stato annunciato a gennaio scorso quando fu firmato il piano di pre dissesto, tra i tagli previsti per risanare i conti del Comune di Brindisi anche quello del trasporto scolastico nelle zone rurali. Oggi a meno di un mese dall’inizio della scuola l’amministrazione comunale annuncia di aver sospeso il servizio ed averlo sostituito con un contributo di cento euro mensili per ogni famiglia.  Tenendo conto delle condizioni economiche il contributo sarà graduato proporzionalmente al reddito complessivo familiare dichiarato dei nuclei interessati. La decisione del Comune di Brindisi colpisce le aree periferiche della città, aree rurali dove già normalmente i collegamenti con mezzi pubblici scarseggiano e le famiglie spesso non dispongono neppure di un’auto. In Contrada Torre rossa risiedono circa una trentina di minori in età scolare ed i genitori alla prospettiva di non poter accompagnare i figli a scuola sono disperati ed al contempo arrabbiati . “Con cento euro non ci faccio nulla, neppure con cinquecento- dice Agata Giosa-perché non ho la macchina non guido  e neppure passa da qui il pullman della Stp. La prima fermata si trova a trecento metri dalla zona abitata. Quindi anche volendo fare sacrifici non si può”. Torre Rossa è una zona rurale dove vivono numerose famiglie, il più delle quali hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. “Ho una bimba di tre anni- dice Marika Giacovelli- che dovrebbe cominciare ad andare alla scuola materna. Potrei anche prendere le cento euro ma che me ne faccio. Le metto sotto piedi? Io non ho una macchina. Mio marito alle sette mezza ogni mattina deve stare a lavoro ed utilizza l’unica auto di famiglia. Non posso permettermi di comprarne un’altra”. Il bus scolastico in questi anni ha condotto a scuola non  solo gli studenti residenti a Torre Rossa ma anche quelli che abitano nei pressi di Cerano, alla periferia di Sant’Elia. “Sembra che questa amministrazione stia facendo i tagli per salvaguardare altre cose- dice Agata- gravando sulle fasce più deboli”. Dinnanzi alla decisione del Comune insorge anche il Comitato Torre Rossa, che da sempre si occupa di difendere i diritti dei residenti di questo piccolo centro rurale. “Io sono davvero meravigliato di questi tagli- dice Giovanni Cafueri- perché io ricordo che già quando io ero bambino, quaranta anni fa, passava lo scuolabus a prendere tutti i bambini che abitavano nelle campagne. Oggi togliere il trasporto a questi bimbi a cosa serve o dare cento euro a queste famiglie in che modo le aiuta? Per me è una grande presa in giro”. Tutte queste famiglie abitano in questa zona da generazioni, nell’arco degli anni hanno affrontato tante difficoltà e raggiunto anche qualche traguardo, uno di questi era avere a disposizione uno scuolabus per i propri figli.

“Noi abitavamo a Cerano, erano gli anni 70’, eravamo nove figli, il Comune all’epoca mandava un pulmino privato per mandarci a scuola- racconta Pasquale- poi dopo tanti anni si è riusciti ad avere il servizio pubblico. Ora dopo tanti anni, siamo nel 2020, che cosa tolgono? Proprio quei servizi essenziali , ottenuti con sacrificio. Stare nelle campagne non è facile in una zona disagiata come questa, così come Cerano , Campo Perso”. Ora tutti hanno l’impressione di essere stati abbandonati dall’amministrazione comunale che nell’ultima comunicazione ha spiegato così la decisione di tagliare il servizio di trasporto: “Per il prossimo anno scolastico, l’amministrazione comunale ha riorganizzato il servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle zone rurali per sopravvenute modifiche ed esigenze funzionali e di indisponibilità finanziaria. A seguito di approfondimenti in merito alla disponibilità finanziaria del bilancio del Comune, avendo preso atto della capacità finanziaria delle casse comunali, per quest’anno scolastico si è dovuto eliminare il servizio di trasporto alunni dalle zone rurali verso i plessi scolastici, lasciando invariato il servizio di trasporto alunni disabili nel Comune di Brindisi con le medesime modalità e procedure sinora applicate. Al fine di consentire agli alunni residenti nelle zone rurali della città di partecipare all’attività scolastica, superando le difficoltà relative alla distanza tra la sede scolastica e l’abitazione ed altre condizioni di disagio, e per sostenere le famiglie residenti in zone rurali che affrontano spese per il trasporto scolastico dei propri bambini verso la scuola dell’obbligo e assicurare il “Diritto allo Studio” costituzionalmente garantito, l’amministrazione comunale concederà un contributo economico nella misura massima di 100 euro mensili per ciascuno, per ogni mese di frequenza scolastica della durata complessiva dell’anno scolastico di nove mesi”. Il contributo sarà comunque soggetto al reddito dichiarato di ciascuna famiglia. “Il servizio, così come strutturato precedentemente, aveva il costo di poco superiore ad un milione di euro all’anno per circa 80 studenti, quindi quasi 13mila euro ciascuno- spiega , ancora, il Comune-  Ora, invece, con questo contributo costerà circa 100mila euro all’anno”. Non ci sono molte alternative, quindi, per queste famiglie  che pur volendo usufruire del trasporto pubblico non hanno neppure una fermata del bus vicino casa. “La prima fermata della Stp si trova a trecento metri sulla strada provinciale ma per raggiungerla bisogna percorrere queste strade sterrate. Soprattutto l’inverno è un grosso problema , i bambini dovrebbero andare a piedi, tra le pozzanghere quando piove , al buio quando rientrano il pomeriggio- dice Davide Miglietta- Quello era l’unico servizio che ci dava un po’ di sollievo e di sicurezza per i nostri figli , ma adesso abbiamo perso anche quello e siamo davvero in difficoltà e non sappiamo come fare”. Torre Rossa, come Cerano, Colemi, Uggìo, Sant’Elia e tante altre restano così in qualche modo emarginate. “La scuola è un obbligo ed un diritto- dice Agata- ma in queste condizioni io non manderò a scuola i ragazzi. E’ un reato ma un reato che me lo fa commettere il Comune perché non mi garantisce il servizio”.

Lucia Pezzuto per Il7 Magazine

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