Si fingono vittime di una rapina per nascondere il loro incontro

LATIANO – Hanno tentato il tutto per tutto pur di nascondere il loro incontro ma i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di San Vito dei Normanni, agli ordini del tenente Mazzotta, non hanno abboccato al loro racconto, facendo crollare il castello di bugie costruito allo scopo. Due donne, M.T., 40enne da San Michele Salentino, e M.A.M., 36enne da Polignano a Mare, in provincia di Bari, sono state denunciate ieri per simulazione di reato. Le protagoniste di questa strana vicenda, infatti, hanno raccontato ai militari dell’Arma di aver subìto una rapina per non dover spiegare al compagno di M.T. il perché dell’incontro avvenuto in una zona di campagna tra San Michele Salentino e Latiano, in contrada Specchia.

Le due si erano appartate a bordo dell’Alfa Romeo 166 di proprietà del compagno di M.T. ma, una volta giunto il momento di togliere le tende e rientrare come se quell’incontro non fosse mai avvenuto, hanno trovato l’automobile inchiodata nel fango venutosi a creare in conseguenza delle pesanti piogge cadute in zona in questi giorni. Ci hanno provato, a liberare le ruote dalla presa di quelle sabbie mobili ma l’impresa era troppo per loro.

A questo punto, data l’impossibilità di liberare il mezzo con le proprie forze, è scattato il piano B: chiamare i carabinieri e fingere di essere le vittime di una rapina. Concordata la versione, è partita la chiamata al 112. Giunti nei pressi della chiesa di San Francesco alla Sardella, sulla strada tra Latiano e San Michele Salentino, i carabinieri hanno recuperato le due donne che hanno raccontato di essere state affiancate da un’auto, dal modello non specificato, a bordo della quale c’erano due uomini che le hanno costrette ad accostare. Una volta fermi, i fantomatici malviventi, rivelatisi, secondo i racconti delle sedicenti vittime, stranieri, forse rom, avrebbero sottratto loro l’automobile e le scarpe di una delle due.

Ascoltata la ricostruzione fornita dalle signore, i carabinieri, già sospettosi, hanno dapprima ritrovato la 166 impantanata e poi hanno messo a confronto separatamente i due racconti, scoprendo alcuni dettagli in contraddizione tra le versioni fornite dalle protagoniste. C’è voluto poco a scoprire la verità: una delle due, di fronte alle evidenti incongruenze, ha confessato di aver mentito per non essere scoperte dal legittimo proprietario dell’auto. Il motivo dell’incontro clandestino, esente da profili di illegalità, rimarrà una questione privata che i tre risolveranno tra di loro. Quel che resta è una denuncia per simulazione di reato e un’Alfa Romeo 1666 impantanata, rimossa solo grazie all’intervento di un carro attrezzi chiamato dai carabinieri.

BrindisiOggi

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